E’ stato a lungo il procuratore speciale a capo della maxi inchiesta Ergenekon, aveva dato la caccia a presunti golpisti – centinaia di militari, esponenti politici, giornalisti e malavitosi legati al vecchio regime nazionalista – accusati di voler rovesciare il governo liberista e islamista di Recep Tayyip Erdogan. Il quale per stabilizzare e rafforzare il suo potere, ha utilizzato i maxiprocessi – oltre a Ergenekon anche Balyoz e altri – contro gli apparati di potere e militari che hanno sempre saldamente controllato la scena politica turca, ottenendo così un rapido e traumatico ricambio della classe dirigente.
Ma ora è il magistrato ad essere accusato di aver ordito un complotto per disarcionare il “Sultano”. La ‘colpa’ di Zekeriya Oz è di aver dato inizio, nel 2013, alla più ampia inchiesta di corruzione mai vista in Turchia, e che ha subito coinvolto quattro ministri assieme ai rispettivi figli, nonché altre figure politiche legate al Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) e numerosi uomini d’affari facenti parte dell’orbita dell’allora premier Erdogan. Quando nell’inchiesta è uscito il nome del figlio dell’attuale presidente, Bilal, il ‘sultano’ ha bloccato tutto, cacciato i magistrati, fatto arrestare o degradare o trasferire migliaia tra poliziotti, procuratori e giornalisti.
Ora sulla testa di Oz, assieme a quella di altri due procuratori che hanno lavorato sul caso, i pm Celal Kara e Mehmet Yuzgec, pende un mandato di cattura. Sono tutti accusati di “aver fondato un’organizzazione a delinquere” e di “aver tentato di eliminare il governo turco, nonché d’impedire interamente o in parte che esso svolga i suoi compiti”. Le autorità turche hanno comunicato che Oz e Kara sono fuggiti in Georgia, per poi passare nel territorio dell’odiata Armenia, nelle prime ore di lunedì, poco prima che venisse diffuso l’ordine d’arresto, mentre il terzo procuratore è ancora a piede libero.
Il mandato di arresto è l’ultimo di una serie di eventi che hanno colpito i procuratori dopo l’avvio della maxi inchiesta di corruzione del 2013. I tre magistrati erano infatti già stati sollevati dal caso durante le indagini per essere trasferiti in altre sedi.
A maggio di quest’anno, il Consiglio supremo della magistratura turco (Hsyk) ha espulso i tre procuratori dall’ordine – assieme al pm Muammaer Akkas e al giudice Suleyman Karacol che avevano altresì preso parte alle indagini. Nel frattempo i quattro ministri coinvolti nello scandalo hanno dato le dimissioni ma l’inchiesta è stata archiviata, mentre uno dei principali nomi coinvolti, l’affarista di origine iraniana Reza Zarrab, due mesi fa ha addirittura ricevuto dal governo il titolo di miglior esportatore dell’anno (!).
Per il presidente Erdogan il mandante del “golpe” messo a punto dai magistrati è l’imam e imprenditore Fethullah Gulen, leader del potente movimento socio-politico chiamato “Hizmet” (in turco, servizio) dal 1999 di base negli Stati Uniti. Se a lungo Gulen è stato il padrino e il mentore di Erdogan, e ha contribuito non poco tramite la sua forte influenza politica ed economica a facilitare l’ascesa al potere dell’ex sindaco di Istanbul, negli ultimi anni le relazioni tra i due si sono deteriorate fino a sfociare in una guerra aperta tra i due corni dell’establishment islamista turco.
L’influenza nella magistratura e nella polizia turca riconosciuta a “Hizmet” e al quale l’Akp si appoggiava fino a poco tempo fa sembra essersi ora ritorta contro il regime.
Il procuratore Zekeriya Oz, che era stato designato “procuratore speciale” per il caso Ergenekon, si collocava tra le figure primarie che hanno condotto le indagini , avviate nel 2007 dopo che in appartamento a Istanbul erano state rinvenute 27 bombe a mano. Dopo aver perseguitato per anni centinaia di persone accusandole di aver partecipato alla pianificazione di un colpo di Stato ai danni del governo, Oz si trova ora a essere accusato dello stesso reato.
Pochi giorni fa, invece, sono stati arrestati altri quattro giudici che avevano ordinato delle indagini sui convogli di Tir gestiti dai servizi segreti (Mit) che trasportavano armi, equipaggiamenti e materiali diretti ai ribelli jihadisti dello Stato Islamico in Siria.
La nuova recrudescenza contro alcuni settori della magistratura diventati scomodi avviene mentre la Turchia continua a rimanere senza governo. Lunedì l’ultimo round di trattative tra gli islamisti dell’Akp – usciti dalle elezioni del 7 giugno senza maggioranza assoluta – e i teorici rivali del socialdemocratico e nazionalista Chp, si sono conclusi con un nulla di fatto.
Secondo il leader dei repubblicani Kilicdaroglu mentre il premier uscente Davutoglu mirerebbe a un governo di unità nazionale anche con i nazionalisti di estrema destra dell’Mhp, Erdogan perseguirebbe la soluzione di un governo di minoranza fino ad elezioni anticipate da tenersi in autunno, che potrebbero restituire agli islamisti la maggioranza assoluta in virtù della violenta repressione dei movimenti curdi. L’obiettivo di Erdogan sembra essere quello di attrarre i voti degli islamisti conservatori che alle ultime elezioni hanno votato per gli ex Lupi Grigi, e al tempo stesso l’esclusione dal parlamento del Partito Democratico dei Popoli, i cui leader sono stati denunciati per ‘incitamento al terrorismo’ e i cui militanti sono oggetto in questi giorni di una maxiretata.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa