I media principali ripetono tutti le stesse cose, quasi nello stesso ordine e senza sostanziali differenze di inquadramento dellle notizia. Soprattutto per quanto riguarda le questioni strategiche internazionali, visto che lo schierarsi prevale addirittura su qualsiasi considerazione di ineresse, Anche economico.
I piccoli giornali di servizio (ma anche il più grande del settore, ossia IlSole24Ore) dirazzano invece spesso da questo cliché, visto che la loro funzione è dare informazioni veritiere a un pubblico selezionato di agenti economici. Gente che è già “schierata”, insomma, che non va indottrinta su chi abbia ragione o torto, ma pretende di poter fare affari con qualche certezza.
Capita così che il piccolo Italia Oggi vada ad intervistare un ex ministro russo, del giro stretto degli amici di Putin, sfruculiandolo proprio sul tema delle sanzioni economiche alla Russia, imposte da Washington e sponsorizzate soprattutto da Berlino.
Quel che viene fuori è un quadretto illuminante su cosa accade quando si pendono detrminate decisioni che sembrano ufficialmente dettate da motivi “morali” (le sanzioni a Mosca sono conseguenti al golpe filo-occidentale in Ucraina e all'autodeterminazione dichiarata dal Donbass oltre che all'annessione della Crimea), ma che – come sempre – nascondono interessi molto diversi.
“Sanzioni a Mosca? Sono contro l'Italia”, spiega Aleksander Shokhin, dal 2005 presidente dell'Unione degli industriali e degli imprenditori russi, ex ministro del lavoro e vice premier dal 1991 al 1993, quindi primo vice premier e ministro dell'economia nel 1994, poi ancora vice premier nel 1998.
“Teoria del complotto”, griderebbero quelli del Corriere o di Repubblica. E invece il miliardario Shokhin elenca numeri e fatti: «Nonostante le tensioni con gli Stati Uniti, abbiamo notato che gli scambi commerciali Usa-Russia sono raddoppiati». E lo stesso si può dire di berlino, che pure figura tra i principali sponsor europei delle sanzioni: alla fine «le principali commesse vanno ai tedeschi. La riprova? «Il Nord Stream, a cui le aziende tedesche partecipano alla grande, ha avuto la meglio sul South Stream, a cui gli italiani non possono partecipare». Insomma, «Noi russi abbiamo la sensazione che tutte queste tensioni con Mosca servano a Stati Uniti e Germania per fare terra bruciata dei loro concorrenti».
Il parallelo con le politiche di austerità dovrebbe venir immediatamente in testa a qualsiasi osservatore dotato di cervello. Così come ne viene distrutta l'immagine di "salvatori della patria" strombazzata da certi presidenti del consiglio che, a livello di accordi internazionali, firmano qualsiasi cosa proposta dal potente di turno, senza neanche leggerla e dunque senza calcolare le ricadute negative per la struttura produttiva del paese, già semidemolita.
Certo, queste cose da Repubblica non riuscirete mai a saperle…
Qui di seguito i passaggi fondamentali dell'intervista realizzata da Luigi Chiarello.
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Domanda. Come procede in Russia la quarta rivoluzione industriale, nota come 4.0?
Risposta. Bisogna capire cosa s'intenda per quarta rivoluzione industriale. C'è chi ritiene che i processi di automatizzazione industriale in corso siano in realtà la terza rivoluzione industriale, mentre la quarta è nell'affermarsi dell'intelletto artificiale.
D. Puntualizzazione che dice molto. A che punto è allora il processo di digitalizzazione e automazione delle imprese russe?
R. Nel periodo del boom economico vissuto dalla Russia prima del 2008, con tassi di crescita del comparto industriale del 6-7% l'anno, molte fabbriche si sono rinnovate, implementando impianti ultra-innovativi. Eravamo indietro, ma dopo le innovazioni ci siamo posizionati in testa a livello mondiale.
D. Avete investito in robotica e software?
R. Molte fabbriche, specie le più grandi che operano nei settori strategici del Paese, hanno implementato robotica e software. Gli impianti tecnologici di ultima generazione sono stati quasi tutti importati dall'Unione europea, anche grazie a finanziamenti all'acquisto concessi dallo stato. Otto-dieci anni fa gli investimenti sono stati enormi: Gli istituti statali hanno dato una mano alla grande industria, decidendo anche in quali comparti dovessero essere concentrati i maggiori investimenti.
D. In quali?
R. Una grande corporation russa, dedita alle nanotecnologie, ha creato un centro hi-tech per sostenerne la penetrazione nel manifatturiero. A Skolkovo, nei pressi di Mosca, è sorta una specie di Silicon Valley. È nata anche una venture company russa per finanziare start up, mentre un'apposita fondazione ha iniziato a raccogliere progetti per lo sviluppo su Internet; cosa che ha consentito di trattenere i migliori cervelli informatici russi, portandoli a sviluppare fino ad oggi un centinaio di progetti informatici di rilievo.
