In agitazione ormai da due settimane per esigere, fra l’altro, aumenti salariali, i sindacati degli insegnanti hanno sfidato il decreto di precettazione del governo che intimava loro di riprendere le lezioni scendendo nuovamente in piazza nelle ultime ore e proclamando l’estensione dello sciopero nazionale fino al 31 agosto.
Esponendosi a sanzioni anche pesanti, professori delle scuole secondarie e maestri delle primarie hanno protestato a Montevideo e in altre città affermando che il decreto, emesso lunedì – denominato ‘decreto de esencialidad’ – “viola la legislazione nazionale e internazionale”. Nel testo, il governo ha però definito la pubblica istruzione un “servizio essenziale” limitando così diritto di sciopero.
“Gli studenti hanno diritto all’educazione” ha detto il presidente di centro sinistra Tabaré Vázquez giustificando la misura contestata aspramente dai manifestanti e dalle forze politiche e sociali della sinistra.
Professori e maestri chiedono un salario minimo di 30.000 pesos (1040 dollari) respingendo la proposta governativa di elevarlo, al massimo, a 25.000 pesos (865 dollari). Lo sciopero ha costretto finora a casa 350.000 bambini e 290.000 adolescenti della scuola pubblica. Ma quello in corso non è solo un conflitto salariale: i sindacati chiedono che il settore educativo benefici di risorse pari al 6% del Pil e respingono l’istanza del governo di condizionare l’eventuale aumento degli stipendi all’impegno dei docenti a non proclamare scioperi e al raggiungimento di obiettivi educativi prestabiliti sull’esempio delle cosiddette ‘riforme’ applicate in alcuni paesi europei da governi di natura liberista.
Lo sciopero giunge mentre il Congresso dibatte il bilancio quinquennale da cui dipende buona parte dei salari dei dipendenti pubblici. Da quando Vázquez è tornato alla presidenza, il 1° marzo scorso, l’economia uruguayana ha mostrato segnali di rallentamento, causando un aumento della tensione fra governo e sindacati. L’indice di disoccupazione è lievemente aumentato registrando a giugno – ultimo dato disponibile – il 7,4%.
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