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Donbass: nulla di fatto al vertice parigino del “Quartetto normanno”

“Quartetto normanno: un colpo a vuoto”, titola stamani Novorosinform a proposito dell’incontro dei Ministri degli esteri di Russia, Germania, Francia e Ucraina la notte scorsa a Parigi, a poco più di un anno dagli accordi di Minsk sul Donbass. In effetti, sembra che Lavrov, Steinmeier, Ayrault e Klimkin, al termine di una nottata di discussioni, non si siano accordati praticamente su nulla. Complice anche, secondo Novorosinform, Barack Obama che, con la continuazione delle sanzioni contro la Russia, pronunciata ieri, avrebbe irrigidito e rafforzato le posizioni di Mosca. In definitiva, alle porte di un quasi accordo sulla data delle elezioni nel Donbass – concordata da Francia, Germania e Russia entro il prossimo giugno, secondo la legge ucraina e rispettando i piani Osce per la sicurezza del voto – in cambio del riconoscimento della Novorossija quale parte dell’Ucraina, il Ministro degli esteri di Kiev Pavel Klimkin ha insistito per un rinvio della consultazione elettorale e ha tirato in ballo addirittura un cambio di leadership ai vertici di DNR e LNR, da sostituire con elementi “più leali” verso Kiev. Solo a condizione di eliminare la firma di Zakharčenko e di Plotnitskij dai precedenti accordi, ha detto Klimkin, l’Ucraina sarebbe forse disposta a fare qualche concessione sulle modifiche alla costituzione in senso federativo, per uno status speciale del Donbass, lasciando comunque insoluta la questione dell’amnistia da concedere alle milizie, come concordato a Minsk.

Così che Sergej Lavrov ha ricordato tutti gli impegni presi, e mai rispettati, assunti dall’Ucraina al Minsk-2 del febbraio 2015, a partire dal dialogo diretto tra Kiev e le Repubbliche popolari; sembra che ne sia uscito, come era naturale attendersi, un muro contro muro con Klimkin. A quel punto, Steinmaier e Ayrault hanno cercato di spostare la discussione su tempi concreti e immediati, come il cessate il fuoco e lo scambio dei prigionieri: all’apparenza tutti d’accordo. Ma, come nota Novorosinform, lo stesso accordo si era verificato all’ultimo incontro, ma il risultato era stato nullo. Di nuovo, l’Ucraina si dice d’accordo per il ritiro delle artiglierie (già ritirate e poi nuovamente avvicinate al fronte) purché se ne vadano Zakharčenko e Plotnitskij e non ci sia alcuna amnistia: il contrario degli accordi di Minsk. E così, scrive Novorosinform, la conclusione “operativa” del vertice a quattro di Parigi può riassumersi in due punti: il primo è che si vorrebbe che i combattimenti cessassero nel Donbass, ma non si sa come fare e perciò si decide di pensarci fino al prossimo maggio, quando, forse, si terrà un nuovo incontro. Entro il 30 aprile, infatti, dovrebbe esser creato un meccanismo che impedisca le violazioni del cessate il fuoco e, per quella data, come proposto dalla parte francese, si dovrebbe procedere alla liberazione (o scambio) di tutti i prigionieri, sotto controllo internazionale. Il secondo punto è che ci si è accordati sull’aspetto principale: accordarsi in seguito!

Alla fine, lo stesso Ministro degli esteri di Berlino, Frank-Walter Steimeier si è detto insoddisfatto delle conclusioni del vertice: “L’incontro di stanotte”, ha dichiarato, è stato uno dei più complessi; non si sono avuti progressi né per quanto riguarda il cosiddetto processo politico, né sulla questione delle elezioni locali nel Donbass. L’unico punto su cui si è trovato l’accordo, è la continuazione del ritiro delle artiglierie”. Che si è visto quanto valga per Kiev.

In definitiva, scrive la Tass, a Parigi ci si è limitati a salutare l’accordo, concluso nei giorni scorsi dal Gruppo di contatto a Minsk, sullo sminamento del terreno lungo la linea di demarcazione tra le parti e la cessazione dei tiri “di esercitazione”. Ma, in sostanza, come dichiarato da Sergej Lavrov, le conclusioni del vertice parigino saranno portate ora a conoscenza di Putin, Hollande, Merkel e Porošenko, che prossimamente continueranno la discussione telefonicamente. Non c’è che dire!

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