Gli aggiornamenti
Ore 19. La dichiarazione della maggioranza del Comitato Centrale di Syriza:
Dichiarazione di 109 (su 201) membri del Comitato Centrale di Syriza
Il 12 luglio, un colpo di stato ha avuto luogo a Bruxelles, che ha dimostrato che l’obiettivo dei leader europei era quello di infliggere una punizione esemplare a un popolo che aveva immaginato un altro percorso, diverso dal modello neoliberista di estrema austerità. Si tratta di un colpo di stato diretto contro qualsiasi nozione di democrazia e di sovranità popolare.
L’accordo siglato con le Istituzioni è stato il risultato di minacce di immediato strangolamento economico e rappresenta un nuovo Memorandum che impone condizioni odiose e umilianti di tutela che sono distruttive per il nostro paese e la nostra gente.
Siamo consapevoli delle pressioni asfissianti che sono state esercitate sulla parte greca, riteniamo tuttavia che il NO orgoglioso dei lavoratori e delle lavoratrici al referendum non consente al governo di arrendersi di fronte alle pressioni dei creditori.
Questo accordo non è compatibile con le idee ed i principi della sinistra, ma, sopra ogni altra cosa, non è compatibile con i bisogni della classe lavoratrice. Questa proposta non può essere accettata dai membri e dai dirigenti di Syriza.
Chiediamo che il Comitato centrale sia convocato immediatamente e chiediamo ai membri, ai dirigenti e ai parlamentari di Syriza di preservare l’unità del partito sulla base delle nostre decisioni congressuali e dei nostri impegni programmatici.
Atene, 15 Luglio 2015
Ore 18.30. Oltre la metà della direzione del partito Syriza sarebbe intenzionato a votare contro le misure concordate con le istituzioni in cambio del salvataggio della Grecia. Lo riporta il sito online del quotidiano ellenico Kathimerini spiegando che su 201 membri del comitato centrale del partito, 109 sarebbero contro l’intesa.
Ore 16.30 – La presidente della Camera Zoe Konstantopoulou (di Syriza) ha annunciato che voterà no all’accordo
Ore 15.30 – In Parlamento è iniziata la discussione sui provvedimenti che costituiscono l’umiliante capitolazione di Atene alla Troika, dopo che in mattinata la blindatura della Commissione incaricata ha accelerato i tempi di presentazione del testo in aula eliminando quasi del tutto la possibilità per i deputati di intervenire. Mentre il partito di maggioranza relativa di fatto respinge l’accordo – in tal senso si sono dichiarati il Comitato Centrale, la Segreteria Politica e addirittura il Segretario – di fatto la maggioranza dei parlamentari e ciò che rimane del governo dopo le dimissioni di alcuni ministri e viceministri dissidenti sta imponendo una corsa contro il tempo per l’approvazione del piano nei tempi previsti dall’Eurogruppo.
Ore 15.00 – Si è dimessa dal suo incarico anche Nadia Valavani, vice segretario del Ministero dell’Economia. Di seguito un estratto della lettera che la storica esponente di Syriza ha inviato a Tsipras:
“Alexis, lo sai meglio di me che in una guerra, quando si è sopraffatti dalle forze dell’avversario, la capitolazione è accettabile, ma solo ai fini del raggruppamento delle proprie forze e dell’organizzazione della resistenza per cambiare le condizioni che hanno portano alla sconfitta. Ma questa capitolazione è così schiacciante che non ci permetterà di riorganizzarci. Il deterioramento, con la nostra responsabilità, delle condizioni di vita di un popolo esausto nel momento in cui aveva iniziato a rialzarsi può definitivamente seppellire per molti anni ogni possibilità di emancipazione. Lo dobbiamo prima di tutto a questi giovani, che hanno giocato un ruolo determinante nel risultato di Domenica scorsa, a quelli il cui futuro sarà deciso oggi, il nostro governo avrebbe dovuto tornare senza aver preso questi impegni inaccettabili. Avremmo dovuto parlare di nuovo a questi giovani e a tutti i lavoratori, indipendentemente dal loro voto nel referendum, e spiegare loro ciò che il nostro popolo avrebbe dovuto affrontare, nelle condizioni imposteci, se la maggioranza ottenuta dal ‘No’ fosse stata da noi rappresentata e rispettata. La maggioranza voleva quello che volevamo noi, una soluzione all’interno dell’Unione Europea. Ma questa soluzione particolare, che si impone oggi in modo così deprimente, non è una soluzione sostenibile. Non è sostenibile per loro, per la gente, per il paese. Non è sostenibile per l’Europa, che si aspetta un altro futuro.“
Ore 14.30 – Quasi tutte le sezioni locali e le federazioni regionali di Syriza sui territori stanno inviando alla sede centrale documenti di rigetto dell’accordo firmato domenica notte dal primo ministro Alexis Tsipras a Bruxelles. Molte le prese di posizione, votate anche da settori della maggioranza del partito e a volte quasi all’unanimità, che invitano il governo a ritirare immediatamente la firma dal Terzo Memorandum. Intanto il segretario del partito, Tasos Koronakis, e una parte della segreteria, hanno chiesto al governo di dimettersi immediatamente e di istituire un ‘governo tecnico’ che porti a rapide elezioni anticipate, da tenersi al massimo a Novembre in contemporanea con quelle previste nello Stato Spagnolo. Ma la Piattaforma di Sinistra non è d’accordo in quanto la costituzione di un governo tecnico regalerebbe la gestione del paese alla Troika e chiede al governo di ritirare immediatamente la firma dall’accordo.
