E’ anche più pesante di quanto le anticipazioni di ieri lasciassero intendere il contenuto della proposta presentata alla Troika dal governo ellenico con l’obiettivo di scongiurare il default e l’espulsione della Grecia dall’Eurozona. Di fatto si tratta del piano Juncker – quello respinto prima del referendum dalla squadra di negoziatori ellenici – con qualche piccolo aggiustamento. Un elenco di misure di austerity, di tagli, di nuove tasse e di liberalizzazioni non dissimile da quelle che avrebbe accettato un governo Pasok-Nea Dimokratia, coinvolte nella trattativa lunedì attraverso una riunione convocata dal presidente della Repubblica in cui le forze di maggioranza e opposizione avevano affermato in un comunicato congiunto che l’obiettivo del negoziato è trovare una intesa a qualsiasi costo. Il premier greco Tsipras ha fatto avere preventivamente il suo piano ai rappresentanti dei partiti filotroika To Potami, Nea Dimokratia e Pasok prima di consegnare ai creditori un programma che solo domenica scorsa era stato respinto dal 61% degli elettori greci.
Il piano prevede ben 13 miliardi tra nuove tasse e tagli. Cedendo alle richieste presentate finora alla Troika ora Tsipras accetta un avanzo primario – che rende impossibile stanziare fondi consistenti per i programmi sociali – dell’1% al 3,5% dall’anno in corso fino al 2019. Questo a fronte di una recessione assai più grave del previsto. Il governo greco stima per quest’anno una recessione pari al 3%, rispetto alla prevista crescita dello 0,5%.
In sintesi il piano prevede un aumento dell’Iva per i ristoranti (quella per gli hotel resta al 13% e l’elettricità al 6%), sparisce lo sconto del 30% alle isole che pure era stato definito una ‘linea rossa’ finora dal governo Tsipras, salgono le imposte societarie dal 26 al 28% per un gettito addizionale di 130 milioni di euro ma sparisce la richiesta di tassare del 12% i profitti aziendali superiori a 500 milioni, verranno penalizzati i prepensionamenti e il governo accetta l’aumento dell’età pensionabile fino a 67 anni dal 2022. Inoltre il piano prevede il riavvio delle privatizzazioni di porti e aeroporti regionali. Aumenta la fiscalità sugli armatori con un aumento della imposta sul tonnellaggio.
Nel dettaglio nel nuovo piano del governo di Atene è prevista una tassazione dell’Iva a tre livelli, con medicinali, libri, spettacoli d’arte e teatrali al 6%; alberghi, energia, prodotti alimentari freschi e generi alimentari di base al 13% e degli alimentari lavorati, ristoranti e altro al 23%. Si elimina lo sconto del 30% di sconto sulle aliquote Iva sulle isole.
Inoltre, il governo manterrà la contestatissima tassa sugli immobili (Enfia) nel 2015 e 2016 e afferma di voler aumentare i controlli per combattere l’evasione fiscale. L’Amministrazione fiscale del Paese diventerà un organismo indipendente, mentre saranno introdotti criteri più severi per auto-dichiararsi agricoltori ed evitare le numerose truffe. E’ previsto anche l’aumento della tassa di solidarietà come pure di quelle sul lusso e sui profitti delle società. Le imposte societarie passano da 26 al 28%. Le spese militari dovrebbero calare di 100 milioni nel 2015 e di 200 nel 2016. La tassa sugli yacht di lusso passa dal 10 a 13%.
Il piano prevede risparmi sulle pensioni tra lo 0,25-0,50% del pil nel 2015 e ben l’1% dal 2016 in poi, tagliando progressivamente le pensioni anticipate attraverso la creazione di incentivi per rimanere al lavoro e innalzando l’età pensionabile a 67 anni entro il 2022. In dettaglio l’età sale a 67 anni entro il 2022 e chi si ritira in anticipo perderà il 10% del dovuto e non più il 6% come fino ad ora previsto. L’indennità Ekas per le minime verrà eliminata dal 2019 a partire dal 20% dei pensionati con reddito maggiore a partire dal 2016. Aumentano i contributi sanitari per i pensionati dal 4% al 6%.
Sul fronte privatizzazioni – altra linea rossa contenuta nel cosiddetto ‘programma di Salonicco’ di Syriza – si prevede la svendita degli aeroporti regionali (in pole position i tedeschi della Fraport di Francoforte), del vecchio aeroporto Hellenikon (è interessato il Qatar) , i porti di Salonicco e del Pireo (già in quota Cosco, multinazionale cinese). Le azioni ancora in mano al governo della Ote, il colosso della tlc già in mano in maggioranza ai tedeschi, dovranno passare alla agenzia delle privatizzazioni. Resta fuori la Dei, il monopolista dell’energia elettrica.
Anche l’aumento del salario minimo a 751 euro, che teoricamente era stato già deciso dal governo appena dopo la vittoria elettorale e la formazione della coalizione con i Greci Indipendenti, verrà rinviato all’autunno. Il governo greco si impegna però ad abolire la legge varata dal precedente governo Samaras che permette i licenziamenti collettivi e a reintrodurre la contrattazione collettiva nazionale oggi riservata solo a livello aziendale.
Ora occorrerà aspettare la risposta della controparte, che certo ha ottenuto una vittoria notevole nel costringere il governo ellenico ad accettare praticamente tutte le ‘riforme’ finora respinte dai negoziatori di Atene. Che però in cambio chiede un nuovo consistente prestito per consentire alla Grecia di non ‘fallire’ e di poter ripagare un debito di cui pretende un taglio significativo.
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Mic
Tsipras: “Guardate che schifo di accordo ci propongono. Lo volete?”
I greci: “OXI!”
Tsipras: “Bravi, lo dicevo io! Ah, comunque guardate che dobbiamo accettarlo lo stesso…”