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I “Giorni maledetti” dell’Ucraina golpista (2)

Diario di una giovane ucraina da majdan a oggi

Donbass

Aprile: siamo in ansia – se l’est si stacca e va con la Russia (in aprile iniziarono le operazioni contro il Donbass), con chi rimaniamo noi a Kiev?

Maggio: 9 maggio (anniversario della vittoria sul nazismo) a Kiev grandina; a est “Grandine” (i razzi Grad). Ci sono uomini che urlano “Vado nel Donbass e li faccio a pezzi, li prendo a fucilate, quei katsapi-traditori”. Vado al policlinico. Anche lì un uomo sui sessant’anni urla “Che li bombardino quei katsapi!” (katsapi è un termine ancora più spregiativo di moskaly per indicare i russi: più o meno corrisponde a caprone, che è l’appellativo più offensivo nel linguaggio carcerario russo). Una donna invece grida al telefono “Dimmi: viaggiano i treni da Donetsk? Assicuratene e vieni via oggi stesso”. Non sono assolutamente staliniana, ma mi rincresce che non ci sia più un paese unico, l’Urss e il male di alcuni non riguardi anche gli altri.

Giugno: giornate infami; persino non maledette, ma semplicemente infami. Una 50enne al fitness club “Li sterminiamo quei terroristi di Donetsk; facciamo piazza pulita, come in Europa. Ora abbiamo un buon governo”. I politologi di Kiev definiscono gli 8 milioni di russi d’Ucraina “merda che sbuca da tutte le fessure, che va pulita e eliminata” e così fanno. (Nota di Komsomolskaja Pravda: i russi in Ucraina sono diminuiti: al censimento sovietico del 1989 si dichiaravano russi 11,36 milioni; già nel 2001 erano 8,33 milioni: la propaganda e le agevolazioni accordate negli studi e nel lavoro ai giovani che sceglievano la nazionalità ucraina hanno fatto breccia).

A due cantanti che si esibiscono in Russia, hanno dato alle fiamme due ristoranti e un appartamento; sui muri dell’ambasciata russa semidistrutta, corone funebri e parole irripetibili. Per tutta la mattina chiedo a qualcuno di commentare gli avvenimenti a est. Dicono “è spiacevole uccidere i civili”, ma qualcuno deve farlo. E’ il prezzo della guerra! Sono sconvolta.

Agosto: pazzia giallo-turchina. Kiev è piena di soldati: ragazzi gracili e verdognoli; sull’uniforme è cucito il gruppo sanguigno. Li stanno ingannando: non garantiranno loro nemmeno le trasfusioni. I figli dei miei vicini di casa saranno richiamati alle armi: ma quale spedizione punitiva! sono vittime della pazzia. In città, ragazze in shorts e bikini raccolgono fondi per il battaglione “Ajdar”; nelle strade sempre più ragazze in nero: è chiaro chi siano. Tutto è dipinto di giallo-turchino: capitelli, ponti, spazi gioco e alberi secolari. Appare tutto come in un dispensario psichiatrico. Gioventù patriottica in città: “la Guardia nazionale uccide a Donetsk e Lugansk. Che guerra è? A chi serve? Io non voglio partire”. Nessuno vuole partire.

Il fondo

Settembre: gli studenti di Ivano-Frank bruciano il fantoccio di Putin e gli insegnanti dirigono il coro. Hanno portato nudo in piazza il futuro deputato Gavriljuk, perché con un’accetta ha mandato in rianimazione un diciottenne richiamato alle armi. Di Gavriljuk oggi è piena l’Ucraina: beoni, aggressivi, scaltri; ecco, ora lui è in politica.

 

La foschia di majdan si dissipa

Ottobre: Hanno smesso di gridare “Gloria all’Ucraina”. Vasilij, il mio antennista, guarda i canali ucraini; sua moglie, originaria di Ivanovo (300 km a nordest di Mosca) guarda quelli russi e poi se li raccontano. Hanno convinto Vasilij che i russi non siano slavi e dunque vuol capire cosa sia sua moglie. Invece la mia vicina esige proprio da me che la Russia ceda all’Ucraina la regione di Voronež. Sono uscita sul balcone: ho sentito 6 volte il nome di Putin; una volta hanno detto “Che Putin ci conquisti al più presto!”. L’operazione per dividerci non pare aver successo.

