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Beirut. Scontri nel week end. Qualcuno soffia sul fuoco di un paese al collasso

E’ passato più di un mese dalla chiusura della maggiore discarica di Beirut. La capitale libanese si è riempita ben presto di rifiuti, spesso dati alle fiamme dalla popolazione. Un problema in più che si è riversato su una situazione già da tempo al collasso anche per altri motivi, soprattutto per l’empasse del governo di coalizione alle prese con problemi finanziari e un debito pari al 143% del Pil. Il governo di coalizione tra i partiti sunniti legati ad Hariri e all’Arabia Saudita e i partito di Hezbollah (sciita). Sulla difficile convivenza nel governo – che ha portato il Parlamento ad essere prorogato anche se il suo mandato è scaduto per paura della instabilità – pesa anche la vicina guerra civile in Siria dove i partiti sunniti libanesi sostengono i gruppi anti-Assad e gli interessi delle petromonarchie mentre Hezbollah sostiene il governo di Assad. Decine di migliaia di profughi siriani si sono riversati in Libano.

Secondo Al Jazeera “Le proteste sono state scatenate dalla crisi dei rifiuti, ma le persone con cui parliamo diconi che è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, esse denunciano  scarsità di energia, scarsità d’acqua, e la corruzione insita all’interno dello Stato.”

 Alla fine il malessere collettivo si è trasformato sabato notte in rivolta. Sui social da giorni era comparso l’appello «You Stink» (Tu puzzi), un gruppo nato su Facebook che aveva lanciato un appuntamento in piazza. Migliaia di persone si sono riversate nel centro di Beirut e la polizia ha reagito sparando proiettili di gomma e con gli idranti. Le proteste sono riprese domenica e questa volta i manifestanti hanno gridato «Dimissioni» alla volta del governo, accusando il premier Tamman Salam di «corruzione» e «soprusi».

Il bilancio di 48 ore di scontri nelle strade è di 1 morto, 70 feriti e una sessantina di arresti. Al fine di calmare la rivolta l’ufficio del premier ha condannato «l’uso eccessivo» della forza. In un discorso televisivo ha fatto sapere che oggi verrà reso noto il nome dell’azienda incaricata di raccogliere la spazzatura d assicurando che «se entro giovedì la crisi non sarà risolta il governo si dimetterà».

Azza El Masri, esponente della campagna “You Stink”, ha detto ad Al Jazeera che i manifestanti non intendono retrocedere e che le proteste continueranno.  Mentre un altro esponente di You Stink. Joey Ajub, ha dichiarato che “Non abbiamo nulla a che fare con questi gruppi e questa violenza”. Secondo il quotidiano libanese l’Orient Le Jour, “I manifestanti presenti la sera di sabato erano diversi da quelli presenti durante domenica mattina, erano più aggressivi. “Sabato sera, giovani teppisti in motocicletta percorrevano le strade brandendo spranghe di ferro”.

 

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