Il panico immotivato, il sospetto generalizzato si sa, in tempi di ‘emergenza sicurezza’, sono pericoli con i quali occorre fare i conti ovunque ci si trovi ad affrontare il rischio di attacchi terroristici. Ma la notizia che arriva da Atene ci parla d’altro, di qualcosa di diverso e di più grave di un timore indiscriminato che fa di tutt’erba un fascio.
Alle 22.30 del 4 gennaio scorso, mentre un volo della compagnia aerea ellenica Aegean Airlines – il 928, per l’esattezza – era pronto a decollare dall’aeroporto di Atene diretto a Tel Aviv, un gruppo di passeggeri israeliani ha cominciato a rumoreggiare per la presenza a bordo di due ‘tipi sospetti’. La presenza a bordo di due passeggeri dall’aspetto “arabo” – che poi non è molto diverso da quello di molti cittadini israeliani di religione o ascendenza ebraica, a dir la verità – ha fatto gridare i contestatori al pericolo che fossero due possibili attentatori suicidi, e che mettessero quindi a rischio l’incolumità di tutti i clienti imbarcati. I due passeggeri finiti sotto accusa – un palestinese (un cittadino arabo di Israele, come tende a chiamarli la stampa israeliana per nascondere il fatto che lo ‘stato ebraico’ non è affatto tale e che in quel paese vive una consistente componente palestinese) ed un immigrato mediorientale con regolare permesso di soggiorno a Tel Aviv (un altro palestinese a detta di alcune fonti) avevano fatto qualcosa di particolare per attirare il sospetto degli irrequieti passeggeri? No, assolutamente nulla. Ma il colore della loro pelle è bastato ad un gruppo sempre più consistente di passeggeri israeliani per chiedere al comandante che fossero fatti immediatamente scendere. Quando il personale del volo ha fatto presente che non era possibile espellere due passeggeri solo a causa delle loro sembianze, i razzisti più agguerriti si sono alzati in piedi e si sono piazzati nel corridoio del velivolo, impedendone a lungo il decollo. A quel punto il comandante ha chiamato la polizia che, invece di intimare ai razzisti di darsi una calmata, ha pure controllato i nomi dei due passeggeri presi di mira per vedere se erano veramente dei sospetti, ed ha perquisito i loro bagagli, ma non ha trovato nulla di strano.
Le rimostranze degli israeliani – e di qualche passeggero greco infastidito dal ritardo del decollo – hanno infine convinto il comandante a chiedere alle due vittime della gazzarra razzista di lasciare l’aereo. Per quieto vivere i due hanno infine accettato di scendere, costretti a passare la notte ad Atene in un hotel gentilmente offerto dalla compagnia aerea (quanta generosità!), per poi ripartire il giorno dopo a bordo di un volo in cui evidentemente nessuno dei passeggeri ha avuto da ridire sulle loro sembianze così sospette. I passeggeri rimasti a bordo però, non soddisfatti di aver ottenuto la cacciata dei due malcapitati, hanno chiesto un’attenta ispezione a bordo alla ricerca di eventuali ordigni. Solo a quel punto il comandante si è impuntato facendo presente ai passeggeri più agitati che se non si sentivano sicuri avrebbero potuto scendere, perdendo però ogni diritto ad un rimborso.
Più che condivisibile, ma anche molto ingenuo, il tono della protesta del deputato israeliano del Meretz (sinistra sionista israeliana) Michal Rozin: «Non è possibile che una compagnia commerciale, che ha firmato un accordo con lo Stato di Israele, sia costretta a far scendere dei passeggeri in base al loro aspetto fisico a causa delle richieste di altri passeggeri. Il governo ha incitato all’odio e queste sono le conseguenze».
Che volete che importi se due passeggeri arabi vengono fatti scendere da un volo pieno di israeliani in un paese dove esistono cittadini di serie A, di serie B e di serie C, dove i diritti fondamentali di un intero popolo occupato e represso vengono sistematicamente violati, dove vige un sistema di apartheid e di discriminazione nei confronti non solo della popolazione araba ma anche di quella ebraica orientale o africana? Al quotidiano razzismo di Israele e di gran parte della sua società si sovrappone il panico antiterrorista, e il gioco è fatto.
Assolutamente ponziopilatesca la dichiarazione del portavoce della compagnia ellenica Aegean Airlines: “Ringraziamo i due passeggeri israeliani che hanno acconsentito allo sbarco per la loro indulgenza e collaborazione e ci scusiamo per l’intera faccenda che è stata certamente molto infelice”.
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