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Contro l’impeachment e l’ingerenza USA il movimento popolare brasiliano risponderà con lo sciopero generale

 

Dopo tre giorni di dibattiti, accuse, pagliacciate e molte bustarelle piene di Reais e di Dollari, domenica 17 aprile, 367 deputati del Parlamento federale hanno votato a favore del procedimento di Impeachment contro la presidentessa Dilma Roussef, mentre 137 si sono opposti, 7 si sono astenuti, mentre altri 2 hanno preferito allontanarsi da Brasilia per non essere coinvolti nel “golpe bianco di Mr. Cunha”.

Un risultato che, comunque era, in pratica scontato, poiché è dal 2015 che la destra e molti settori della borghesia brasiliana stavano facendo pressione sul governo, per riallineare l’economia de Brasile a quella degli Stati Uniti e, quindi, abbandonare il modello economico “Nuovo Sviluppo”, introdotto dall’ex-presidente Lula, nel 2003. Un cambio che, in realtà vuole far pagare ai lavoratori il prezzo di una crisi economica e finanziaria che, dal 2012, ha cominciato a fustigare impietosamente il Brasile. Inoltre, i liberisti del PSDB, non hanno mai accettato la sconfitta del 2014, quando Dilma Roussef aveva battuto per la seconda volta Aelcio Neves, soltanto per appena 1,5%.

Per questo, quando Eduardo Cunha del PMDB ha presentato l’impeachment per aggirare la sua condanna del Tribunale Supremo Federale per corruzione ed evasione fiscale, il PSDB dell’ex-presidente Fernando Henrique Cardoso ha subito appoggiato la formula fraudolenta dell’impeachment di Cunha, per riconquistare lo stato e quindi imporre ai 120 milioni di brasiliani le formule dell’ortodossia liberista. Infatti, quando la crisi internazionale si è abbattuta sull’economia brasiliana con il deprezzamento delle materie prime (minerarie e agricole) e poi con l’abbassamento del prezzo del petrolio, i liberisti del PSDB sono tornati all’attacco accusando il governo del PT di ostacolare la ripresa dell’economia, mantenendo inalterato il costo del lavoro, quello dei servizi pubblici, l’onere delle pensioni, l’eccessivo assistenzialismo sociale, per poi denunciare la mancanza di una “libertà di mercato “ nello sfruttamento delle risorse energetiche e minerarie.

Insomma, l’obiettivo del PSDB e di una parte della borghesia brasiliana è cercare, a tutti i costi, di ripristinare il modello economico liberista dei “Chicago Boys”.  Proprio quello che il binomio “borghesia/imperialismo” ha imposto negli anni settanta in tutti i paesi dell’America Latina con la truculenza dei colpi di stato. Un’esperienza che ha prodotto dei risultati economici codificati tra il mediocre e il catastrofico, soprattutto in Argentina e nello stesso Brasile, dove nel 1996 l’inflazione aveva raggiunto il 72% e il debito estero aveva sfondato il tetto del PIL.

Oggi, vista l’impossibilità di realizzare colpi di stato e considerato il rischio di provocare la furiosa reazione di processi di ribellione popolare che facilitano l’affermazione di progetti nazionalisti, potenzialmente rivoluzionari e anti-imperialisti – come, per esempio quello che si è verificato in Venezuela dopo il fallito colpo di Stato del 2202 -, le antenne dell’imperialismo orientano le forze del liberismo che non riescono ad affermarsi attraverso libere e democratiche elezioni, a praticare l’opposizione ad oltranza, fin tanto che la manipolazione mediatica riesce a far avanzar e giustificare la richiesta di un impeachment.

Una formula che ha avuto successo prima in Honduras per deporre il presidente Manuel Zelaya e poi in Paraguay per realizzare un vergognoso “golpe blanco” contro il presidente Fernando Lugo.

Quasi tutti, oggi riconoscono che l’impeachment è diventato un caso politico, però pochi affermano che il principale beneficiario della deposizione di Dilma Roussef sarebbe proprio il governo degli Stati Uniti del democratico Barak Obama. Infatti, il cambio nel “Palacio do Planalto” permetterebbe al governo degli Stati Uniti di liberarsi dell’ingombrante presenza di un governo progressista, molto influente in America Latina ed anche in Africa, amico dei governi dei paesi dell’ALBA e, quindi poco disposto ad accettare tutti i diktat della Casa Bianca.

