I governi di India e Cina hanno firmato ieri un pacchetto di 21 accordi del valore complessivo di ben 22 miliardi di dollari, in occasione del Business Forum a Shangai, la capitale finanziaria del gigante asiatico, a cui ha partecipato il premier indiano Narendra Modi. “Lavoriamo assieme nell’interesse comune. L’India è pronta a fare affari qui”, ha dichiarato Modi. Il capo dell’esecutivo indiano, a conclusione di una visita di tre giorni nella Repubblica Popolare, ha incontrato al Forum gli amministratori delegati di numerose società cinesi, interessate ad investire nel subcontinente indiano, dove vi è grande urgenza di interventi nel campo delle infrastrutture e quindi opportunità di profitto per le imprese pubbliche e private di Pechino, che è comunque già da tempo il principale partner commerciale di New Delhi con scambi che ammontano già a 70 miliardi di dollari.
Gli accordi firmati riguardano in particolare il settore bancario, quello delle telecomunicazioni, dell’energia solare, della siderurgia, la realizzazione di una centrale termica, di infrastrutture portuali, il settore cinematografico (lo sforzo sarà quello di far conoscere i prodotti e le opportunità di Bollywood in Cina) e lo sviluppo industriale in senso lato. Concretamente si tratta soprattutto di finanziamenti da parte di banche cinesi di progetti di imprese cinesi e indiane in India nell’ambito ad esempio dell’iniziativa ‘Make in India’. Tra gli accordi spicca quello siglato da Bharti Airtel (principale operatore telefonico indiano) con una banca cinese per una linea di credito di 2,5 miliardi di dollari per potenziare la rete internet in India e in altri 20 Paesi in Asia e Africa dove è presente. Fra le intese raggiunte la realizzazione di alcune linee di alta velocità, maggiore cooperazione nel campo della difesa, la creazione di altri “punti di incontro fra le guardie di frontiera al confine” oltre ai quattro già esistenti, la realizzazione di una “linea rossa” fra i rispettivi comandi militari e l’istituzione di un college per lo yoga a Kunming.
L’accordo raggiunto a Shangai giocherà anche un forte ruolo nell’equilibrare il disavanzo commerciale che New Delhi ha con Pechino e che rappresenta un serio problema nelle relazioni tra i due colossi asiatici: nel 2014 infatti il deficit era cresciuto del 34% a 48,43 miliardi di dollari dai 36,21 miliardi del 2013.
La Cina oggi è in corsa per diventare la prima economia mondiale mentre l’India, per quanto la sua crescita economica stia accelerando, vanta invece un pil pro capite che è ancora pari a solo un sesto di quello di Pechino. E molti degli antichi punti di frizione tra i due paesi sono ancora da risolvere. Ad esempio sui confini. Per esempio c’è una regione che la Cina chiama Zangnan, o Tibet del Sud, e che l’India chiama Arunachal Pradesh. Il problema dei confini, che di recente è tornato ad acuirsi, risale addirittura al 1914, quando la Gran Bretagna firmò con il Tibet l’accordo sulla Linea McMahon (dal nome dell’allora ministro degli esteri del governo britannico in India), una frontiera che la Cina ha sempre contestato.
Altro elemento di conflitto è l’immenso e strategico corridoio economico che dovrà collegare la parte più occidentale della Cina con il porto di Gwadar, in Pakistan. Il sistema di strade, ferrovie e oleodotti passerà per dei territori che l’India chiama significativamente il “Kashmir occupato dal Pakistan” e certo New Delhi non gradisce il crescente rapporto tra Pechino e Islamabad con cui l’India è perennemente in stato di guerra.
Nonostante l’incremento degli scambi commerciali e degli investimenti, il nodo del rapporto organico tra le due potenze emergenti rimane irrisolto. Modi ha dichiarato che Li ha acconsentito a esplorare “una soluzione accettabile per entrambi”, e Li ha ribadito che i due paesi devono costruire “un ordine internazionale più ragionevole e giusto”.
“Abbiamo discusso di tutte le questioni, incluse quelle che ostacolano lo sviluppo sereno delle nostre relazioni. Ho sollecitato la necessità che la Cina riconsideri il suo approccio su alcune delle questioni che ci impediscono di realizzare il pieno potenziale della nostra partnership. Suggerisco alla Cina di adottare una visione strategica e a lungo termine delle nostre relazioni”, ha dichiarato Modi alle tv indiane. Una dichiarazione ignorata dall’agenzia cinese Xinhua che invece ha dato ampio risalto ad una dichiarazione del leader cinese. “Perché ci sia davvero un secolo asiatico, bisognerà vedere se Cina e India saranno in grado di superare le difficoltà che hanno di fronte e procedere con costanza verso l’obiettivo della modernizzazione perché la gente possa vivere meglio. Siamo d’accordo che deve essere rafforzata la fiducia politica fra i nostri due paesi. Questa è una delle nostre partnership strategiche più importanti”, ha detto Li.
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