In Italia è arrivata una delegazione dei familiari delle vittime delle Guarimbas, le squadracce della opposizione venezuelana. Scopo della visita denunciare la violenza e i morti seminati in questi anni da coloro che troppo spesso vengono dipinti come “oppositori perseguitati”. Ma di tutte le forze politiche italiane, solo il Movimento 5 Stelle ha ricevuto ieri in Parlamento chi porta sulla propria pelle il dramma delle violenze in Venezuela. Gli altri partiti e i principali media non li hanno degnati di una risposta. A dare resoconto di questa visita è il sito www.lantidiplomatico.it
“La storia era un palinsesto che poteva essere raschiato e riscritto tutte le volte che si voleva”. Lo scriveva George Orwell nel romanzo che più rappresenta il mondo di oggi, “1984”.
Nel nostro mondo “che si crede libero ma tanto libero non è”, può capitare che grazie ai mezzi di informazione totalizzanti e autoritari che possono decidere il futuro di governi e delle nostre vite, le vicende di un paese possano essere totalmente stravolte, con verità e giustizia distorte per fini politici. Meschinità politica, meglio.
Può capitare, in questo mondo e con questi media, che la storia possa essere “raschiata e riscritta” a piacimento.
Può capitare che un pluri-golpista responsabile di violenze che hanno causato la morte di 43 persone e il ferimento di 878 possa passare per “prigioniero politico” o “paladino di libertà” e dei diritti umani.
Può capitare, inoltre, che la testimonianza delle vittime o i familiari delle vittime dirette di queste violenze prodotte da questo golpista venga censurata da quegli stessi media.
Può capitare, ma solo nel mondo immaginario creato da Orwell nel suo romanzo di fantasia, direte voi. Non proprio, purtroppo. E’ quello che denuncia il Comitato delle vittime delle Guarimbas e del Golpe continuado, un’associazione che racchiude oltre 1000 persone tra familiari e vittime delle violente manifestazioni che nel febbraio e marzo del 2014 tennero sotto ostaggio la sovranità e il processo democratico di un paese, il Venezuela, e che oggi vengono completamente ignorati per permettere che la menzogna possa continuare ad essere divulgata a piacimento.
Noi de l’AntiDiplomatico abbiamo incontrato oggi due testimoni diretti di quei giorni che, attraverso il Comitè, girano il mondo per cercare di rompere il silenzio, ma mai come in Italia hanno trovato tanti muri di gomma dell’informazione.
Yendry Velásquez, tenente della Guardia Nazionale Bolivariana – GNB, era la moglie del capitano della GNB, Ramzor Ernesto Bracho Bravo (36 anni), assassinato durante una delle proteste, cosiddette “guarimbas”, il 12 marzo del 2014. Ci racconta la sua storia: “Mio marito, si trovava presso la cittadina di Mañongo, municipio Naguanagua, stato Carabobo. Un gruppo di guarimberos aveva occupato una stazione di servizio della zona, che si trovava lungo l’autostrada dell’Est, e l’aveva trasformata in una fabbrica di bombe. Lì si scatenarono diverse manifestazioni (o guarimba) e scontri violenti, mio marito era lì per cercare di ripristinare l’ordine con una squadra di militari della GNB. I guarimberos iniziarono a sparare sui militari, alcuni di loro riuscirono a mettersi in salvo dentro una unità mobile, tutti, tranne uno. Un soldato che era rimasto ferito da uno sparo a una gamba e, insanguinato, era rimasto a terra. Fu allora che mio marito decise di fargli da scudo con il suo stesso corpo e salvargli la vita. Mio marito fu colpito da diversi spari e il suo corpo rimase inerme a proteggere il soldato ferito”.
