“Che Europa è quella che finanzia gruppi neofascisti e neonazisti in giro per il continente?, si sarà chiesto qualcuno imbattendosi in questa notizia. E’ l’Europa reale, cioè l’Unione Europea, al netto della propaganda, dei buoni sentimenti, dell’aura di democrazia e progresso di cui si circonda un progetto autoritario, antipopolare e antidemocratico al servizio delle suo oligarchie.
La notizia è questa, e parla da sola: il Parlamento Europeo ha deciso di finanziare la fondazione creata da una decina di gruppi e partiti di estrema destra di tutto il continente, aderenti alla cosiddetta “Alleanza per la pace e la libertà”, con la giustificazione che il coordinamento ha un raggio d’azione europeo.
Un regalo da ben 600 mila euro per quanto riguarda il solo 2016. All’interno dell’emiciclo di Strasburgo la APF (Alliance for peace and freedom) può contare su dieci eletti, coordinati dall’italiano Roberto Fiore, guida suprema di Forza Nuova. Nonostante la dizione rassicurante, oltre ai neofascisti italiani nel gruppo finanziato dal parlamento europeo ci sono i tre neonazisti ellenici eletti nelle liste di Alba Dorata, che il governo di Atene si è ben guardato dal mettere fuori legge nonostante l’arresto della maggior parte dei suoi dirigenti e deputati finiti in manette dopo l’assassinio del rapper antifascista Pavlos Fissas e accusati di reati gravissimi di tutti i tipi. Segretario generale del coordinamento delle destre neofasciste, populiste, xenofobe e antisemite a Strasburgo è lo svedese Stefan Jacobsson, leader dell’ex (?) partito neonazista locale e sostenitore della supremazia bianca. Dell’allegra brigata fanno parte anche gruppi estremisti belgi – guidati da Hervè Van Laethem (più volte condannato in patria per razzismo e convinto negazionista) e tedeschi: oltre alla Fondazione “Europa Terra Nostra” anche il Partito Nazionaldemocratico, storico partito neonazista che ben 5 governatori di Lander della Repubblica Federale avevano chiesto di mettere fuori legge, anche in questo caso inascoltati. E poi ci sono i franchisti spagnoli di Democracia Nacional, gli inglesi di British Unity, gli slovacchi di Kotleba. Non ha eletti a Strasburgo il vecchio leader della destra neofascista francese Jean Marie Le Pen, che ha però esplicitato il suo appoggio all’APF dopo la rottura con la figlia Marine.
Per ricevere i finanziamenti dall’Europarlamento, fanno notare alcuni, occorre rispettare i principi di «libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani, libertà fondamentali e stato di diritto», almeno così recita la normativa sui finanziamenti dell’Unione Europea ai partiti europei che abbiano dimensione sovranazionale. Ma a quanto pare a Bruxelles interessa soprattutto che le formazioni e le fondazioni che aspirano alle sovvenzioni – la nuova legge varata nel 2014 entrerà in vigore a gennaio del 2017 – rispettino in particolare un «prerequisito»: il «rispetto per i valori europei sanciti dall’articolo 2 dei Trattati». Insomma basta che i partiti riempiti di soldi siano europeisti, poi se hanno una ideologia neonazista, o se i propri militanti si dedicano alle aggressioni contro migranti, gay, attivisti di sinistra, artisti, come in Grecia, pazienza. Per essere europeisti quelli dell’Alleanza per la Pace e la Libertà lo sono, a modo loro ovviamente. Il Partito europeo infatti si propone di riunire tutte le formazioni ‘nazionaliste’ del continente, a partire da una visione xenofoba, autoritaria e anticomunista. Al di là della loro retorica euroscettica – visto che la sinistra radicale sostiene l’Ue, le destre estreme cercano di strumentalizzare il malcontento popolare nei confronti delle politiche di Bruxelles e dei diktat della troika – la formazione guidata da Fiore e Jacobsson aspira a ricostruire l’Ue sui valori greci, romani e cristiani (!).
Qualche parlamentare europeo ha chiesto ai fautori del regalo all’estrema destra – si tratta del Bureau, il massimo organo decisionale amministrativo dell’Eurocamera, composto dal presidente Martin Schulz, 14 vicepresidenti (tra i quali gli italiani Antonio Tajani e David Sassoli) e cinque questori – il perché delle decisione di finanziare una famiglia politica di questo tipo. La risposta è stata che si tratta di partiti come gli altri e che non ci si può certo mettere a controllare i programmi e le dichiarazioni dei singoli eurodeputati.
D’altronde l’Unione Europea non ha esitato a sostenere un colpo di stato in Ucraina realizzato da formazione ultranazionaliste e neonaziste alcune delle quali sono state poi cooptate nei governi nazionale e locali o addirittura all’interno degli alti gradi delle forze armate di Kiev.
La strada per impedire che gli formazioni di estrema destra ricevano finanziamenti pubblici a livello continentale esiste: il regolamento dell’Europarlamento prevede infatti che la decisione di erogare i 600 mila euro annui possa essere bloccata grazie a un ricorso presentato da almeno un quarto degli europarlamentari, rappresentativi di almeno tre gruppi parlamentari. Vedremo…
Luca Fiore
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