D. E ora a che punto siamo?
R. L'ultimo progetto approvato dal presidente russo Vladimir Putin è un'iniziativa nata per promuovere nel paese l'Industria 4.0. Da un mese è stata istituita una nuova agenzia governativa di sviluppo tecnologico. Io sono un membro del consiglio osservatore. Sul tavolo ci sono già molti progetti di business. La mission dell'agenzia è capire di cosa avrà bisogno l'industria russa nel 2030. Quindi, non ci occupiamo dell'attuale livello tecnologico, ma di prevedere come evolverà il comparto e di come dotarci della tecnologia necessaria per essere sempre più competitivi.
D. Ci spieghi meglio.
R. Cerchiamo di capire quali prodotti avranno una capacità minima di vendita superiore ai 100 miliardi l'anno. In sostanza, l'agenzia lavora per attrarre investimenti sulle tipologie di prodotto, che hanno i più elevati potenziali di sviluppo. C'è anche l'idea di far sviluppare questi prodotti in rete, così da farli entrare in tutte le sfere dell'economia russa. In sostanza, dovranno diventare «prodotti-network».
D. E come fate?
R. Abbiamo selezionato alcune categorie strategiche. Nel nome di ogni categoria abbiamo inserito il termine net. Per l'automotive, ad esempio, parliamo di autonet; si tratta di un progetto per sviluppare auto senza pilota. Stessa cosa per gli aerei senza pilota; il progetto si chiama aeronet. Per i progetti su neurochirurgia e intelletto artificiale la categoria si chiama neuronet . Poi c'è farmanet, per la ricerca farmaceutica, specie quella oncologica.
D. I progetti vengono sviluppati presso questa agenzia governativa?
R. Putin ha approvato le direzioni strategiche e anche alcuni progetti. Lo stato russo, da parte sua, investe in alcuni di essi. L'agenzia, invece, va a caccia e, poi, seleziona i progetti più appetibili da inserire nelle linee strategiche di sviluppo industriale. Li coordina e punta ad attrarre investitori.
D. Che genere di sussidi mette a disposizione Mosca?
R. Per gli investimenti sviluppati da imprese estere non si può parlare di sussidi veri e propri. Ma ogni investitore estero ha lo stesso trattamento dei suoi competitor russi. C'è parità di trattamento per tutti i player, interni ed esteri, che intendano investire nella nostra economia.
D. Ma ci sarà pure uno strumento attrattivo.
R. C'è il contratto di investimento speciale: consente ad una compagnia che realizza un investimento tecnologico in Russia di avere la garanzia di contratti di acquisto da parte dello stato. In sostanza, è una fornitura assicurata a priori, per la società. Straniera o meno che sia. La prima compagnia ad aver ottenuto un contratto di questo tipo è tedesca; si tratta di Claas che sta ultimando la costruzione di una fabbrica a Krasnodar.
D. Praticamente è una garanzia di vendita?
R. Esatto, ma attenzione: si sta parlando di prodotti sviluppati da società dall'elevatissimo livello tecnologico. Per incassare questa garanzia i prodotti devono dimostrare elevate potenzialità di commercializzazione, anche nei paesi terzi. In questa fase ci sono diverse società sul mercato russo, che vogliono ottenere queste garanzie di vendita dal Cremlino.
D. La Russia si è dimostrata sempre competitiva nell'aero-spaziale e spesso nel siderurgico. Ultimamente anche nel software; penso a un player come Kaspersky. Esistono produzioni russe così competitive all'estero da incassare simili commesse?
R. Nel siderurgico c'è un esempio classico: nella produzione di tubazioni c'è una grossa società russa, con due stabilimenti nell'Unione europea e quattro negli Stati Uniti. Ha il suo quartier generale a Houston, in Texas. Si chiama TMK; tutto lo sviluppo tecnologico che fa negli States viene importato in Russia. Io sono membro del consiglio direttivo di questa società. La copertura interna dei tubi la stiamo facendo in cooperazione con la corporation per le nanotecnologie di cui parlavo prima; è una copertura nanotech. Il livello tecnologico raggiunto da questo prodotto è così elevato da ambire a incassare commesse da ExxonMobil. E non solo da compagnie russe come Rosneft.
D. Ma come? Si fa un gran parlare di nuova guerra fredda e poi c'è un business così intrecciato tra Russia e Usa?
R. Importiamo tecnologie dagli Usa, ma non impiantistica. Produciamo più oleodotti che gasdotti, ma anche tubazioni di diametro elevato. Partecipiamo al Nord Stream. Siamo presenti dall'Artico al Golfo persico, persino in Canada.
