Giornali ed emittenti televisive in Turchia sono “complici” degli assassini del procuratore Mehmet Selim Kiraz, visto che hanno pubblicato le foto del sequestro a cui le forze di sicurezza hanno messo fine con un sanguinoso blitz che ha portato alla morte non solo dei due militanti dell’organizzazione comunista rivoluzionaria ma anche del giudice crivellato da ben dieci dei colpi sparati dalle teste di cuoio. E’ la nuova accusa lanciata al mondo dell’informazione dal presidente islamista turco, Recep Tayyip Erdogan.
“Le testate che hanno aperto le loro pagine e i loro schermi alla propaganda dei terroristi, sono state complici dell’omicidio del nostro procuratore”, ha tuonato Erdogan davanti a una platea di deputati locali nel suo nuovo, fastoso palazzo.
La magistratura turca ha aperto un’inchiesta contro quattro quotidiani, compreso il diffusissimo Hurriyet, in particolare per “propaganda terroristica”, per aver pubblicato una foto di Kiraz durante il suo drammatico sequestro la settimana scorsa a Istanbul.
Le autorità contestano ai quotidiani di aver riprodotto l’immagine del giudice, mani legate e bavaglio sulla bocca, con una pistola puntata sulla tempia da uno dei rapitori. “Condanno con forza gli organi di stampa che sono al fianco dei terroristi”, ha rincarato la dose Erdogan, definendo la vicenda indegna di un Paese occidentale.
“Nei Paesi occidentali, considerati come la culla della democrazia, dei diritti e delle libertà, una tale situazione non si verificherebbe mai. In questo Paese, le istituzioni della stampa divenute strumenti della propaganda del terrorismo e dei terroristi si vedono rivolgere un’ingiunzione di interdizione formale”, ha proseguito Erdogan, che nei giorni scorsi ha spento per alcune ore Twitter, Facebook, Youtube e addirittura Google, per costringerli a eliminare le foto incriminate e anche numerosi articoli che non erano piaciuti al partito di governo.
Durante il sequestro, l’organismo di controllo del sistema audiovisivo turco ha proibito alle televisioni di trasmettere in diretta immagini della crisi. L’ong Reporter senza frontiere (Rsf) e numerose associazioni locali avevano fortemente stigmatizzato questo nuovo caso di censura imposta al governo turco.
La Turchia è regolarmente nelle prime posizioni delle poco invidiabili classifiche dei Paesi più repressivi in materia di libertà di informazione, redatte dalle associazione che si battono per la tutela della libertà di stampa. Ankara vanta il più alto numero di giornalisti incarcerati di tutto il pianeta.
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