ore 14.00 – Manos Manousakis, segretario generale del Ministero dello Sviluppo Economico, si è dimesso dal suo incarico sottolineando che l’unico voto positivo è il ‘No’. Il ‘No’ espresso dai cittadini nel referendum di domenica 5 luglio rafforzerà le forze politiche che lottano contro l’austerità e i diritti dei lavoratori e per creare una rete di protezione per i cittadini poveri. Che non venga sprecata questa opportunità” ha affermato l’esponente politico di Syriza.
La situazione alle 13.00
“L’Europa non è più la stessa dopo quello che è successo. Le nostre idee ieri hanno perso, ma non è finita qui”. E’ una forse involontaria ammissione di sconfitta quella pronunciata ieri sera nel lungo discorso/intervista andata in onda sulla rete pubblica Ert, riaperta da poche settimane da Tsipras e già a rischio chiusura, visto il contenuto del piano di capitolazione accettato domenica notte dal primo ministro.
Nella lunga chiacchierata con due giornalisti non particolarmente ostili Tsipras ha ammesso che la sua strategia mira a far approvare il draconiano Terzo Memorandum quale che sia la maggioranza parlamentare a disposizione. Anche a costo di imbarcare i voti degli odiati partiti filo-Troika sconfitti prima nelle elezioni del 25 gennaio e poi di nuovo e più nettamente col referendum del 5 luglio. Che i deputati di Anel – il partito nazionalista di destra guidato da Panos Kammenos – votino o meno la lunga lista di misure suicide Tsipras sa che non può contare su molti dei 149 deputati eletti alle elezioni di sei mesi fa. Una quarantina di loro ha fatto sapere di voler votare ‘no’, anche se in molti di loro prevale la preoccupazione di far cadere il governo facendo così un favore alla Merkel.
E se vuole rimanere in sella e non lasciare campo libero ad un governo tecnico che sancisca la sua definitiva fine politica il quarantenne capo del governo deve di fatto accettare l’ingombrante sostegno di Nuova Democrazia, Pasok e To Potami. Che per ora fanno sapere di non essere pronti a entrare in una maggioranza di ‘solidarietà nazionale’ e che al massimo sosterranno i provvedimenti in votazione a seconda dei casi, tenendo Tsipras per la gola (o per altre parti anatomiche…). Sullo sfondo c’è naturalmente la possibilità di elezioni anticipate da convocare entro pochi mesi se la situazione dovesse essere ingestibile. Per ora Syriza, nei sondaggi, è ancora saldamente in testa nonostante il vasto e trasversale malcontento e la disillusione che ha investito numerosi settori popolari che avevano sperato che Tsipras potesse e volesse fare il miracolo. Ma quando i primi provvedimenti telecomandati da Bruxelles e Berlino – aumento dell’Iva, privatizzazioni, licenziamenti collettivi, tassa immobiliare e aumento dell’età pensionabile e dei contributi previdenziali – si abbatteranno come uno tsunami sulle già martirizzate classi popolari del paese i maldipancia e il malcontento potrebbero tramutarsi in furia e far diventare inviso a milioni di greci “l’eroe” tornato da Bruxelles con la coda tra le gambe.
E’ la stessa esistenza di Syriza, a questo punto, ad essere messa in discussione dalla spregiudicatezza dell’ex segretario, almeno per come l’abbiamo conosciuta fin qui. Se vorrà mantenere il controllo sulla formazione politica che ha contribuito a far nascere e crescere grazie al suo carisma personale e alla sua abilità oratoria Tsipras dovrà in un modo o nell’altro liberarsi dei settori critici che definiscono la sua decisione di pochi giorni fa una ‘caporetto’, a partire dalla corrente guidata dal ministro dello sviluppo, il marxista Panagiotis Lafazanis e dalla presidente del Parlamento Zoe Kostantopoulou che ha dichiarato: “Pienamente consapevole di quanto le circostanze siano decisive… penso che il dovere del Parlamento sia di impedire che questo ricatto si materializzi”.