14 ottobre: anniversario dell’UPA, la loro festa. Juščenko aveva attribuito il titolo di eroi a Bandera e Šukevič; Porošenko ha istituito la festa ufficiale di stato in loro onore. Per curiosità sono andata a veder la loro marcia. Gridavano “Gloria all’Ucraina”. Poco distante degli anziani giocavano a scacchi come se nulla fosse. Dai racconti del mio anziano vicino so come dietro alle mitragliatrici che falciavano gli ebrei a Babij Jar ci fossero gli ucraini, in uniforme nera con il distintivo giallo del tridente; i tedeschi si limitavano a gridare “Feuer, Feuer”. La metà dei giovani, ragazzi e ragazze, che incontro in strada portano la maglietta con quel tridente. Una specie di reincarnazione degli assassini.

Kiev è diventata un’enorme mercato delle pulci; si vende di tutto: libri, vasi, servizi, bicchieri, vecchie pellicce, mantelle, abiti dei mariti morti, quadri, ferri da stiro, posacenere (secondo le statistiche, il tenore di vita della popolazione è precipitato da +16% reale nel 2010, con 1.529 grvne di reddito medio ufficiale, a -22% nel 2015, con 2.590 grivne di reddito ufficiale). Di regola, il 1 ottobre si accendono i riscaldamenti negli ospedali; la Russia ha chiuso il gas all’Ucraina; i pazienti congelano, per non parlare dei bambini. Jatsenjuk dice che accenderà i termosifoni solo a gennaio.

Ho notato che a ogni balcone c’è una parabola, a volte anche due. Chi vogliono ingannare con il divieto dei canali russi? Ho saputo che qui da noi c’è un club hokeystico giovanile che si chiama “Berkut”, diretto da oltre un anno da un allenatore professionista di Mosca: vanno orgogliosi del nome del club e non intendono cambiarlo. Tra l’altro, gli hokeysti hanno smesso di gridare “Gloria all’Ucraina – agli eroi gloria”, come l’anno scorso. Secondo testimoni, in Crimea molte donne possono infine permettersi di mangiare carne e di comprarsi qualche vestito, mentre gli uomini girano con le magliette con l’immagine di Putin e la scritta “A chi non piaccio, è libero di spararsi”. E qui: come si fa a vivere, a lavorare? L’infermiera Nadia oggi mi ha detto, in perfetto russo con un leggerissimo accento ucraino, che a quelli come me “bisogna schiacciare la testa vuota sul muro”, perché io sarei contro l’Ucraina.

Mi hanno dato un volantino con l’immagine di Putin tracciata in nero e la scritta “Noi, semplici credenti della setta di Geova, dichiariamo che Putin è Satana. Venite alla nostra riunione. Insieme salveremo l’Ucraina”. Poi era spiegato il perché della guerra in Ucraina: “le persone hanno scordato i comandamenti. Bevono, rubano, si drogano, fornicano e tutto questo l’hanno imparato da Putin”. I tempi e le leggende non cambiano. Negli anni ’30 i tedeschi sostenevano che Cristo era un autentico ariano. Nel XXI secolo è diventato ucraino. Ho gettato via dal guardaroba ogni capo di colore bruno. Un’anziana sul taxi collettivo: “Come posso pagare 2.400 grivne per le medicine, se ne ricevo 1.600?”. (1.500 grivne è considerato il minimo di sopravvivenza. Secondo i dati dell’Istituto ucraino di demografia e ricerche sociali, il 33% degli ucraini si trova oggi oltre il limite di povertà, contro il 22% del 2013).

Sono andata in negozio per una nuova giacca. La proprietaria mi ha detto che l’attività sta fallendo e lei se ne va a cercar di lavorare in Russia. Ieri notte alla stazione, mentre aspettavo conoscenti, ho visto molti mezzi-barboni, uomini e donne, che dormivano sulle sedie; la milizia non li manda via, perché non hanno dove andare: che mostri morali bisogna essere per dire alla gente di Lugansk che lavora a Kiev, che “lo stipendio glielo paghi Janukovič oppure si tolgano di mezzo”. Ma qui la metà della gente la pensa davvero così.

Continua…

Fabrizio Poggi

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