Torna a suonare la campanella a Kobane, la città del Rojava (Kurdistan siriano) a lungo occupata e assediata dalle milizie dello Stato Islamico (Is) e poi liberata dalla resistenza curda. A riferirlo sono state oggi alcune fonti locali secondo le quali la scuola elementare Shahid Osman, composta di otto classi e circa 250 bambini, è tornata a svolgere lezione regolarmente – per quanto possa essere regolare una scuola in una città semidistrutta da mesi di bombardamenti e combattimenti – da qualche giorno.
I bambini sono tornati in classe grazie all’impegno di 10 insegnanti che garantiscono lo svolgimento delle lezioni e la distribuzione di materiali didattici progettati per bambini dai 7 anni a 15. Molti degli studenti hanno fatto ritorno con le loro famiglie dopo la liberazione della città, situata lungo la frontiera con la Turchia, da parte delle Unità di protezione del Popolo (Ypg). Secondo fonti turche circa 1500 rifugiati, per la maggior parte donne e bambini, sono riusciti a tornate a Kobane dai campi profughi turchi nei quali si erano rifugiati durante i combattimenti. I rifugiati hanno attraversato il confine passando per il check point nei pressi di Suruc.
“Vogliamo che gli abitanti tornino a casa, così da riportare tutti insieme Kobane alla vita” afferma al quotidiano curdo ‘Rudaw’ il farmacista Omar Yousif. “Come lui anche altri commercianti sono impegnati in questi giorni a rimettere in sesto negozi e botteghe” osserva il giornale “in modo da poter riprendere le attività commerciali”.
A poca distanza però si registra una nuova fiammata nei combattimenti, con i miliziani jihadisti dello Stato Islamico che hanno lanciato un’offensiva con l’obiettivo di conquistare un’altra città abitata da curdi e altre popolazioni, quella di Ras al Ain, anch’essa nel nord della Siria al confine con la Turchia, a circa 100 km di distanza da Kobane. Secondo fonti locali secondo cui i miliziani fondamentalisti sono riusciti a penetrare in un villaggio a poca distanza e a occupare anche alcune propaggini periferiche della città, già teatro di combattimenti violenti nel 2013.
Ras al Ain è considerato un centro di importanza strategica per la presenza di un passaggio di frontiera con il territorio turco. Finora era controllata dai combattenti delle Unità di protezione del popolo curdo che comunque nelle ultime ore hanno liberato i villaggi di Mandek, Khwaydan, Khan Mamed e Hamdun, a Sud-Est di Kobane, dopo aspri combattimenti in cui sono rimasti uccisi almeno 15 guerriglieri curdi e 12 dell’Is.
Intanto, sull’altro fronte dei combattimenti contro il Califfato, in territorio iracheno, è salito a 17 morti il bilancio dell’esplosione di sette autobombe nella città di Ramadi, provincia di Al Anbar, teatro di una massiccia offensiva dell’esercito iracheno. Gli ordigni, piazzati nei pressi di posti di blocco e obiettivi militari, sono detonati questa mattina in rapida sequenza in zone della città poste sotto il controllo delle truppe governative. Secondo fonti mediche i feriti sono più di 30 e il bilancio delle vittime pare dunque destinato a salire.
Le milizie dell’Isis, che controllano quasi l’80% della grande provincia occidentale a maggioranza sunnita, hanno cercato di avanzare verso Baghdad, ma sono state respinte da un’offensiva condotta dalle forze di sicurezza e milizie sciite attualmente concentrate nella battaglia per riprendere il controllo di Tikrit. Secondo varie fonti le truppe regolari irachene, le milizie sciite irachene o provenienti dal vicino Iran e alcune milizie tribali sunnite avrebbero completamente circondato Tikrit occupando vari villaggi ai confini con l’importante città.
Intanto l’eterogenea coalizione internazionale anti Isis cerca di spezzare la continuità territoriale tra le aree occupate dal Califfato in Iraq e quelle controllate in Siria. “Le forze anti-Isis hanno occupato porzioni cruciali della Strada 47 in Siria, via di comunicazione e rifornimento dello Stato Islamico verso l’Iraq – ha informato il capo delle operazioni militari della ‘coalizione’ James terry – Novantaquattro villaggi sono stati liberati e armi e veicoli islamisti sono stati distrutti”.
Obiettivo dei raid dei caccia di Washington e degli Emirati è stata l’area attorno alla città assira di Tel Hamis, in territorio siriano, che vede da giorni scontrarsi le milizie jihadiste e la guerriglia curda del Rojava. Importante snodo verso la frontiera irachena, la presa di Tel Hamis – dal 27 febbraio in mano ai curdi e luogo in cui è morta la giovane internazionalista tedesca Ivana Hoffmann – permetterebbe di isolare alcune aree del califfato e di accerchiare gli islamisti.
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