INVIATO AD ATENE. E’ arrivata come una sorpresa che pochi o nessuno si aspettava la decisione del governo greco di sottoporre a referendum l’accettazione o meno del nuovo memorandum/diktat dell’Unione Europea e del Fmi. Memori del fatto che la sola evocazione di un referendum nel 2011 era costata la testa all’allora premier Papandreu, che la Trojka sostituì prontamente con Samaras, anche tra i militanti e gli attivisti della sinistra greca di ogni ordine e grado fino a ieri sera nessuno immaginava tale scenario.
Ci si divideva tra chi era convinto che Tsipras avrebbe capitolato e basta; e chi invece pensava, o magari auspicava, che non avrebbe firmato l’accordo con l’Eurogruppo. Ma non era contemplata nella discussione l’ipotesi di un referendum che decidesse su questo. Dimitris e Giorgios, presenti al Forum di Atene che sostiene esplicitamente la fuoriuscita dalleurozona come unica soluzione, sostenevano questi due diversi punti di vista, con una punta di rabbia e di rassegnazione.
Ma ad Atene la notte arriva tardi, è una città mediterranea dove tutti gli orari si allungano e mezzanotte non segna mai la fine della giornata. La notizia dell’indizione del referendum è arrivata come una bomba alimentando, tra i cento aspetti di una sorpresa, animate discussioni in mille e mille capannelli. Oggi, ovviamente sarà il tema obbligato dei workshop che si articoleranno durante la serata, uno di questi discuterà anche della proposta dell’Alba Euromediterranea.
Cosa succederà negli otto lunghissimi giorni tra oggi e domenica 5 luglio, giornata in cui è stato convocato il referendum? I giornali italiani parlano di file ai bancomat. Francamente non ne abbiamo viste, piuttosto v’è da rimanere colpiti dalla stupidità del Corriere della Sera che con allarme segnala che c’è la fila della gente che vuole ritirare i soldi….ma omette il dato che è sabato, e le banche sono chiuse sempre di sabato. Viene la curiosità, una volta tornati in Italia di mettersi sabato prossimo in fila davanti alle banche e vedere se per uno strano caso se ne trova una aperta.
Qui ad Atene, nell’ambito di una sinistra antagonista come quella che ha organizzato il Forum, non c’è molta indulgenza verso il governo di Alexis Tsipras, ma è evidente come adesso, con la scadenza del referendum alle porte, in qualche modo occorrerà compattare le forze per portare la maggioranza della popolazione greca a dire “Oxi”, cioè NO alla firma del memorandum/capestro che l’arroganza della Trojka ha cercato di imporre alla Grecia.
Un po’ tutti i delegati degli altri paesi europei fanno intendere come la partita che si gioca in Grecia domenica 5 luglio è quella che può fare la differenza tra un corso della storia europea e un altro, tra la possibilità di riscatto delle classi popolari e la normalizzazione capitalistica imposta da Bce, Ue e Fmi sul futuro delle popolazione europee. Nei paesi euromediterranei, soprattutto.
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