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Libia. Il “governo” di Tobruk riceve freddamente l’inviato dell’Onu

Un secco rifiuto ha accolto l’inviato speciale dell’Onu in Libia Bernardino Leon. Dopo l’offensiva militare contro Tripoli scatenata dalle milizie dell’uomo forte del governo di Tobruk – il gen. Haftar -, che le potenze occidentali e l’Onu hanno chiesto di fermare, un altro episodio si somma alla lista delle difficoltà sulla strada del negoziato sul futuro della Libia. Domenica Leon aveva criticato duramente il governo di Tobruk del premier Abdullah al-Thinni per il suo sabotaggio dei colloqui di pace e il governo di Tobruk aveva annunciato l’offensiva militare per “liberare” la capitale Tripoli dal governo rivale.

Ieri sera, al suo arrivo a Tobruk, sede del governo libico “riconosciuto dalla comunità internazionale”, il presidente del Parlamento, Agila Saleh, “si è rifiutato di accoglierlo”. La visita di Leon ha l’obiettivo di discutere dei negoziati in corso per la formazione di un governo di unità nazionale. Il rappresentante Onu è stato ricevuto invece dal vicepresidente della Camera dei rappresentanti, Hamid Houma, e dal ministro degli Esteri, Mohamed al-Dary. Alcuni media locali  informazione riferiscono di “grandi manifestazioni di protesta” contro l’arrivo dell’inviato dell’Onu, tanto che la riunione si è dovuta svolgere “all’interno dell’aeroporto militare della base di Tobruk.. Per dare una soluzione all’instabilità del Paese, Leon ha proposto ai rappresentanti libici, a nome dell’Onu, l’ipotesi di “un governo di unità guidato da un presidente e un Consiglio presidenziale composto da personalità indipendenti, non appartenente ad alcun partito o affiliate ad alcun gruppo e che siano accettabili per tutte le parti e tutti i libici”.

Ma il governo di Tobruk sembra avere in programma scenari diversi. Sostenuto dall’Egitto, intende piuttosto mettere le potenze occidentali e l’Onu davanti al fatto compiuto. In questo senso ha scatenato l’offensiva militare contro il governo di Tripoli (vicino ai Fratelli Musulmani e ostilizzato dall’Egitto) facendo innalzare la tensione. L’obiettivo è quello di depotenziare i negoziati tra le varie fazioni libiche in corso in Marocco e costringere la coalizione dei paesi Nato a intervenire militarmente non come forze di interposizione ma come forze combattenti a sostegno del governo di Tobruk e contro le altre fazioni. Uno scenario che diventa ormai non impossibile ma che darebbe all’intervento militare in Libia un segno completamente diverso dallo schermo di “peacekeeping” dietro cui le potenze occidentali – e l’Italia tra i primi – vorrebbero nascondere le azioni militari in Libia.

A Sirte intanto dopo aver respinto i tentativi della Brigata di Misurata di penetrare all’interno del centro abitato i miliziani dell’Isis sono partiti all’offensiva. Da alcuni giorni nuclei di miliziani dell’Isis si spingono al di fuori della città di Sirte e attaccano le linee delle forze della brigata di Misurata.

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