Da tempo si scrive che le manovre militari Nato o anche quelle bilaterali condotte congiuntamente da forze USA e di questo o quel paese esteuropeo, a ridosso dei confini russi, non hanno praticamente soluzione di continuità. A una esercitazione ne segue immediatamente un’altra, quando addirittura non si sovrappongono o si intersecano con la presenza permanente di reparti dei paesi dell’Alleanza che, a rotazione o unitamente, sorvegliano “la minaccia” russa. Ciononostante, l’annuncio dell’avvio di una nuova esercitazione, soprattutto sullo sfondo delle tensioni e dei pericoli incombenti in varie aree del mondo, suscita sempre non poca preoccupazione.
E così, prima ancora che si concludano le manovre Nato “Risposta fredda”, nel bacino norvegese del mar Glaciale Artico, cui prendono parte anche tre bombardieri strategici USA B-52 “super fortezze volanti”, ecco che prendono il via a Klaipėda, sulla costa lituana, manovre su larga scala “Colpo di saetta 2016”. Dato che la Lituania, considerata dall’Alleanza atlantica una vera e propria zona cuscinetto, è dotata di una forza militare di reazione rapida da schierare contro eventuali “aggressioni” russe (con la presenza permanente di consiglieri Nato) le attuali esercitazioni sono condotte, almeno ufficialmente, da sole forze nazionali. Da oggi al prossimo 16 marzo le manovre vedranno azioni congiunte di forze armate, reparti del Ministero degli interni e della Difesa civile.
E quelle lituane sono soltanto le ultime manovre in ordine di tempo. A quelle in corso nel nord della Norvegia (dovrebbero concludersi domani) prendono parte oltre 15.000 uomini, 1.000 mezzi da combattimento, tre B-52 USA e 10 unità navali e, secondo gli obiettivi dichiarati, prevedono l’esercitazione a un conflitto con un ipotetico nemico in condizioni di basse temperature. Il politologo Daniel Glazebrook ha dichiarato a RT: “è un fatto evidente che la Nato incrementi la propria presenza militare attorno alla Russia e cerchi di avvolgere il paese in un anello, minacciandolo con tali manovre. George Bush senior aveva assicurato che non ci sarebbe stato alcun allargamento della Nato a est; tuttavia, ogni paese esteuropeo che è entrato a far parte della UE, successivamente si è unito anche alla Nato. Di fatto, vediamo come la Nato espanda le proprie forze armate nella regione”.
Ma l’anello di cui parla Glazebrook continua a stringersi anche nelle aeree a sudovest delle frontiere russe e nelle immediate vicinanze delle coste siriane. Con il pretesto di “monitorare la situazione” dei flussi di migranti diretti verso i Balcani, come ha dichiarato ieri il segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg nel corso dell’incontro col premier turco Ahmet Davutoğlu, una squadra navale Nato composta da tre fregate e una nave appoggio, di stanza nel mar Egeo, è entrata ieri alle acque territoriali di Grecia e Turchia, insieme a vascelli francesi e britannici. Incrementato nel bacino del Mediterraneo sudorientale anche il transito di velivoli radar “Awacs”.
Continuando verso est, truppe USA si stanno preparando per manovre congiunte con la Georgia, programmate per il mese di maggio; una compagnia carristi verrà trasportata via mar Nero e una compagnia di paracadutisti sarà condotta via aria, per partecipare alle “esercitazioni di difesa nazionale” della Georgia “Noble Partner”, come ha dichiarato al settimanale Defence News il comandante delle forze di terra USA in Europa, Ben Hodges. A seguire, sempre in maggio, ci saranno manovre in Turchia e, in giugno, in Germania e Polonia. In autunno, poi, la Nato condurrà manovre in Romania e Bulgaria e, sempre a detta di Hodges, le forze di terra USA hanno in programma uno “sviluppo dei contatti con le forze armate di Albania, Montenegro, Serbia e Moldavia: il tutto, ovviamente, nel quadro della “iniziativa per assicurare la sicurezza europea”, in rapporto alle azioni della Russia. La Tass rileva come l’amministrazione Obama abbia chiesto al Congresso, per l’anno finanziario 2017, uno stanziamento di 3,4 miliardi di dollari (quattro volte di più dei fondi attuali) per le forze armate USA in Europa, dove al momento sono schierate, in modo permanente, due brigate di fanteria. Il nuovo stanziamento permetterà di attestare in Europa una ulteriore brigata corazzata, che andrà a rafforzare i 64.500 soldati yankee presenti.
Di fronte a tali preoccupazioni “difensive”, lo stesso Jens Stoltenberg, mentre ha espresso l’allarme della Nato per il rafforzamento della presenza russa nel Mediterraneo e in Siria, ha accusato Mosca del tentativo di disgregare l’Alleanza atlantica. L’agenzia Rusnovosti scriveva pochi giorni fa che, secondo il segretario generale Nato, la Russia sta cercando in ogni modo di intimorire i paesi vicini, per dividerli, ma la Nato risponde a tali mosse “rafforzando l’unità e adattando la politica militare ai nuovi concetti di sicurezza”. Il riferimento era agli ultimi passi dell’Alleanza atlantica per la propria espansione nei Balcani.
E se l’inglese Guardian scriveva dei piani di Mosca per “sostenere le forze estremistiche tedesche” e assestare “così un colpo ad Angela Merkel”, oggi Stoltenberg, incontrandosi col Ministro della difesa ucraino, Stepan Poltorak, secondo quanto riporta il sito web dell’Alleanza atlantica, ha ribadito “il forte sostegno della NATO per la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, e ha sottolineato che la NATO continuerà ad aumentare l’assistenza politica e pratica all’Ucraina. Stoltenberg ha anche elogiato l’Ucraina per aver intrapreso la strada ambiziosa delle riforme globali, che includono il settore della difesa e della sicurezza”. E se a Kiev non fosse ancora chiaro chi sia a dirigere l’orchestra, Stoltenberg ha messo l’accento sulla fase politica contingente dell’Ucraina, con un esecutivo bloccato dai giochi “interni” su chi dovrà sostituire il premier Jatsenjuk. “Il Segretario generale”, continua il portale web Nato, “ha sottolineato che vi è una chiara necessità di decisioni rapide sulle riforme e per la loro attuazione efficace e completa. Stoltenberg ha incoraggiato l’Ucraina ad abbracciare pienamente i principi del controllo democratico civile sulle forze armate e ha sottolineato che i consulenti della NATO e alleati continueranno ad assistere l’Ucraina nell’attuazione del suo ambizioso obiettivo di adottare gli standard e le pratiche della NATO”. In effetti, negli ultimi giorni, si stanno sprecando le indicazioni “alleate” sul nome del nuovo primo ministro ucraino. Se appena ieri si era saputo dei contatti tra il Blocco Porošenko e l’ex premier polacco Leszek Balczerowicz, cui il presidente vorrebbe affidare la carica, anche perché ben visto in Occidente, oggi è stata la volta dell’ex ambasciatore USA a Kiev, Steven Pifer, che ha fatto il nome del Ministro delle finanze di Kiev, l’americano-ucraina ex funzionaria del Dipartimento di stato USA Natalja Jaresko.
Forse a Washington sono momentaneamente a corto di nomi apertamente anglosassoni da spedire a Kiev a dirigere la baracca.
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