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Garcia Lorca giustiziato dai franchisti perché “comunista, massone e omosessuale”

Documenti inediti rivelano nuovi particolari sulla morte del poeta, drammaturgo e scrittore Federico Garcia Lorca, fucilato all’alba del 18 agosto del 1936, nel corso della prima fase della guerra civile spagnola (1936-1939) scatenata dall’alzamiento dei reparti fascisti dell’esercito spagnolo contro il governo repubblicano. Si tratta di un’informativa di polizia redatta il 9 luglio 1965, quasi 30 anni dopo la sua morte, dalla 3/a brigata regionale di investigazione sociale (la polizia politica) del Comando superiore di polizia di Granada, in cui Lorca viene definito come “socialista” e “massone” e accusato di “pratiche di omosessualità e aberrazione”. Nel documento di due pagine, il primo ufficiale del franchismo sui “Precedenti del poeta Federico Garcia Lorca’, si afferma che Lorca fu giustiziato “assieme a un’altra persona”, della quale non è indicata l’identità, dopo “aver confessato”, sebbene nulla è detto a proposito della presunta confessione.
Finora la ricostruzione dell’esecuzione più accreditata dagli storici era che il poeta e drammaturgo antifascista fosse stato fucilato assieme ad altre tre persone: due toreri e un maestro di scuola. Federico Garcia Lorca era per la polizia “un massone appartenente alla loggia Alhambra, nella quale adottò il nome simbolico di Homero, essendo ignoto il grado che vi raggiunse”.
Si spiegava, inoltre, che “era tacciato di pratiche di omosessualità, aberrazione, arrivate a essere vox populi, ma è certo che non ci sono precedenti di nessun caso concreto”, si aggiungeva. L’informativa descrive l’arresto del poeta di Granada, in casa dei suoi amici, i fratelli Rosales, dove Lorca si era rifugiato dopo ben due perquisizioni effettuate dalla polizia nella sua abitazione realizzata a breve distanza l’una dall’altra. I Rosales, secondo il rapporto di polizia, tentarono di intercedere per lui davanti al comandante locale dell’esercito. Senza peraltro riuscirvi, come dimostrò il tragico epilogo degli eventi.
Quasi trent’anni dopo, la stessa polizia fa comunque di quegli eventi una ricostruzione abbastanza confusa. Dopo l’arresto”, fu portato in auto “nelle vicinanze del luogo noto come Fuente Grande”, nell’area di Alfacar (Granada), assieme ad un altro detenuto non identificato, e fu “passato per le armi dopo aver confessato, essendo sepolto in quei paraggi, in una fossa molto in superficie, in una scarpata”, a circa due chilometri sulla destra della Fuente Grande. Un luogo “di difficile localizzazione”, come è stato evidente dopo che i due tentativi di recuperare i resti del poeta dalla fossa comune, effettati dalla Giunta dell’Andalusia in due diverse zone del ‘Barranco di Viznar’ – l’ultimo nel novembre 2013 – sono rimasti finora senza esito. L’informativa rivelata nei giorni scorsi, destinata a riattivare l’interesse mai spento degli storici e delle associazioni di Memoria Storica per recuperare le spoglie dell’autore di ‘Poeta a New York’, fu redatta a partire dalla richiesta ufficiale fatta dall’ispanista francese Marcelle Auclair nel giugno del 1965, trasmessa tramite il ministero degli esteri alle autorità spagnole. Queste autorizzarono il rapporto di polizia, salvo poi mantenerlo chiuso nei cassetti, senza dare risposta alla ispanista. A conferma che, ancora nella metà degli anni Sessanta, l’esecuzione di Lorca rappresentava un problema per il regime franchista che sarebbe finito più di dieci anni dopo solo grazie alla volontà da parte delle elite dello Stato Spagnolo di integrarsi nell’Unione Europea e nella Nato. Un’autoriforma del regime che si basò sul mantenimento del nucleo dell’ideologia e dell’organizzazione dello stato franchista, sulla secretazione dei crimini commessi in 40 anni di dittatura e sull’amnistia per gli aguzzini.
Tra i segreti sepolti grazie all’autoriforma – e autoassoluzione – del regime franchista anche quelli riguardanti la morte del poeta. La versione ufficiale difesa dalla dittatura fascista fu sempre che Lorca mortì nell’agosto del 1936 a causa di alcune ferite riportato in un episodio bellico non meglio specificato.

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