Nello stesso tempo il cambio politico provocato con l’impeachment arresterebbe lo sviluppo delle relazioni commerciali del Brasile con la Cina e con la Russia, che negli ultimi otto anni hanno in pratica preso il posto occupato in precedenza dalle industrie statunitensi. In pratica, l’impeachment permetterebbe alle “eccellenze” di Washington di deporre silenziosamente un presidente eletto democraticamente da 53 milioni di persone e squalificare un partito come il PT (il Partito dei Lavoratori), che nell’immaginario emozionale della maggioranza della popolazione brasiliana è tuttora considerato l’unico partito capace di poter cambiare il Brasile per il meglio!

 

Gli USA e l’imbroglio dell’Impeachment

Negli ultimi sei mesi, nessun membro dello staff di Barak Obama ha pubblicamente commentato quello che stava succedendo in Brasile. Lo stesso Obama, quando si è incontrato con Macri non ha detto una sola parola sull’operato del governo del Brasile, mentre ha “sparlato” su quello del Venezuela, della Bolivia, dell’Equador, del Nicaragua, di Cuba, dell’Uruguay, arrivando, comunque a proferire minacce nei confronti di coloro che non vogliono accettare le regole del mercato e della competizione globale. Regole, che in realtà sarebbero quelle imposte dagli USA e dai conglomerati di Wall Street.

Un silenzio diplomatico che non è passato inosservato, anzi ha moltiplicato la curiosità. Così, dopo aver attentamente analizzato i media statunitensi e le informazione di Wikileaks, si è capito che il principale motivo di questo silenzio, era evitare che la sinistra brasiliana e le fonti stampa legate al governo del PT, dopo quello che era successo in Argentina con la vittoria di Maurizio Macri, associassero la campagna mediatica della TV Globo in favore dell’impeachment, con gli sforzi della Casa Bianca di ricondurre il Brasile sotto le ali dell’aquila imperiale. Per questo il NSA, ha ampliato le sue attività spionando non solo i membri del governo brasiliano, i sindacalisti e i dirigenti della sinistra, ma anche gli alti ufficiali dell’esercito, gli industriali, i ricercatori e i professori universitari professionalmente impegnati nella difesa della sovranità politica ed economica.

Un’attività che, alla fine del 2015, dimostrò l’interesse degli USA di voler promuovere un cambio politico in Brasile. Un’interferenza che risultò evidente quando scoppiò lo scandalo sulla corruzione nella Petrobrás, che la Polizia Federale realizzò con “L’Operazione Lavaggio a Gettito” (Operaçao Lava Jato) messa a punto, grazie, anche, a certe informazione riservate fornite dalle antenne della CIA, via il NSA.

Dopo questo scandalo, la Casa Bianca ammetteva che le relazioni con il Brasile erano divenute sempre più “complicate”, non solo perché la presidentessa non aveva mai perdonato alla Casa Bianca lo spionaggio delle sue telefonate da parte del NSA. Ma perché nell’ottobre del 2015, la Commissione della Verità cominciò a voler investigare il ruolo strategico della CIA e del Pentagono nel colpo di stato del 1964, per poi indagar anche i meccanismi dell’addestramento dei torturatori brasiliani e il suo uso “tout court” nell’Operazione Condor (1).

Sempre nell’ambito del confronto geo-politico Brasile/Stati Uniti, non possiamo dimenticare l’importanza geo-strategica della richiesta da parte del Brasile di occupare una poltrona nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Una rivendicazione che è divenuta costante fin dai tempi del primo governo di Lula e che dopo quattordici anni doveva essere soddisfatta proprio durante il secondo governo di Dilma Roussef.  Una richiesta che le “eccellenze” della Casa Bianca hanno sempre considerato “rischiosa per gli equilibri esistenti nel Consiglio di Sicurezza, perché il Brasile negli ultimi quattro anni aveva rafforzato le sue relazioni politiche con la Russia e la Cina attraverso la creazione dei BRICS”.

