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Israele sempre più a destra

I risultati delle elezioni in Israele non cambiano la vera natura della politica coloniale dello Stato israeliano. L’unica novità vera di questa tornata elettorale è l’unità della lista dei palestinesi, che ha ottenuto 14 seggi ed è così è divenuta la terza forza nella Knesset.

Cifre alla mano, Netanyahu è in grado di formare un governo omogeneo di destra con il sostegno di partiti nazionalisti e confessionali. La vittoria del Likud ha colto di sorpresa gli israeliani perché non era stata prevista in alcun modo né dai sondaggi di opinione delle ultime settimane né dagli exit poll della scorsa notte. In definitiva il Likud ha ottenuto 29 dei 120 seggi della Knesset (potrebbero salire a 30 con la conta dei voti dei soldati), mentre i rivali diretti di Campo Sionista (Isaac Herzog e Tzipi Livni) ne hanno conquistati 24
Il risultato è la prova concreta della schizofrenia della politica israeliana. Una società assediata, o meglio auto assediata dalla paura e dal complesso dominante della sicurezza, inventato e studiato a tavolino dai governanti israeliani di destra, di centro destra, come di sinistra e di centro sinistra. Paura e insicurezza, in uno Stato che viene considerato la prima potenza regionale e la quarta potenza mondiale, dotato di 200 testate atomiche. Non si capisce da dove dovrebbe venire questa minaccia.
L’elettorato israeliano al 50 per cento ha preferito lo stato di stallo. Non dico che il Campo sionista sia meglio, sia chiaro, ma sarebbe stato un segnale diverso, verso un certo tipo di moderazione, meno aggressivo e meno intollerabile. Alla luce del sostanziale pareggio elettorale, il presidente israeliano Reuven Rivlin ha invocato stasera un governo di unità nazionale. “Sono convinto che solo un governo di unità nazionale possa impedire la disintegrazione della democrazia israeliana e nuove elezioni molto presto”, ha affermato Rivlin citato da Haaretz. E, sempre secondo fonti di Haaretz, Netanyahu si prepara a un governo di unità nazionale con lo sfidante laburista.
Primo scenario. Un governo con una maggioranza 77 seggi: Likud 28 seggi, Campo sionista 27 seggi, Kulanu 9 seggi, Shas 7seggi, Yesh Atid 6 seggi. Un governo con due teste, Netanyahu che ha dichiarato guerra contro i palestinesi, comprese quelli che sono cittadini israeliani, “non ci sarà nessuno Stato palestinese e continueremo a costruire nuove case e fortificheremo Gerusalemme così non sarà mai divisa”., mentre Herzog del Campo sionista dichiarava “Sarò premier per tutti, ebrei e arabi, drusi e circassi, poveri e ricchi, abitanti delle città e delle periferie”.
Secondo scenario: un governo di centro stretto 54 seggi: Campo sionista 27seggi, Miretz 5 seggi, Kulanu 9 seggi, Shas 6 seggi, ma questo governo ha bisogno di una rete di sicurezza, dalla Lista araba, tale prospettiva lascia Herzog molto debole.
Terzo scenario: un governo di destra con Netanyahu presidente del governo, maggioranza 58 seggi: Likud 28 seggi, Baiet Yahudi 8 seggi, Shas 7seggi, Yehudit Hatura 6 seggi, Kulanu con Moshè Kahalun 9, e qui Netanyahu sarà costretto ad accettare Israele Baytuna di Lieberman, 5seggi, che pone come condizione che le venga affidato il Ministero degli Esteri, e cosi avrà una maggioranza di 63 seggi. Questa scelta esclude Yesh Atid che non accetta di entrare nel governo insieme a Hardyem, mentre con Lieberman il governo potrà avere i 63 seggi.
I tre scenari non sono buoni per un governo stabile che possa durare l’intera legislatura, sia con Netanyahu che con Herzog come primo ministro. Rimane più probabile un governo di unità nazionale fra i due grandi, Likud e Campo sionista.
Resta il nocciolo duro della questione palestinese, condannata all’attesa, della risoluzione dei problemi interni israeliani? No, penso che leadership palestinese andrà avanti con il suo programma di internazionalizzazione della causa palestinese, a tutti i livelli, dal tribunale penale internazionale, al Consiglio di sicurezza per il pieno riconoscimento dello Stato di Palestina. E oltre a ciò, si continuerà ad alzare il livello della campagna internazionale del BDS, insieme all’intensificazione della lotta popolare contro l’occupazione, la colonizzazione e contro il muro.
Si aprono scenari inquietanti di transfer e guerra infinita contro il popolo palestinese.

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