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L’Ungheria sospende Dublino: “basta migranti”. Ma poi ci ripensa

Il governo di destra dell’Ungheria, dopo le pressioni esercitate oggi dall’Ue e anche dall’Austria, ha fatto retromarcia sulla decisione di sospendere gli accordi di “Dublino III” sui richiedenti asilo. Dopo il repentino ripensamento il ministro degli Esteri di Budapest, Peter Szijjarto, ha avvisato  l’omologo austriaco Sebastian Kurz che “l’Ungheria non ha sospeso nessuna norma dell’Unione europea”. 
L’Ungheria aveva annunciato ieri in maniera unilaterale la sospensione della sua adesione al regolamento di Dublino che regola le domande di asilo all’interno dell’Unione europea. Il governo Orban (destra populista) aveva spiegato che la decisione era stata presa “nell’interesse del paese”, perché se Dublino fosse rispettato ci sarebbero troppi richiedenti asilo in Ungheria (paese che in realtà finora ha fatto in materia di accoglienza uno sforzo davvero risibile).
Secondo un portavoce del governo, il flusso di migranti nel paese dall’inizio dell’anno è stato troppo massiccio, si stima che siano entrare in maniera irregolare 60mila persone nel paese. Con il consueto tono di esagerazione che contraddistingue la propaganda delle realtà politiche xenofobe un portavoce del governo ha dichiarato che l’Ungheria è il paese “più sovraccarico tra i paesi membri dell’Unione europea”, dimenticandosi di ricordare che più del 90% dei migranti che arrivano nel paese centroeuropeo in realtà sono diretti nei paesi del nord Europa e che quindi l’Ungheria è soltanto un territorio di transito.
Il 17 giugno l’Ungheria aveva annunciato la costruzione di un muro lungo 175 chilometri lungo il confine con la Serbia per limitare l’ingresso dei migranti, la maggior parte dei quali entra nel paese dalla frontiera serba e con l’intenzione di raggiungere la Germania o i paesi scandinavi, attraversando l’Austria e la Repubblica Ceca.
L’Austria, che più di altri potrebbe subire le conseguenze di questa decisione, ha immediatamente condannato l’annuncio di Budapest: “Chi vuole continuare ad avere un’Europa senza frontiere deve rispettare le regole di Schengen”, ha commentato la ministro degli interni Johanna Mikl-Leitner, “e ciò implica la stretta osservanza del regolamento di Dublino”.

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