Questo era un ulteriore motivo per le “eccellenze” della Casa Bianca – subito dopo i risultati elettorali in Argentina e in Venezuela -, rompere tutti gli indugi e autorizzare la CIA a portare a termine “ una silenziosa azione eversiva” nei confronti del governo di Dilma Roussef, utilizzando, però “le componenti esterne e parallele”. Vale a dire i gruppi lobbisti, le strutture legate ai centri di ricerca, le fondazioni politiche, le ONGs e le numerose sette pentecostali statunitensi. Componenti di una struttura para-militare invisibile che ufficialmente non compromette il governo degli Stati Uniti, anche se esegue con efficacia cabalista gli orientamenti geo-strategici e geo-politici della Casa Bianca, riuscendo, per questo a minare, con maggiore facilità, la stabilità del governo di Dilma Roussef. Un’azione che si sviluppa monitorizzando i lider dei gruppi politici, disposti a scendere in campo contro il governo del PT e contro la candidatura di Inàzio Lula da Silva per le elezioni presidenziali del 2018.

 

Il ruolo delle “Organizaçoes Globo

E’ in questo scenario politico che la famiglia Marinho, proprietaria del gruppo mediatico “Organizaçoes Globo”, decide di intervenire investendo tutto il suo potenziale mediatico (giornale, riviste, agenzie stampa, radio e televisione) per veicolare una grande campagna di manipolazione in favore dell’impeachment contro la Presidentessa Dilma Roussef, contro il PT e, quindi, contro la candidatura di Lula. Bisogna dire che la famiglia Marinho non avrebbe mai accettato il rischio di perdere i contratti di pubblicità e il patrocinio culturale del governo federale, della Petrobrás, dell’Eletrobras, delle altre imprese pubbliche federali, ben come i contratti pubblicitari con i governi dei 25 stati e le migliaia di comuni, che garantiscono 72% del suo budget, senza avere le spalle coperte dalla sponsorizzazione politica della Casa Bianca e la garanzia dei banchieri di Wall Street.

A questo proposito è imperativo ricordare che quando la Casa Bianca, nel 1992, si è voluta disfare del corrotto e incapace presidente Fernando Collor de Mello, si è rivolta alla famiglia Marinho per mettere in piedi una campagna stampa in favore dell’impeachment. Nello stesso tempo la CIA consegnava alla Polizia Federale il dossier con le prove dei reati di i corruzione, evasione fiscale ed esportazione di valuta, di modo che in soli quattro mesi Collor de Mello fu deposto, per poi il suo consigliere truffaldino, Fernando Paulo César Farias, essere “misteriosamente” ucciso insieme alla fidanzata Susanna Marcolino.

Il link “Made in Usa” tra il gruppo “Organizaçoes Globo” e le “eccellenze” della Casa Bianca – sia esse repubblicane o democratiche -, è una relazione di lunga data, che si rafforzò nel 1963, quando il giornale “O Globo” fu il primo e il più incisivo a promuovere la campagna politica in favore del colpo di stato contro il presidente progressista, Joao Goulart, e l’unico che notiziò con dettagli la cronaca del colpo di stato che i militari sferrarono il 31 marzo del 1964 con l’appoggio della CIA e del Pentagono nell’ambito “dell’Operazione Brother Sam” (2).

Vale la pena ricordare che subito dopo il colpo di stato la direzione del Banco do Brasil autorizzò un super-prestito alle “Organizaçoes Globo” e il 25 luglio del 1965,dal nulla, nasceva la TV Globo, che diventava il “portavoce televisivo del governo militare” e di tutte le componenti oligarchiche della destra brasiliana. Per questo, i venti anni di dittatura militare hanno permesso alla TV Globo di diventare la quarta televisione del mondo, con un’affluenza di 120 milioni di telespettatori, grazie, soprattutto alle novelas!

