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Bolivia, elezioni amministrative. Il Mas vince ma perde le grandi città

“Alta partecipazione” – tra l’85 e il 90%, anche grazie all’obbligatorietà del voto – e “buon comportamento della cittadinanza” hanno reso le elezioni regionali e locali di domenica “un successo”. E’ questo il giudizio espresso dal Tribunale supremo elettorale (Tse) al termine delle operazioni elettorali che effettivamente si sono svolte in un clima assai più disteso che in passato, nonostante l’agguerrita competizione tra i candidati e le forze politiche.
Ma il governo, dopo aver vinto cinque mesi fa le elezioni legislative con il 62% dei voti, questa volta può festeggiare solo a metà. Il Movimiento Al Socialismo (Mas) del presidente indigeno Evo Morales ha infatti vinto conquistando ben 300 municipi – dei 399 che si contano in Bolivia – nonché sei dei nove governatori (altri due si decideranno al ballottaggio), ma ha perso terreno nelle grandi città del paese, come La Paz, El Alto, Santa Cruz, Oruro, Tarija e Cochabamba, quest’ultima la regione in cui Morales avviò la sua carriera come leader dei ‘cocaleros’ (i produttori di foglia di coca) negli anni Novanta. Mentre nel governatorato di Cochabamba il candidato governativo si è affermato senza problemi, il Comune dell’importante città è passato all’opposizione.
E il presidente, responsabilmente, non ha nascosto la propria delusione per un risultato inferiore alle attese: “Deploro molto che abbiamo perso a La Paz” ha detto, definendo “preoccupante” anche la batosta subita dalle forze governative a El Alto, storicamente combattivo feudo elettorale della sinistra.
Allo stesso tempo Morales si è detto però “molto ottimista e molto contento” del risultato in attesa della diffusione dei dati definitivi. In merito alle polemiche sollevate dalle sue dichiarazioni in campagna elettorale – aveva detto che non avrebbe fatto investimenti pubblici nelle aree in cui si sarebbe affermata l’opposizione – il capo dello stato si è difeso affermando che “quando si danno risorse agli oppositori questi non terminano le opere intenzionalmente per poter dare la colpa a me”.
Di fatto il Movimiento Al Socialismo (MAS), partito nato da una coalizione di forze politiche, popolari e indigene di sinistra, si è confermato come la principale forza politica del paese andino, l’unica con una dimensione nazionale e un radicamento – con alti e bassi – in tutte le regioni, come ha sottolineato nel corso di una conferenza stampa il vicepresidente Alvaro Garcia Linera. Al contrario il voto di domenica ha confermato la tendenza del resto dei partiti alla frammentazione localista con la nascita di vari raggruppamenti regionali e municipali espressione più degli interessi e del carisma di alcuni leader locali che di un progetto politico nazionale alternativo a quello del gruppo dirigente del paese.
La sinistra indigenista e socialista ha vinto in sei regioni del paese, conquistandone 4 al primo turno mentre in altre due dovrà andare al ballottaggio. Il MAS ha vinto già domenica nelle regioni di Pando (nel Nord, con il 66%), Oruro (nel sudovest, con il 55%), Potosì (sudovest, 57%) e Cochabamba (centro, con il 60%) mentre il 3 di maggio dovrà affrontare i ballottaggi nella regione di Chuquisaca (sudest, in testa con il 47.5%) e Beni (nordest, 38.5%).
Nel suo intervento Morales ha addebitato alcuni dei cattivi risultati delle forze che lo sostengono a un voto di protesta e punizione dell’elettorato nei confronti di alcuni esponenti politici corrotti, ma anche al maschilismo di una parte dell’elettorato nei confronti di alcune candidate donne e indigene. Nel caso di El Alto, dove la candidata di origine aymara dell’opposizione Soledad Chapetòn ha vinto le elezioni municipali con il 55% dei voti contro il candidato del Mas Edgardo Patana (32%), sindaco uscente, Morales ha sostenuto che esistono delle accuse di corruzione nei confronti di Patana che vanno chiarite con un’inchiesta. “Se le accuse sono fondate il popolo ha votato contro la corruzione ed in questo caso mi congratulo con gli abitanti di El Alto” ha detto il presidente, che invece ha deplorato la sconfitta della sua candidata, la donna indigena Felipa Huanca, che ha ottenuto solo il 29.2% dei voti contro l’intellettuale aymara Félix Patzi, un dissidente del MAS ed oggi oppositore che ha vinto con il 52,1% dei consensi. 

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