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Le diverse facce dell’islam politico


L’islam politico, come tutti i movimenti reali, presenta contraddizioni e posizioni diversificate. In primo luogo la Umma musulmana è divisa in due – i sunniti e gli sciiti – con i primi che rivendicano la maggioranza (Sunna) dell’islam e i secondi che ne vengono considerati una scissione. In larga parte l’islam politico non mette mai in discussione i rapporti di proprietà dominanti e il liberismo in economia, sopperendo alle devastazioni sociali con il dovere della carità perseguito magari con maggiore coerenza dei cristiani. Esistono poi i fondamentalisti islamici che giocano di sponda nella loro parte della guerra di civiltà specularmente ai fondamentalisti cristiani o sionisti. Una convergenza reazionaria che si presta a moltissime operazioni poco pulite da Washington passando da Ryad fino a Kabul. Ma esistono anche forze che dimostrano maggiore lungimiranza e si battono apertamente contro lo scontro tra religioni. Il caso degli Hezbollah libanesi e del loro leader Nasrallah presenta elementi di grande interesse. Nel bel mezzo del il viaggio del Papa in Libano e le violente proteste contro il film anti-islam, Nasrallah ha dimostrato una capacità di gestione politica e una chiave di lettura che va segnalata all’attenzione di chi segue le vicende del Medio Oriente.

Il leader di Hezbollah, intervenendo alla televisione Al Manar, ha commentato come i pochi minuti trasmessi del film contro Maometto abbiano “confermato il carattere offensivo contro il Profeta, Corano e l’Islam come religione” sottolineando che il livello dell’insulto è particolarmente grave e senza precedenti. “Ciò di cui siamo oggi testimoni è molto grave, e ciò che è peggio è l’insistenza dei siti internet nel continuare a far circolare il filmato”. Condannando il film Nasrallah ha aggiunto: “Penso che quanto è avvenuto sia più grave dell’attacco incendiario alla Moschea di al-Aqsa del 1969, e rimanere in silenzio di fronte ad un’offesa di questo livello contro il Messaggero di Dio sarà davvero pericoloso.”
Se la Ummah Islamica tollera gli insulti contro il suo Profeta trasmette un errato messaggio agli israeliani, nel senso che essi possono distruggere la Moschea di al-Aqsa”, ha detto il Segretario Generale di Hezbollah, il quale ha anche evidenziato come per affrontare ogni aggressione militare, politica, culturale o economica contro una nazione, bisogna operare su due campi. Il primo è quello di conoscere gli obiettivi del nemico, operare per farli fallire ed evitare che l’aggressore possa raggiungerli. Il secondo è quello di evitare assolutamente il ripetersi dell’aggressione. Nasrallah ha evidenziato, al riguardo, che uno dei principali obiettivi dietro il filmato è quello di provocare un conflitto tra musulmani e cristiani.

Nasrallah ha espresso la sua soddisfazione per il fatto che le guide politiche e religiose dei paesi islamici hanno trattato questo tipo di insulti in modo da dirigere la rabbia dei popoli arabi verso le politiche degli Stati Uniti piuttosto che verso i cristiani, notando come il filmato contro Maometto fosse stato attribuito deliberatamente da vari media ad un cristiano coopto, accusato di provocare un conflitto settario in Egitto “ma quando le autorità cristiane coopte – guidate dai patriarchi – hanno denunciato prontamente il film blasfemo, questo obiettivo del nemico (incolpare i cristiani e creare un conflitto settario) è stato decisivamente annientato”. “Gli autori del filmato sapevano che esso avrebbe causato la furia dei musulmani, e ne hanno attribuito la responsabilità ai cristiani con il fine di provocare conflitti tra musulmani e cristiani. Israele vuole vedere i musulmani uccidere i cristiani e bruciare le loro chiese.” “I musulmani hanno invece diretto la loro rabbia contro gli Stati Uniti ed Israele, e non contro i cristiani, e questo è un segnale positivo”, ha dichiarato Nasrallah.

Hezbollah, che oggi è la principale forza della coalizione di governo libanese, aveva tappezzato l’aeroporto internazionale di Beirut e le vie limitrofe di striscioni che davano il benvenuto a papa Benedetto XVI, atteso per la sua visita pastorale nella capitale libanese. “Hezbollah da’ il benvenuto al papa nella patria della coesistenza”, era scritto, in francese e in arabo, su alcuni degli striscioni. Said Fadlallah, leader spirituale degli sciiti libanese e molto vicino a Hezbollah, in una intervista alla vigilia della visita del Pontefice, aveva sottolineato come “Non basta sottolineare in astratto i punti in comune tra le nostre religioni. Non vogliamo fermarci allo scambio di complimenti: il dialogo va esteso al piano politico. E sarà un dialogo efficace solo se vi parteciperanno i rappresentanti di quelle forze politiche che contano davvero oggi in Libano e in Siria”. 

Nel suo intervento televisivo ad Al Manar, il Segretario Generale di Hezbollah ha aggiunto che il mondo islamico ha chiesto al governo statunitense di fermare la circolazione di quelle scene offensive, ma l’amministrazione Usa non ha fatto nulla, “offrendo un’altra testimonianza della sua ipocrisia, inganno e doppio standard nell’affrontare simili questioni.” Nasrallah ha affermato che il mondo islamico possiede una grande quantità di prove di questa politica dei due pesi e due misure, menzionando i processi giudiziari condotti contro varie personalità e scrittori unicamente perché hanno mostrato il proprio scetticismo sul tema del cosiddetto “olocausto”. A questo riguardo, egli ha ricordato come l’Amministrazione USA abbia intrapreso numerose iniziative per lottare contro l’”antisemitismo” come ideologia. “Non meritano i musulmani – i seguaci di questa grande religione – di ricevere lo stesso livello di difesa degli ebrei, e che leggi simili siano approvate a loro favore”?

Per Nasrallah organizzare manifestazioni e proteste e poi tornare tranquillamente a casa non è sufficiente. “Dobbiamo assumerci la responsabilità storica dell’intera Ummah Islamica e di ogni nobile cristiano che crede nella convivenza, e operare per elaborare una legislazione internazionale che qualifichi come delitto la diffamazione delle religioni divine e dei profeti, soprattutto Abramo, Mosé, Gesù e Muhammad”, ha detto il Segretario Generale di Hezbollah, evidenziando che le comunità islamiche negli Stati Uniti hanno una responsabilità molto seria rispetto a questo argomento.

I governi devono comprendere che i loro interessi nel mondo arabo ed islamico sono vincolati al loro rispetto per i simboli religiosi degli arabi e dei musulmani”, ha aggiunto Nasrallah.che ha chiesto ai musulmani di riempire le strade di tutte le città del mondo in protesta: “Dobbiamo continuare con le proteste popolari per fermare la pellicola, impedire la sua circolazione e far punire i responsabili” invitando alla partecipazione alla manifestazione che si è svolta lunedì 17 settembre a Dahiyeh, sobborgo meridionale di Beirut, alla quale – elemento molto significativo – hanno partecipato anche musulmani sunniti, moltti dei quali spesso in attrito e aperto contrasto con gli sciiti di Hezbollah. Un segnale questo tutto politico, così come il fatto che nel Libano devastato in passato dalla guerra civile e dalle tensioni tra cristiani (spesso contigui ai falangisti) e musulmani, le proteste contro il “film blasfemo” non sia mai stata diretta contro la comunità cristiana ma contro gli Stati Uniti. Una indicazione importante anche per comprendere i drammatici eventi che incombono e destabilizzano il Medio Oriente: guerra civile in Siria e minacce di attacco all’Iran in primo luogo.

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