 

L’attacco dei liberisti del PSDB

Bisogna riconoscere che l’interferenza politica delle “eccellenze” della Casa Bianca è una conseguenza delle pressioni esercitate dagli uomini di Wall Street che non tollerano più il modello economico lanciato nel 2003 dal presidente Lula. Per i conglomerati di Wall Street chiudere la fase del “desenvolvimentismo” è di estrema importanza perché significa permettere alle banche statunitensi e a quelle europee di spartirsi il favoloso mercato delle grandi banche pubbliche federali con la privatizzazione del Banco do Brasil e della Caxia Economica. Significa dare alle multinazionali energetiche la possibilità di appropriarsi del gigante petrochimico Petrobrás (3), della mastodontica diga Itaipu Binacional (4) , e, quindi privatizzare tutte le imprese che gestiscono la distribuzione dell’acqua e dell’energia elettrica, quali, per esempio l’Elettrobras e Furnas Centrais Eletricas. Inoltre con la fine del “novo desenvolvimento” tutte le multinazionali statunitensi legate all’agro-business, tra cui la Monsanto e la Cargill e quelle dell’industria dei beni di consumo, potrebbero recuperare quelle aree di mercato brasiliano che, in questi ultimi anni, avevano perso a causa della concorrenza cinese e, soprattutto, in funzione della nuova legislazione del governo petista che nei contratti firmati con il governo federale e le entità locali da priorità alle industrie nazionali.

Uno scenario che ha permesso al PSDB dell’ex-presidente Fernando Henrique Cardoso, di diventare il portaparola politico degli interessi delle multinazionali statunitensi in Brasile. Per esempio, l’ex governatore di Sao Paulo, José Serra, avrebbe già negoziato con la Exxon e la Chevron le nuove regole per lo sfruttamento dei blocchi Off-Shore. Una nuova normativa che praticamente disarma la legislazione sovrana che difende il settore petrolifero e che permetterà alle multinazionali di operare nel Pré Sal Atlantico in “condizioni più che favorevoli” e senza la necessaria collaborazione della Petrobrás.

E’ evidente che l’ex-governatore di Sao Paulo del PSDB ed anche ex-candidato alla presidenza, José Serra non avrebbe mai potuto proporre ai rappresentanti delle multinazionali il sezionamento dell’Off-Shore petrolifero brasiliano, senza avere la certezza che la campagna della TV Globo in favore dell’impeachment, era parte integrante di un progetto voluto dalla Casa Bianca per destabilizzazione il governo di Dilma Roussef.

Comunque, la certezza che la campagna mediatica e i falsi procedimenti giuridici per l’impeachment erano, in realtà, strumenti di un progetto eversivo disegnato in Washington e non speculazioni giornalistiche è apparsa, 24 ore dopo la votazione nella Camera dei Deputati, quando il senatore del PSDB, Aloysio Nunes – attuale presidente della Commissione del Senato per la Difesa – ha usato un jet privato per atterrare a Washington, dove era atteso dai direttori delle “componenti esterne e parallele”. Cioè i direttori dell’impresa lobbista Albright Stonebridge Group (5).

Questi, durante tre giorni, hanno condotto il senatore Aloysio Nunes in numerose riunioni, di cui si ha effettiva conoscenza di quelle realizzate con: a) il presidente e un membro del Comitato di Relazioni Internazionali del Senato, Bob Corker (repubblicano) e Ben Cardin (democratico);b) con il Sottosegretario di Stato e ex-ambasciatore degli USA in Brasile, Thomas Shannon; c) con la propria Madaleine Albright, ex Segretaria del Dipartimento Stato di Bill Clinton; d) con Carlos Gutierres, ex-Segretario per Commercio nel governo Bush.

Probabilmente, il viaggio del senatore Aloysio Nunes negli USA è stato il tassello definitivo del puzzle eversivo che gli USA hanno silenziosamente costruito in Brasile negli ultimi otto mesi. Infatti quando il giornalista statunitense di The Intercept, Glenn Greenwald, rivelava i tempi dell’agenda dei lobbisti dell’Albright Stonebridge Group, immediatamente il vice-presidente di Dilma, Michel Temer, ne prendeva le difese dichiarando al giornale “Folha de Sao Paulo” che “…Io ho inviato Aloysio Nunes negli USA per realizzare una controffensiva a livello di relazioni pubbliche prima che il sentimento anti-impeachment possa demoralizzare le istituzioni brasiliane…” .