Poi è il turno di Germàn Oscar Carrero, che porterà per il resto della sua vita sul suo corpo le ferite di quei giorni di violenza. “Abito a San Cristobal, nello stato di Tachira, dove è iniziata la ‘Salida’, il colpo di stato ideato dall’opposizione della destra venezuelana per destituire il governo venezuelano. Nel mio stato i manifestanti hanno cercato di distruggere tutto ciò che era a beneficio del popolo, ospedali, edifici pubblici, supermercati. Tutto. Era impossibile girare per la città, limitavano la libertà di circolazione. Per uscire di casa dovevamo pagare loro un pedaggio per superare queste barricate”. E poi German arriva alla sua storia personale. “Facevo parte di un gruppo di cittadini che cercava di aggirare le barricate per portare nella città i beni di prima necessità. Domenica 23 febbraio del 2014 ero alla guida di un camion con un transito di medicinali per tutta la popolazione. Siamo stati colpiti da bombe, molotov e la famosa ‘papita’, un’esplosivo S4 con chiodi che produce danni inimmaginabili”. E perché gli chiediamo questa violenza: “Hanno assaltato il camion solo perché era ‘chavista’ gridavano, ma in realtà era solo per uso pubblico, per tutta la popolazione”. E poi tra le lacrime: “Pregavo di farci passare. Li pregavo che erano medicinali per tutta la popolazione. Ho perso una mano per proteggermi dalla bomba che mi hanno lanciato contro una volta che hanno cappottato il camion”.
Paladino di democrazia, diritti umani e libertà per i media è colui che è responsabile di tutte queste violenze con l’obiettivo di destituire un governo legittimo. “Sono stato tra la vita e la morte in ospedale per cinque giorni” – prosegue Germàn – “mi sono risvegliato e il dottore mi ha detto che mi doveva comunicare qualcosa. Gli ho risposto che mi sentivo bene, non sapevo di aver perso la mano perché avevo il braccio fasciato. Alla notizia persi la coscienza per altre due ore. E poi al risveglio, sono i miei figli che mi hanno dato la forza di proseguire: ‘Papà devi proseguire, devi continuare a vivere, tu sei un guerriero’. Da allora sono il il portavoce del mio stato per il Comitato delle vittime delle Guarimbas e cerco di diffondere la verità girando il mondo”.
Con molte difficoltà, in realtà. In questi giorni in cui il Comitato delle vittime delle Guarimbas è stato in Italia ha cercato di diffondere la testimonianza delle vittime di quei giorni, contattando tutti i mezzi d’informazione più importanti del paese. Repubblica, Corriere, Rai, che ogni settimana ci inondano di articoli e trasmissioni in cui la figlia di Ledezma o la moglie di Lopez – due golpisti responsabili di queste immani tragedie e violenze – possono distorcere la realtà a loro piacimento, avranno dato spazio alle reali vittime in prima persona di quei giorni? “Non abbiamo ricevuto nessuna risposta o volontà di ascoltarci. Ci siamo sentiti impotenti, umiliati. Perché questo paese e la maggior parte dei paesi ricevono questa persona per denunciare i diritti umani? E noi che siamo le vere vittime non veniamo ascoltati, non ci è concesso parlare. Non capiscono il dolore di noi vittime e delle famiglie”, ha denunciato Germàn.
Ancora più dura la reazione di Yendry. “È ingiusto vedere come la stampa e i media internazionali, ricevono e danno spazio a quelle persone che si fanno passare per vittime di questi scontri violenti mentre noi, che siamo le vere vittime, non riceviamo appoggio, né ascolto, né attenzione mediatica da parte di nessuno. Probabilmente perché raccontiamo una Verità scomoda e rappresentiamo il popolo che ha vissuto sulla propria pelle i fatti. Recentemente la figlia del Signor Antonio Ledezma, ha chiesto in Parlamento che venga data la libertà a suo padre e a Leopoldo López, due politici dell’opposizione che durante il periodo delle guarimbas istigavano i loro seguaci alla violenza. Si reclamano i diritti umani per queste persone e per noi no? Noi, che siamo le vittime reali? Perché non ci viene dato lo stesso trattamento, lo stesso spazio mediatico? Noi rappresentiamo la Realtà. Mio marito era un essere umano, eravamo sposati da appena tre mesi e me lo hanno strappato”.
Ai mezzi di comunicazione che danno spazio in continuazione a chi fa passare l’idea che si trattava di manifestazioni pacifiche represse nel sangue da un “regime dittatorioriale” che viola i diritti umani, cosa rispondete? Perché questo è il messaggio che i cittadini italiani ricevono ogni giorno da chi passa le informazioni nel mondo che si crede libero. “E’ squallido come i mezzi d’informazione giochino sul dolore delle vere vittime. All’inizio tutti parlavano di 43 studenti, poi 43 venezuelani che manifestavano pacificamente contro il governo. Non credo che la professoressa Rupina, professoressa cilena stesse manifestando quando ripuliva la sua casa da una barricata che le impediva l’accesso. Le hanno sparato e ucciso. Tra le 5 persone morte tra i guerimberos, uno è deceduto nel tentativo di elettrificare una barriera. E’ manifestare in modo pacifico?”, rispondono praticamente insieme all’unisono.
