L’Isis controllerebbe ormai solo il 15 per cento del territorio della provincia irachena di Mosul. A dichiararlo alla testata russa Sputnik è l’ambasciatore iracheno a Mosca, Haidar Hadi. “Due anni fa Daesh controllava il 40 per cento del territorio iracheno, attualmente controlla solo il 15 per cento della provincia di Mosul”, ha detto Hadi. Fonti della Difesa americana dichiarano invece che lo sceicco Al Baghdadi, ritenuto la guida dell’Isis “Ha probabilmente lasciato Mosul prima che la città e Tal Afar venissero isolate dalle forze irachene”, ha spiegato il responsabile statunitense a condizione di anonimato. Secondo le stime ONU, circa 750.000 persone restano intrappolate nella zona ovest della roccaforte jihadista, mentre almeno 45mila sarebbero riusciti a fuggire dalla città.
A Mosul, dodici persone, tra cui donne e bambini, sono state ricoverate nei giorni scorsi con gravi sintomi di esposizione ad armi chimiche. La denuncia arriva dall’Oms che ha attivato con le autorità sanitarie locali “un piano di emergenza per trattare in modo sicuro uomini, donne e bambini che possono essere esposti a sostanze chimiche altamente tossiche”, ha detto l'agenzia delle Nazioni Unite in un comunicato. Questa volta ad essere accusati di aver usato armi chimiche sono i miliziani jihadisti dell’Isis arroccati nella città. Una versione che che cambia continuamente a seconda degli scenari. Se ad attaccare le roccaforti dell’Isis sono i russi o le truppe governative le accuse si rovesciano su queste ultime, se ad attaccare sono gli Usa, la narrazione dell’orrore si dispiega sui miliziani dell’Isis.
Gli Usa di Trump adesso si apprestano infatti ad intervenire massicciamente sul piano militare in Iraq ma anche ridosso in Siria. La Cnn riferisce che un gruppo di marines statunitensi è gia' arrivato nel nord della Siria per sostenere le forze turche e le milizie anti-Assad che si apprestano a lanciare l'offensiva verso la città siriana di Raqqa in mano all'Isis. Il problema è che anche i guerriglieri curdi intendono liberare Raqqa per consolidare il loro progetto di confederazione democratica, una ipotesi questa osteggiata dalla Turchia che, insieme agli USA e ai ribelli siriani, vorrebbe battere sul tempo i curdi.
I marines giunti in Siria – riporta il Washington Post – erano gia' dispiegati nella regione sulle navi Usa nel Golfo Persico. Secondo la Reuters altri soldati Usa arriveranno prossimamente nella regione, per l’intervento militare sul territorio siriano.
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