Un comunicato che conferma il tradimento dei 59 deputati del PMDB e dello stesso vice-presidente Michel Temer, che nel mese di marzo affermò che non approvava la richiesta di impeachment formulata dal suo collega di partito, Eduardo Cunha, motivo per cui si sarebbe dimesso. Oggi, invece Michel Temer dimostra il contrario, rivalutando l’operato di Eduardo Cunha e cominciando a definire con Fernando Henrique e José Serra i termini di un’alleanza del PMDB con il PSDB, con cui convocare un nuovo governo capace di guidare il Brasile fin tanto che il presidente del Senato non deciderà se accettare o no, l’esito della votazione della Camera dei Deputati. Un governo “ad interim” che dovrebbe governare massimo 180 giorni , cioè il periodo in cui si dovrebbero realizzare le sedute dell’accusa e della difesa per permettere ai senatori di votare a favore o contro l’impeachment nei confronti di Dilma Roussef.

 

“Cunha, vocè è um gangster!

E ‘in questo modo che il deputato del PSOL (6) Grauber Braga ha commentato il suo voto, ripetendo, tra l’altro quello che i corrispondenti del “The New York Times” e del “Financial Times” avevano scritto alcuni giorni prima della votazione “…l’impeachment è eseguito per motivi politici e non corrisponde a quelle norme giuridiche del diritto costituzionale brasiliano che stabiliscono come e quando questo meccanismo deve intervenire nei confronti della presidentessa Dilma..”

Anche i principali giornali francesi, Le Monde e Liberacion ricordavano che dei 367 deputati che hanno votato  per l’impeachment, 111 sono attualmente implicati in indagini della polizia federale per corruzione e lavaggio di denaro e che grazie allo “status” di parlamentare non sono stati arrestati!

Basta pensare che il relatore dell’Impeachment, Eduardo Cunha – anche lui come Michel Temer ex-alleato del PT e di Dilma Roussef – nel mese di marzo è stato condannato dal Tribunale Superiore Federale per corruzione, mentre la Polizia Federale, in questi giorni ha scoperto che Cunha, oltre ad avere 3 conti correnti segreti in Svizzera, appare nella lista degli evasori fiscali legati allo schema del Panama Papers.

Dulcis in fundo: sempre secondo il The New York Times, “…il vice-presidente Michel Temer, è attualmente indagato per aver ricevuto una lauta percentuale per la vendita illegale di etanolo  a imprese statunitensi….”. Mentre l’emissario del PSDB negli USA , il senatore Aloysio Nunes, “…è stato denunciato da un industriale che afferma di aver depositato, in cambio di contratti con la Petrobrás, 500.000 reali  (circa 320.000 euro) nel c/c della campagna elettorale di Aloysio Nunes, che però nella dichiarazione dei redditi ne ha dichiarato solo 200.000…”. Per questo il “The Globe and Mail”,  nell’articolo del 19 aprile ricordava che”… dei 594 deputati , 318 sono stati accusati di corruzione mentre alla presidentessa Dilma non è stata rilevata nessuna accusa di corruzione…”.

Comunque la votazione dei 513 deputati ha dimostrato chiaramente il fallimento della teoria di “conciliaçao de classe” (conciliazione di classe) messa a punto da Lula. Infatti ,è sempre più evidente l’aperto tradimento di quei settori della borghesia e dei partiti politici che sono stati vicini al governo del PT e soltanto quando gli conveniva, nel cosiddetto periodo delle vacche grasse. Ai primi sentori di una crisi economica subito si sono gettati nelle braccia dell’imperialismo sperando di poter continuare ad avere maggiori privilegi e benefici!

I risultati della votazione nella Camera dei Deputati confermano questa tesi, giacché soltanto il PT, il PCdoB e il PSOL hanno votato in blocco contro l’impeachment. Dell’antica  alleanza fatta da Lula e poi rinnovata con l’elezione di Dilma Roussef, lo storico partito socialista (PSB) dell’ex-governatore Miguel Arraes – che rimase esiliato 10 anni in Algeri – 29 deputati hanno votato con la destra e 3 contro. Nel PDT, il partito del mitico governatore di Porto Alegre e poi di Rio de Janeiro, Leonel Brisola, 6 hanno accettato le mazzette di 100.000 reali offerte dai lobbisti della destra, mentre tredici hanno votato contro.  Nel PMDB, il partito del vice-presidente Michel Temer e del presidente della camera dei Deputati, Eduardo Cunha, 59 si sono allineati con la destra , 7 hanno votato contro e 1 si è astenuto.

