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Savchenko: Kiev e Washington comandano a Mosca la sua scarcerazione

La procura aveva chiesto 23 anni di colonia per Nadežda Savchenko, riconosciuta colpevole di concorso in omicidio per la morte dei giornalisti russi Igor Korneljuk e Anton Vološin e tentato omicidio di civili di Lugansk e, alla fine, il tribunale l’ha condannata a 22 anni di colonia a regime ordinario, che scattano dal momento del suo arresto, il 30 giugno 2014. Potrà chiedere la libertà condizionale tra dodici anni. Ma non è affatto detto che debba rimanere così a lungo sotto custodia russa. La macchina del suo scambio con i due esploratori militari del GRU (l’intelligence militare russa), Evgenij Erofeev e Aleksandr Aleksandrov, rinchiusi dal maggio 2015 nelle carceri ucraine, si sta già muovendo ufficialmente, ammesso che non lo avesse già fatto per via ufficiosa.

Dunque, già ieri pomeriggio, dopo la lettura della sentenza, il presidente ucraino Petro Porošenko ha detto di essere pronto a scambiare Savchenko con i due russi, il cui arresto era intanto stato prolungato fino al 19 maggio. “Sono pronto a consegnare alla Russia i due militari arrestati sul nostro territorio per aver preso parte all’aggressione militare contro l’Ucraina. L’iter processuale è allo stadio finale. Subito dopo la sua conclusione, sono pronto a consentire la loro partenza per la Russia”, ha dichiarato Porošenko, aggiungendo che l’Ucraina non riconoscerà mai la giustezza della condanna di Savchenko.

Erofeev e Aleksandrov erano stati catturati, feriti, dai soldati ucraini, nella zona del villaggio di Sčaste, nella provincia di Lugansk; accusati di ingresso illegale nel paese, possesso di armi e partecipazione a organizzazioni terroristiche, e considerati da Kiev appartenenti alle Forze armate russe, rischiano l’ergastolo. Gli avvocati, scrive la Tass, hanno dichiarato che i loro assistiti devono essere considerati prigionieri di guerra – al momento della cattura non facevano parte dell’esercito russo, bensì delle milizie della Repubblica popolare di Lugansk – cui si applica la convenzione di Ginevra.

Secondo Interfax, Porošenko ha anche parlato della promessa di Putin di consegnare Savchenko all’Ucraina dopo la sentenza. Anche se pare che ora entrino in gioco richieste di concessioni reciproche tra Kiev e Mosca sulla questione della Crimea, la questione della liberazione dell’aviatrice sarebbe stata sollevata, a detta di Porošenko, nel corso degli incontri del “quartetto normanno” (Merkel, Hollande, Putin e Porošenko) per gli accordi di Minsk e “il presidente Putin aveva dichiarato che dopo la decisione processuale avrebbe consegnato Nadežda Savčenko. E’ giunto il momento di mantenere la promessa”, ha affermato Porošenko.

In Bielorussia, ieri, le orecchie devono esser fischiate a molti, dato che il ritornello degli accordi di Minsk a proposito di Savchenko è giunto fin dalle rive del Potomac: il portavoce del Dipartimento di Stato USA, John Kirby, definendo il verdetto “un palese disprezzo per i principi della giustizia”, ha proclamato che “la sentenza Savchenko contraddice gli obblighi della Russia nel quadro degli accordi Minsk … Ribadiamo la nostra richiesta di rilasciare immediatamente Nadežda Savchenko”. Kirby era stato battuto sul tempo dal suo boss, il Segretario di Stato John Kerry, che aveva chiesto il “rilascio immediato” di Savchenko. Invece di scattare sugli attenti, telegraficamente, al Ministero degli esteri russo hanno sottolineato che la questione non è menzionata negli accordi Minsk e non rientra in alcuno dei casi ivi previsti.