L’avvocato e attivista per i diritti umani, se le voci che si rincorrono sui media in queste ultime ore saranno confermate, ha fatto sapere di non avere nessuna intenzione di farsi da parte e di facilitare l’iter parlamentare a passo di carica che il governo vorrebbe imporre oggi alla votazione. Un iter blindato e precostituito necessario a evitare un dibattito serio sui contenuti e le conseguenze del Terzo Memorandum. Ripetendo quanto accadde nel novembre del 2012 quando i 300 deputati furono costretti a discutere e votare un volume di 400 pagine appena arrivato in inglese da Bruxelles. A quell’epoca i parlamentari di Syriza, spalleggiati da decine di migliaia di manifestanti riuniti in Piazza Syntagma, fecero le barricate per impedire ‘la svendita del paese allo straniero’. Sembrano passati secoli, ed oggi a pretendere un ‘si’ acritico sono proprio gli esponenti di quel partito.
All’interno del quale però le defezioni aumentano. Dopo la presa di posizione frontalmente critica assunta ieri con un comunicato dai giovani di Syriza, anche il segretario del partito Tasos Koronakis ha fatto sapere di non essere affatto d’accordo con l’ennesimo cedimento ai desiderata della Troika, delle Banche, dell’Unione Europea. Un brutto colpo per Alexis Tsipras, che ieri ha esplicitamente attaccato il suo ex ministro Yanis Varoufakis, definito in tv “un buon economista ma un cattivo politico”. Anche settori interni alla maggioranza di Syriza accusano il primo ministro di aver bypassato completamente gli organi direzionali e statutari della formazione, decidendo tutto in un ristretto circolo formato da pochi suoi collaboratori, per lo più appartenenti a settori provenienti dal Pasok o di impostazione tecnocratica. Tanto che la segreteria politica di Syriza è stata messa la corrente ufficialmente dell’andamento dell’Eurogruppo di domenica notte e delle decisioni del governo solo in una riunione che si è svolta ieri. Durissimo – e probabilmente inaspettato – l’intervento del segretario Koronakis che ha detto di non volere che “Syriza si trasformi in un partito del memorandum e dell’austerity”. Koronakis ha parlato anche di «accordo politicamente ingestibile» e di «misure inapplicabili per un governo di sinistra». Il numero uno di Syriza si è anche esplicitamente schierato contro l’adozione di misure disciplinari – cioè l’espulsione – di quei parlamentari che votino contro l’approvazione del cosiddetto ‘piano di salvataggio’. Per tutta risposta è stata cancellata la prevista riunione del Comitato Centrale dopo che Tsipras – che neanche si è presentato alla Segreteria – è stato sfiduciato dalla maggioranza dei membri che ha detto no all’accordo chiedendo le dimissioni del governo e un percorso che porti alle elezioni anticipate a novembre, in concomitanza con il voto spagnolo.
Intanto poco fa ben 109 membri del comitato centrale di Syriza hanno chiesto l’immediata convocazione dell’organo di direzione del partito. Scrivono gli estensori del breve documento: “Il 12 luglio è stato effettuato a Bruxelles un colpo di stato che ha dimostrato che l’obiettivo dei leaders dell’Unione Europea era infliggere una punizione esemplare a un popolo che credeva nella possibilità di trovare un’altra strada oltre e fuori il modello neoliberale dell’austerità estrema. Un colpo di stato che si rivolge direttamente contro ogni nozione di democrazia e sovranità popolare. L’accordo con le cosiddette “istituzioni” è stato il risultato di una minaccia economica diretta di strangolamento e costituisce un nuovo memorandum con umilianti condizioni di commissariamento, catastrofico per il paese e per il nostro popolo. Comprendiamo la gravità delle pressioni esercitate sulla parte greca, tuttavia riteniamo che il no orgoglioso del popolo nel referendum non consente al governo di soccombere agli ultimatum dei creditori. Questo accordo non è compatibile con le idee e i principi della sinistra, e, in particolare, con le esigenze del proletariato. La proposta non può essere accettata dalla gente e dai quadri di Syriza. Chiediamo l’immediata convocazione del comitato centrale e invitiamo i membri, i dirigenti ed i deputati di Syriza a salvaguardare l’unità del partito, sulla base delle decisioni adottate e degli impegni presi con gli elettori”.
Calcolando che il Comitato Centrale di Syriza è formato da 201 membri e che di questi ben 109 – la maggioranza netta – ha sconfessato l’accordo firmato dal governo sembra più che evidente che il partito è in netto disaccordo con il Primo Ministro. Il problema è ora capire in cosa sfocerà il disaccordo e quali scelte faranno i settori critici.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa