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Di nuovo alta la tensione in Burkina Faso tra golpisti e militari

Tensione ancora alta in Burkina Faso, dove resta forte il rischio di uno scontro militare tra l’esercito, sostenitore delle autorità transitorie, e gli ex golpisti del reggimento di sicurezza presidenziale (Rsp) del generale Gilbert Diendéré. “L’esercito ha comunicato alla popolazione di tenersi lontano dal quartiere di Ouaga 2000, che è presidiato dalle truppe regolari e dove nei pressi del palazzo presidenziale è ancora asserragliato il Rsp – spiegano dalla capitale – e anche l’area del centro città è stata isolata dalle truppe; qui si trovano la sede della televisione nazionale e i vecchi palazzi del governo, dove in questi giorni si riuniscono le autorità provvisorie: tutte strutture strategiche”.
Tra i due gruppi di militari dunque “sembra esserci un braccio di ferro”, continuano le fonti, dopo il rifiuto del Rsp di completare il disarmo previsto dagli accordi raggiunti la scorsa settimana. Patti che, tuttavia, sono stati rispettati solo in parte anche dall’esercito regolare, che avrebbe dovuto acquartierarsi a 50 chilometri dalla città, e, secondo quanto appreso dall’agenzia MISNA si sarebbero verificate anche “rappresaglie contro i familiari delle ex guardie presidenziali”.
I soldati del Reggimento di sicurezza presidenziale (Rsp), responsabili del colpo di stato del 17 settembre a Ouagadougou, si rifiutano di consegnare le armi alle forze di sicurezza regolari nonostante le autorità provvisorie del Burkina Faso siano tornate al potere.
In un comunicato, il governo ha accusato alcuni membri dell’Rsp di aver preso in ostaggio i soldati incaricati di disarmarli e anche alcuni compagni della guardia presidenziale che volevano ubbidire agli ordini delle autorità ristabilite. Il generale Gilbert Diendéré, che era a capo dei golpisti, ha rilasciato dichiarazioni contraddittorie in merito alla questione. Il presidente Michel Kafando ha istituito una commissione che valuti chi debba essere ritenuto responsabile del golpe ed essere giudicato di conseguenza. Inoltre il governo ha congelato i conti di Diendéré e di altre tredici persone coinvolte nel colpo di stato.
Da parte loro, movimenti popolari come Balai Citoyen hanno invitato la società civile a restare mobilitata: continua infatti la diffidenza di queste forze per i risultati dell’ultima mediazione internazionale,vista come troppo favorevole agli uomini di Diendéré. 

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