Il vicepresidente USA Joseph Biden, scrive Vesti.ru, al telefono con Petro Porošenko, “ha assicurato il suo protetto di appoggiare la parte ucraina nella questione Savchenko”. Biden, scrive la Tass, “senza scendere in dettagli, ha impartito istruzioni non solo alla sua subordinata, l’Ucraina, ma anche alla Russia”. Secondo Biden, che a sua volta ha fatto perno sugli accordi di Minsk, “la Russia è tenuta a rilasciare immediatamente l’aviatrice”. Il numero due USA ha anche detto che la first lady Michelle Obama “è rimasta impressionata dalla conversazione con la moglie di Porošenko, Marina, e dalla sua richiesta di aderire alla campagna per la liberazione di Savchenko”.

Lineare il portavoce presidenziale russo, Dmitry Peskov: “il presidente ha più volte dato spiegazioni su questo punto, anche ai partner stranieri: dato che si tratta di un procedimento giudiziario, ogni interferenza esterna nella giurisdizione dei nostri tribunali è inaccettabile”. Peskov aveva detto ieri che Mosca, nell’esaminare la possibilità di scambio della Savchenko, si atterrà alla normativa russa e, commentando le parole di Porošenko, aveva dichiarato che “la parte russa agirà in stretta conformità alla legislazione nazionale. Per il resto, la decisione può essere presa solo dal presidente; quale essa sarà non sono ancora in grado di dirlo”.

Ma anche lo speaker della Rada ucraina, Vladimir Grojsman, ha voluto dire la sua e ha dichiarato che, anche nel caso di liberazione della novella Jeanne d’Arc, Kiev non rinuncerà alla cosiddetta “lista Savchenko”, vale a dire l’elenco di 46 nomi ritenuti da Kiev coinvolti nell’affaire e passibili di sanzioni individuali. Vero è che dall’elenco dei sanzionandi sarebbero stati depennati in extremis  nove nomi, con in testa quello di Putin, scrive la polacca Rzeczpospolita, specificando che il fondo polacco “Otwarty dialog”, in questi giorni pieno di foto e preghiere per “l’eminenza grigia dei neonazisti di Ajdar”, ha finanziato le spese per la difesa di Savchenko.

Di fronte alla gara liberal mondiale dell’odierno “Je suis Savchenko” e alla ridda di esigenze che vengono da Kiev, la portavoce del Ministero degli esteri russo, Marija Zakharova, ha commentato: “Dunque, Putin ha promesso o ha invece violato gli accordi di Minsk? Scambiare o regalare? I leader ucraini si sono smarriti nella propria campagna di informazione. Prima arriva la notizia numero uno: “Porošenko dice che in cambio di Savčenko è pronto a consegnare due cittadini russi detenuti in Ucraina. Porošenko afferma che ai colloqui in “formato normanno” il presidente russo ha promesso di consegnare Savchenko all’Ucraina dopo la sentenza del tribunale. Dopo 40 minuti arriva la notizia numero due: “Consideriamo questa farsa giudiziaria come un’altra prova indiscutibile della violazione degli accordi Minsk da parte della Russia. Il Ministero degli esteri ucraino esige da parte russa la revoca immediata delle decisioni illegali e disumane e l’immediato rilascio di Nadežda Savchenko”.

In definitiva, come ha dichiarato ieri il giornalista britannico Neil Clark, in risposta a tutti quei media – da Euronews a Al Jazeera – che, dimentichi dei giornalisti russi uccisi dai mortai di “Ajdar” guidati dalla nuova “eroina”, levano grida per “le prove fabbricate” contro di lei: “sono sdegnato per il fatto che due uomini sono stati uccisi, ma di loro non si parla. Come se non fossero persone! Ciò avviene perché sono vittime “non giuste”: in fin dei conti, erano russi, quindi non contano. Dal punto di vista dei cosiddetti liberali, se agisci contro la Russia, semplicemente non puoi essere colpevole”.

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