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Francia, Hollande minaccia di vietare le manifestazioni

All’indomani della imponente prova di forza dei sindacati e delle organizzazioni sociali e politiche di sinistra francesi, che martedì hanno portato in piazza più di un milione di manifestanti in una giornata costellata di scioperi e blocchi, il governo francese ha deciso di rispondere mostrando denti, muscoli e artigli.
Il presidente francese Francois Hollande ha detto che le manifestazioni potrebbero essere vietate nei prossimi giorni in Francia nel caso in cui non potesse essere garantita la sicurezza di beni e persone. “Nel momento in cui la Francia ospita l’Eurocoppa, in cui deve far fronte al terrorismo, non si potranno dare più autorizzazioni a manifestare se le condizioni per la sicurezza delle persone e dei beni pubblici non potranno essere garantite”, ha dichiarato da parte sua il portavoce del governo socialista Stéphane Le Foll.

Il tentativo dell’esecutivo Valls e della stampa mainstream francese ed internazionale, d’altronde, è stato chiaro fin dal primo pomeriggio del 14 giugno: puntare a dare risalto agli scontri tra alcune centinaia di manifestanti appartenenti ai gruppi anarchici e autonomi e la polizia per cancellare la rilevanza di una giornata di lotta che, a distanza di più di tre mesi dall’inizio della mobilitazione contro la Loi Travail, dimostra la consistenza e la tenuta del fronte del No. In alcuni casi, martedì, agli scontri di Parigi hanno partecipato anche alcuni gruppi di dockers, gli arrabbiatissimi lavoratori portuali arrivati da Le Havre e Marsiglia, proprio mentre nella città occitana scendevano in piazza più di centomila lavoratori e giovani (vedi video).

Da tempo ormai l’esecutivo e i vari addentellati socialisti in ambito mediatico e politico puntano a criminalizzare e ad isolare il sindacato Cgt, che il primo ministro Manuel Valls accusa esplicitamente di non aver bloccato i gruppi che martedì hanno attaccato alcuni negozi di lusso del centro, lanciato la pavimentazione stradale contro i celerini e rotto i vetri dell’ospedale pediatrico Necker (episodio che ha suscitato forte indignazione anche tra i manifestanti) durante gli scontri con le forze dell’ordine saldatisi con decine di feriti e arresti.

E poi Hollande, come visto, ha minacciato di vietare nuovi cortei se la Cgt non sarà in grado di offrire ‘maggiori garanzie di sicurezza’. Valls ha poi esplicitamente chiesto al sindacato a capo della protesta contro l’odiosa legge di non celebrare più manifestazioni nella capitale francese. “Chiedo alla Cgt di non più organizzare questo tipo di manifestazioni a Parigi. Noi agiremo di conseguenza, caso per caso, perché sapete che non è possibile pronunciare una proibizione generale” ha detto il primo ministro parlando ad una radio pubblica.


Ma in un comunicato la direzione della Cgt, che pure nei mesi scorsi ha schierato il proprio servizio d’ordine per impedire che alcuni cortei degenerassero in scontri evidentemente non desiderati dal sindacato, ha affermato che è responsabilità del governo e delle autorità di pubblica sicurezza garantire l’ordine. Anche la direzione di Force Ouvriere ha risposto a tono; il suo segretario, Jean-Claude Mailly, ha chiesto sarcasticamente in che modo il governo sia riuscito ad assicurare la sicurezza dei cittadini a Marsiglia, riferendosi agli scontri tra ultrà russi e inglesi.


La destra, che sente già la vittoria in tasca in vista delle elezioni dell’anno prossimo, attacca il governo da posizioni ancora più intransigenti, cercando di sobillare la Confindustria che già accusa Valls e Hollande di mano poco ferma e di aver snaturato il Jobs Act francese al quale il Medef puntava con forza. Ieri il probabile candidato del centrodestra alle presidenziali, Nicolas Sarkozy, ha proposto che alla Cgt venga addebitata la responsabilità civile e penale, oltre che morale e politica, dell’attacco all’ospedale Necker da parte di alcuni incappucciati.


La realtà è che la polemica sulla sicurezza e la criminalizzazione della Cgt innescata dal governo sta a dimostrare che i socialisti guidati da Manuel Valls non hanno evidentemente alcuna intenzione di aprire una trattativa con i sindacati, e men che meno di ritirare la legge El Khomri che rende più facili e meno costosi per le imprese i licenziamenti, precarizza il mondo del lavoro e concede priorità ai contratti aziendali rispetto a quelli nazionali di categoria.


Il clima, in vista del programmato incontro di domani tra il leader della Cgt Philippe Martinez e la ministra del lavoro Myriam El Khomri sembra quindi molto teso, e non è detto che coloro che sostengono la trattativa, dentro il Partito Socialista e dentro i sindacati, riescano ad avvicinare le posizioni dei contendenti.

Marco Santopadre

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