Inutile dire che “TUTTI” i piccoli partiti regionali e quelli con deputati pentecostali che appoggiavano il governo hanno venduto il proprio voto alla Destra, ricevendo dai differenti lobbisti di gruppi industriali e di multinazionali il pagamento “cash” di 100.000 Reais (circa 30.000 euro). Secondo alcune stime i lobbisti, in meno di dodici ore, hanno depositato nei c/c dei deputati 26.000.000 di Reali equivalenti a 16.250.000 euro!

 

L’arma dello sciopero generale

Il 29 aprile, il Fronte Brasile Popolare e del Fronte Popolo Senza Paura realizzeranno in tutte le 25 capitali degli stati del Brasile delle manifestazioni per preparare la grande manifestazione del Primo maggio, in cui sarà deciso quando inizierà lo sciopero generale. Questo dovrebbe paralizzare il Brasile nei giorni in cui il presidente del Senato nominerà la commissione che dovrà decidere se accetta o no la relazione sul procedimento di impeachment votato nella Camera dei Deputati e quindi se considera validi  risultati di quella votazione.

Secondo Joao Pedro Stedile, lider del Movimento dei Sen Terra (MST): “…il Senato potrebbe rigettare la votazione della Camera dei Deputati perché la maggior parte dei senatori del PMDB, capitanati dall’ex-governatore dello stato di Paranà,  Roberto Requiao de Mello e Silva, sanno che la rottura con il governo di Dilma Roussef oltre a provocare una pericolosa crisi istituzionale, potrà mettere in moto una situazione di maggiore instabilità sociale. Fattori che secondo Requiao appesantiscono ancor più la crisi economica…”.

Comunque lo sciopero generale non si presenta facile, dal momento che durante 12 anni i governi del PT hanno fatto solo promesse ai lavoratori, silenziando i sindacati mentre soddisfacevano le richieste degli impresari. E’ vero, comunque che con i governi del PT la povertà assoluta è diminuita, però è anche vero che delle riforme economiche e sociali promesse nella campagne elettorali nessuna di queste è stata realizzata.

Per cui il problema, – ha ricordato il dirigente del Movimento dei Sen Terra – oggi, è convincere i lavoratori a scendere in piazza, per difendere lo stato e le conquiste democratiche. Infatti Dilma e il PT potranno recuperare dignità e credibilità politica soltanto se faranno un governo di sinistra, realizzando le riforme promesse nella campagna elettorale. Questo è quello che abbiamo detto a Dilma nella riunione che abbiamo fatto due giorni fa. E su questo contiamo di poter mobilizzare i lavoratori per lo sciopero generale…”

Oggi, lo scontro di classe è sostenuto soprattutto dai i settori militanti e politicamente avanzati come il MST, le 7 confederazioni sindacali, i gruppi organizzati del movimento popolare, oltre che ai partiti contrari all’impeachment, le ultime manifestazioni hanno dimostrato che in Brasile esiste una militanza disposta a difendere le conquiste della democrazia ed a impedire il ritorno del liberismo.

In questo conturbato contesto socio-politico ’interrogazione è sapere cosa faranno gli abitanti delle favelle delle megalopoli come Sao Paulo, Rio de Janeiro, Belo Orizonte, Porto Alegre, Salvador. Si tratta di milioni e milioni di persone, nella sua totalità lavoratori, disoccupati e sottoproletari, che sono continuamente corteggiati da tutti i pastori delle sette evangeliche, luterane, pentecostali, testimoni di Jowa, mormoni. Pastori che in questo momento stanno nelle favelas per divulgare nei propri fedeli “…la condanna di Dio a chi si unirà ai miscredenti del PT…”.

Uno scenario che ricorda il lontano 1964 quando il colpo di stato fu preceduto dalle manifestazioni degli integralisti cattolici che scesero in piazza invocando l’intervento dell’esercito“…per salvare Dio e la famiglia…”.