D. Allora la dico diversamente: Angela Merkel guida il fronte più duro in Europa a favore delle sanzioni contro la Russia. Eppure, la Germania è il Paese che incassa maggiori commesse dai russi e ha le relazioni economicamente più rilevanti con Mosca. Guardi al Nord Stream, ad esempio; è stato preferito al South Stream. Così, il grosso delle forniture di gas russo all'Europa passeranno dal Nord.
R. Beh, le dico anche un'altra cosa, oltre a questa. Nonostante la politica degli Stati Uniti verso la Russia, nonostante tutte le tensioni in corso, abbiamo notato che gli scambi economici tra Usa e Russia sono raddoppiati, rispetto a quelli con i paesi europei. Loro, gli americani, hanno ottenuto di più (ride). Insomma, abbiamo l'impressione che tutto questo gioco di sanzioni sia fatto per isolare i concorrenti; così Germania e Usa rimarranno soli a competere. Le compagnie italiane, ad esempio, non possono partecipare al South stream, ma la Germania partecipa alla grande del Nord Stream.
D. Però Putin ha preferito il Nord Stream al South Stream.
R. Se la Bulgaria avesse detto si al South Stream poteva andare diversamente. Certo, poi c'è il problema che l'Unione europea è andata in pressing su Sofia. Se Sofia avesse dato via libera, avrebbe perso il suo budget…
D. Cosa ne pensa dell'apertura dell'ad e dg di Leonardo-Finmeccanica, Mauro Moretti, a cooperare per la ricerca di idrocarburi nell'Artico? Ha annunciato la possibile fornitura a Rosneft e Rostek degli elicotteri 189, considerandola «l'occasione per provare a rendere più flessibili i rapporti con la Russia».
R. Con Finmeccanica abbiamo sempre lavorato bene. E' stata sempre nei nostri progetti e ha lavorato con Rosfnet. Mentre non si può dire lo stesso per Eni ed Enel. Finmeccanica voleva anche partecipare alla nostra produzione militare. E oggi parliamo di elicotteri. Comunque, i progetti comuni nell'Artico, da sviluppare con Finmeccanica, sono molto interessanti. Soprattutto in chiave clima
D. Clima?
R. Le sanzioni climatiche decise a Parigi bloccano il nostro progresso. Sulle attività in Artico ci auguriamo vengano cancellate. Tutte le sanzioni legate all'impatto ambientale vanno cancellate; il clima è di tutti! In Russia, poi, è stata approvata una legge legata a industria ed ecologia, che prevede l'implementazione delle migliori tecnologie di sviluppo. Abbiamo adottato uno standard normativo europeo; se le tecnologie che puntiamo a implementare non sono in linea con i più elevati standard di sostenibilità a livello mondiale, non potremo usarle. E tra dieci anni, le fabbriche russe non ancora a posto con questi criteri saranno chiuse.
D. Di che parametri si tratta?
R. Sono standard che impattano su ecologia, produzione ed efficienza energetica. Abbiamo fatto di tutto in Russia per stimolare i nostri produttori a cambiare i processi. Ci sono sanzioni salate per i produttori.
D. Torniamo a bomba. A che punto siete con quella che all'inizio abbiamo definito quarta rivoluzione industriale, quella dell'intelligenza artificiale?
R. Di sicuro non siamo davanti a tutti (ride). Abbiamo due grandi computer: uno nell'Università di Mosca, l'altro nel Centro nucleare di Sarova. Ma abbiamo appena scoperto che i cinesi hanno prodotto un loro super computer che, in potenza e velocità, è superiore ai nostri di ben cinque volte. Abbiamo il forte timore che l'intelletto artificiale avrà gli occhi a mandorla. Per questo dobbiamo collaborare!
D. Ma adesso siete alleati dei cinesi.
R. No, no i cinesi hanno una particolarità a livello genetico (scherza): hanno tutti lo stesso gruppo sanguigno. Perciò, nonostante si mescolino agli altri popoli questo gruppo sanguigno rimane. E loro restano sempre cinesi (ride)… Ma questa non è intelligenza artificiale.
D. Diffidate dei cinesi?
R. Non è semplice lavorare con loro. Noi russi apparteniamo a una cultura diversa, più europea. La stragrande maggioranza delle imprese russe vorrebbe mantenere una partnership forte con gli europei. Se però le sanzioni proseguiranno e continueranno a lungo, i cinesi, che riflettono molto, avranno anche il tempo di venire in Russia e conquistare la leadership in fatto di partenariato.
D. Beh, in Italia sono già arrivati. Hanno anche quasi acquistato tutte e due le squadre di calcio di Milano.
R. La nostra parte orientale è popolata da soli sette milioni di abitanti. Non è urbanizzata. La più vicina provincia cinese ha cento mln di abitanti. Arriveranno sicuramente. E in un paio d'anni occuperanno tutto il territorio. Ci faranno fuori tutti (ride)!
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