Al termine della nostra conversazione, li aggiorniamo su una mozione che sette parlamentari del Pd hanno firmato recentemente al Parlamento italiano, in cui chiedono al governo di fare pressioni per la liberazione del golpista, definito “prigioniero politico” dal partito di Renzi, Leopoldo Lopez. Si tratta, del resto, dello stesso partito che ha rifiutato di incontrasi con il Comitè in questi giorni e che non ha dato seguito ad una richiesta formale del Movimento 5 Stelle di organizzare un’audizione alla Commissione Affari Esteri. Anche Pierferdinando Casini, presidente della Commissione Affari esteri del Senato, si è rifiutato di ricevere le vittime del Comité. Parliamo di partiti e personaggi politici che hanno avuto diversi incontri e colloqui con la figlia di Ledezma e la moglie di Lopez nelle scorse settimane. La figlia di Ledezma, in passato, era anche stata ascoltata in audizione alla Commissione Affari esteri della Camera. E qui la reazione di chi porta sulla propria pelle la testimonianza del dolore di migliaia di venezuelani è solo rabbia. “Ci sentiamo, impotenti, indignati, molestati. Come è possibile che questi parlamentari accolgono queste persone come le vere vittime del Venezuela, quando sono i responsabili delle violenze. I responsabili del nostro immane dolore”, sostiene German. “Su Leopoldo Lopez vorrei dire al Partito democratico che non è un prigioniero politico, ma un ‘politico prigioniero’. Si è consegnato lui alle autorità in modo volontario, di sua spontanea volontà. E’ triste come ci si concentri su una parte della storia solamente. Noi siamo la gente del popolo, testimoni di quello che accadde, se la politica non ci riceve è un sintomo che la testimonianza del popolo sulla morte di 43 morti e 878 feriti non è importante per loro. Come si può pretendere di sapere come andarono i fatti se si ascolta solo una versione della storia? Il Parlamento italiano faccia una mozione ascoltando noi se vuole la verità delle Guarimbas.”, conclude Yendry.
Solo il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle ha ascoltato oggi la testimonianza dei due rappresentanti del Comitato delle vittime delle Guarimbas. Esponenti della Commissione Affari Esteri li hanno ricevuti oggi in Parlamento. Una richiesta formale da parte del M5S di organizzare un’audizione in Commissione affari esteri per far ascoltare la loro testimonianza a tutti i gruppi parlamentari, dopo diverse sollecitazioni, non è stata neanche degnata di una risposta.
“Sapere e non sapere; credere fermamente di dire verità sacrosante mentre si pronunciavano le menzogne più artefatte; ritenere contemporaneamente valide due opinioni che si annullano a vicenda; sapendole contraddittorie fra di loro e tuttavia credendo in entrambe, fare uso della logica contro la logica; rinnegare la morale propria nell’atto di rivendicarla; credere che la democrazia sia impossibile e nello stesso tempo vedere nel Partito l’unico suo garante; dimenticare tutto ciò che era necessario dimenticare ma, all’occorrenza, essere pronti a richiamarlo alla memoria, per poi eventualmente dimenticarlo di nuovo. Sopratutto, saper applicare il medesimo procedimento al procedimento stesso. Era questa, la sottigliezza estrema: essere pienamente consapevoli nell’indurre l’inconsapevolezza e diventare poi inconsapevoli della pratica ipnotica che avevate appena posto in atto. Anche la sola comprensione della parola “bipensiero” ne implicava l’utilizzazione”. George Orwell in “1984”. Da memorizzare bene per la prossima volta che ascolterete la moglie di Lopez in un’intervista Rai o quando Corriere o Repubblica faranno a gara per strappare una dichiarazione alla figlia di Ledezma. Due responsabili del dramma di persone, che in Italia sono rimaste inascoltate da media di massa e la quasi totalità della politica.
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