Una situazione che si rivela estremamente pericolosa per la democrazia e soprattutto per il movimento operaio, poiché se i pastori delle differenti sette evangeliche riusciranno a mantenere le favelle distanti dallo sciopero generale, poi i deputati evangelici che stanno in quasi tutti i partiti dell’opposizione, potranno rivendicare una maggiore presenza nel futuro governo della Destra per essere i nuovi garanti del controllo sociale e quindi usare l’integralismo pentecostale per imporre un nuovo ordine sociale di servitù al capitale “voluto da Dio”!

D’altra parte bisogna ricordare che il PT lulista ha delle grandi responsabilità nella crescita delle sette evangeliche all’interno dei partiti e soprattutto nelle favelas. In fatti nel 1998, Rio de Janeiro fu teatro di una degradante operazione politica del segretario del direttorio nazionale del PT, José Dirceu, appoggiata dallo stesso Lula. Infatti, le primarie del PT di Rio de Janeiro furono vinte dal candidato della sinistra, Wladimir Palmeira (7) che sconfiggeva la candidata di Lula, Benedita da Silva, afro-americana della favela Chapeu da Mangueira, legata alla setta evangelica dell’Assemblea di Dio.

Lula e Dirceu per accaparrarsi i voti degli evangelici  annullarono la votazione delle primarie, destituirono Wladimir Palmeira da candidato del PT a governatore dello stato di Rio de Janeiro per appoggiare il candidato del PDT, Anthony Garotinho, ugualmente legato all’Assemblea di Deus.

Un’operazione che ha contribuito a squalificare l’immagine del PT come partito della sinistra, rivelando i limiti della retorica lulista e quindi dell’opportunismo elettorale di José Dirceu. Elementi che in pochi anni diventarono una costante in tutto il PT, provocando l’uscita o l’abbandono del partito da parte dei militanti della sinistra.

Altra nota negativa è l’atteggiamento infantile e anche provocatorio del partito trotskista-morenista PSTU e  della sua centrale sindacale Conlutas, poiché sono stati gli unici nella sinistra che hanno brindato alla vittoria del procedimento di impeachment nei confronti di Dilma Roussef. E’ difficile spiegare perché il PSTU si sia collocato  al di là della barricata. Purtroppo non è la prima volta, visto che in passato si è distinto per ingiustamente Hugo Chavez e l’esperienza dell’ALBA.

Il problema è che l’affermazione dell’estremismo del PSTU morenista è una conseguenza del silenzio ideologico che il PT, in funzione della sua maggioranza socialdemocratica, ha imposto a tutto il movimento popolare. Infatti durante i primi otto anni del governo di Lula e poi nei sei anni di Dilma, non è stato fatto assolutamente nulla che potesse contribuire alla formazione politica, ideologica e culturale dei lavoratori e dei giovani.

Una massa di milioni e milioni di persone, in maggior parte afro-americani, giovani, lavoratori, studenti, che sono stati praticamente abbandonati nelle mani della TV Globo, che con le sue novelas e i suoi talk shows associati alla perenne capacità di manipolazione televisiva è riuscita a ristabilire il cosiddetto timore e rispetto canino per i signori “bianchi e ricchi” della Casagrande (8).

Una situazione che è peggiorata subito dopo la prima elezione di Lula quando il PT e la centrale sindacale CUT decisero di addormentare il conflitto di classe, lasciando alla TV Globo, alla TV Bandierante, al SBT e alla Record (la TV della setta evangelica Assemblea di Dio) il monopolio incontrastato della comunicazione.

Oggi la TV pubblica, TV Brasil, continua ad essere l’anatroccolo nero dell’audiovisuale brasiliano, mentre le poche TV comunitarie sopravvivono solo in alcune grandi città e con estremi sacrifici. Quindi, come ha ricordato Joao Pedro Stedile “…Stiamo preparando uno sciopero generale, cercando di mobilitare  le masse dei lavoratori e di popolari che, durante anni e anni, sono stati ingannati con il consumismo e le manipolazioni mediatiche. Per questo non sarà facile farli scendere nelle strade, perché molti di loro hanno paura. Ma non ci arrendiamo e continueremo a lottare sicuri che poi, alla fine il liberalismo sarà nuovamente sconfitto!…”

 

  • Achille Lollo è corrispondente in Italia del giornale “Brasil De Fato”, articolista internazionale del giornale web “Correio da Cidadania”, Editor del programma TV “Contrappunto Internazionale”. Collabora con “Contropiano” e con  la rivista “Nuestra America”.

 

Note:

(1)    L’ Operazione Condor, -vale a dire la caccia agli oppositori in tutto il continente latino americano, ma anche negli Stati Uniti ed in Europa, ufficialmente cominciò nel 1974, subito dopo il colpo di stato in Cile. Però esistono documenti che dimostrano l’esistenza di accordi bilaterali tra i servizi segreti e le polizie di Brasile, Paraguay, Bolivia e Uruguay, per la cattura stragiudiziale degli oppositori in fuga. I torturatori brasiliani, sono stati i primi ad essere addestrati dagli specialisti della CIA, a partire dal 1965 – tal come rivelò Dom Mitrione nel processo popolare realizzato dai Tupamaros in Uruguay . Per questo erano normalmente prestati per “trasmettere le loro esperienze investigative” ai militari dell’Uruguay, dell’Argentina e del Paraguay..

(2)    Nel 1962 cominciò l’Operazione Brother Sam con il graduale e silenzioso trasferimento nel nord-est e nel sud-est del Brasile di circa 5.000 militari con la qualifica di cooperanti  dell’USAID. In seguito, poco prima del golpe, la portaerei USS Forrestal  e due incrociatori attraccarono al largo del porto di Vittoria per dare appoggio logistico ai golpisti.

(3)    Nel 2011, la Petrobrás era considerata la quinta compagnia petrolifera nel ranking mondiale e la seconda in America Latina, con una produzione in Brasile di 2 milioni di barili al giorno, 21 raffinerie , un capitale valutato in 72 miliardi di dollari, un guadagno annuo di circa 11 miliardi, 81.111 lavoratori e la presenza in 25 paesi. Inoltre la Petrobrás detiene tutti gli studi geologici e il diritto di sfruttamento sull’Offshore del cosiddetto “Pre Sal Atlantico”, di cui le riserve calcolate superano il trilione di barili di petrolio e una quantità indefinita di gas.

(4)    La diga di Itaipù fu costruita nel 1967, ed è la più grande del mondo, con 20 unità di produzione che erogano 100 miliardi di kilowatts all’ora.

(5) La Albright Stonebridge Group è stata creata dall’ex Segretaria di Stato di Bill Clinton, Madeleine Albright, con la specifica funzione di fare da l link tra i rappresentanti politici dell’America latina, le “eccellenze” della Casa Bianca e  i differenti gruppi lobbistici che rappresentano gli interessi dei conglomerati, delle banche e delle multinazionali statunitensi.

(6)    Nel novembre del 2003, il direttorio del PT, in maggioranza composto da elementi della tendenza lulista Articolazione (Articulaçao) espelle dal partito i quattro parlamentari della sinistra del PT,  la senatrice Heloisa Helena, e di deputati Luciana Genro, Babà e Joao Fontes. Nel 2004, iniziano le riunioni dentro e fuori del PT per decidere il futuro delle tendenze della sinistra petista e nel mese di luglio sono raccolte le firme in tutto il Brasile per definire la formazione del partito PSOL (Partito del Socialismo  e della Libertà) che sarà ufficializzato dal Tribunale  Elettorale nel 2005.

(7)    Wladimir Palmeira fu il dirigente del movimento studentesco di Rio de Janeiro che nel 1968 organizzò la più grande manifestazione contro la dittatura militare coinvolgendo 100.000 giovani a Rio de Janeiro, diventando, quindi, il principale dirigente nazionale della resistenza, insieme appunto a José Dirceu che operava a Sao Paulo. Arrestato e torturato dai militari, fu liberato quando i guerriglieri dell’ALN e del MR8 sequestrarono l’ambasciatore degli Stati Uniti ottenendo la liberazione di 70 prigionieri politici.

(8) Nella storia politica del Brasile, la Casagrande rappresenta il potere dell’oligarchia coloniale che esercitò il suo potere nel territorio durante l’impero imponendo le dure condizioni della schiavitù. Poi con la Repubblica le oligarchie continuarono  ad esercitare il potere della casa grande soprattutto all’interno del Brasile, monopolizzando i partiti e quindi anche una parte del potere dello stato federale .

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