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“Macron? E’ la fine dello stato sociale e della République”

La Francia è stata avviata durante le presidenze di Hollande e Sarkozy sulla strada degli altri paesi deboli dell'Unione Europea. Ma l'impressione della grandeur e la realtà dello stato sociale erano rimaste in piedi nonostante i colpi di maglio assestati. Ora, con la scelta di Emmanuel Macron, sembra sul punto di bruciare le tappe. Intervista a Cristina, da anni a Parigi, che dà un quadro molto "familiare", secondo il nostro punto di vista. I popoli d'Europa hanno ora l'occasione di cominciare ad unificare ciò che il capitale vorrebbe sapientemente dividere…

Intervista realizzata da Radio Città Aperta.

Il nostro spazio di approfondimento oggi è dedicato alla situazione in Francia nei giorni immediatamente successivi alle elezioni. Si è parlato moltissimo e si parla ancora del risultato elettorale francese, con tutti che sembrano essere un po' impazziti per questo personaggio, Macron, che ha vinto il ballottaggio ed è quindi il nuovo presidente della Repubblica francese. In realtà ci piacerebbe un po' più analizzare la sua figura e, in generale, la situazione in Francia. Per farlo abbiamo un prezioso contributo, una corrispondenza da parte di Cristina, un’italiana che vive a Parigi da diversi anni e che sicuramente, potrà in qualche modo darci notizie e informazioni più precise. Buongiorno. Come stai prima di tutto?

Come si può stare con i tempi bui che corrono…

 

Come si può stare insomma dopo un ballottaggio tra un personaggio come Macron e una come Marine Le Pen. Giusto?

Quindi tra una persona che è il fascismo, anche se riverniciato ma è fascismo dichiarato, con tutti i corollari come la xenofobia, il protezionismo di antica memoria, ecc, e Macron, che è l'uomo della finanza e del liberalismo che ormai i paesi occidentali conoscono da qualche decennio. L'uomo dell'Europa e quindi della governance dell'Europa sulle economie di tutti i paesi che ne fanno parte. E’ l'uomo del Medef, ossia la Confindustria francese, quindi del grande capitale finanziario. Uno che non farà altro che continuare le politiche che caratterizzano non solo la Francia, ma tutti i paesi europei – e ancora neanche solo europei – da qualche decennio. Macron è stato quello che, qualche anno fa, ha prodotto la prima legge sul lavoro… Un po' quello in Italia credo che si è chiamato Jobs act…

 

Sì, esatto …

… e che ha suscitato delle enormi manifestazioni…

 

Le «Notti in piedi» giusto? Tutto il movimento contro la legge sul lavoro, credo che si chiamasse forse le notti in piedi, una cosa del genere …

Sì, ci sono state anche le Nuit de bout, le «Notti in piedi», ma non solo. C'è stato un movimento sociale e sindacale che si è espresso con manifestazioni numerose e importanti. In più di questo movimento che cerca altri modi di fare, altri modi di essere, altri modi di esprimersi, che fa un po' eco all'esperienza dei vari occupy…

 

da Wall Street in poi…

Esattamente. Quindi lui è stato il padre della flexibilitation, la flessibilità. Ossia la vigilia della deregolamentazione dei contratti di lavoro, quindi – come si dice qua – la fine del contratto a tempo indeterminato…

 

E' una cosa molto simile a quella che è successa nel corso degli anni in Italia. In effetti, come dicevi, le politiche che sostiene sono quelle che in tutta Europa ormai conosciamo, e Macron le incarna alla perfezione…

Assolutamente… Quindi la flessibilità, la fine annunciata del contratto a tempo indeterminato, la logica “gestionaria” in tutte le amministrazioni… L’attacco alla securité sociale… Ossia il sistema sanitario sottomesso a logiche di equilibrio finanziario, che significa diminuzione del personale, diminuzione della qualità del sevizio sanitario e peggioramento delle condizioni per le persone che sono in ospedale, per gli anziani che stanno in istituti… Situazioni che sono gravi e importanti, che si avvicinano al “maltrattamento”, magari non voluto, ma per la mancanza di personale e di mezzi materiali, finanziari. Ti sto parlando di cose che qui si vivono quotidianamente come problemi importanti, come problemi maggiori, come problemi che vengono a galla…

 

La Francia ha una tradizione di stato sociale molto importante, quindi vederlo via via smantellato, pezzo dopo pezzo, è abbastanza inquietante. Prima facevi riferimento a tutti quei movimenti che già i tempi non sospetti si opposero, in particolare, alla legge sul lavoro voluta da Macron. Come credi che si comporteranno e che affronteranno questa nuova sfida da qui ai prossimi anni, possiamo dire ora

Non possiamo neanche immaginare che ci sia un grosso movimento sociale che attacca frontalmente queste politiche. Purtroppo non è assolutamente questo il quadro. Ci sono 11 milioni di persone che hanno votato Marine Le Pen, c'è questo “populismo” di cui si parla e che ancora una volta non riguarda solo la Francia… Marine Le Pen è quella che, in termini di obiettivi, ha parlato di riportare la pensione a 60 anni, ossia parla di obiettivi che sono sentiti; e c'è ancora una volta, non da oggi, questa tendenza dei più precari, dei più diseredati, della enorme quantità di disoccupati, di tendere a destra. Io spesso dico: è una situazione che puzza di anni '30. E quindi – è la mia valutazione personale, ma ha dei riscontri – le classi popolari da una parte tendono verso il “populismo”, e dall'altra cè un'altra tendenza, terribile, che è: più si è precari, più non si riesce a trovare lavoro, più bisogna sviluppare l'arte di arrangiarsi, e più si diventa, si beve, si ingurgita questa ideologia delle deregolazione stile Uber… Quando si parla di uberizzazione, come avviene qui, capite di che cosa si tratta?

 

Se provi a spiegarcelo, ci aiuti …

Il fatto che tutti devono diventare padroni di loro stessi, padroni del loro lavoro …

 

imprenditori di stessi, diciamo così …

Imprenditori di se stessi, sì. Questa logica, che era stata di Sarkozy all'epoca, l'aspirazione di tutti dovrebbe essere quella di diventare ricchi, proprietari e imprenditori del proprio lavoro… I giovani dei quartieri popolari, i più precari, è a questo che aspirano, in buona parte. C'è stato un articolo molto interessante su Le monde diplomatique del mese scorso, a questo proposito. Che cosa significa questo, se lo traduciamo un po'? Significa che una logica di classe – e i valori e i sentimenti che vanno insieme a questa logica di classe, dalla solidarietà fino al riconoscere una linea di condotta comune e anticapitalista – tutto questo non esiste, non esiste assolutamente più. E' la borghesia che pratica – alta e forte – la lotta di classe per i propri interessi; il liberalismo è questo, rivendicano privilegi acquisiti e “dovuti”… Perché purtroppo sono molto pessimista? Certo, ci sono questi movimenti sociali, e meno male che esistono! I sindacati hanno annunciato che la conflittualità riprenderà molto rapidamente prima dell'estate. Certo, siamo tutti là, siamo attaccati con le unghie e con i denti, la prima manifestazione del quinquennato si è tenuta lunedì 8, il giorno dopo le elezioni, quindi… Meno male che ci stanno queste cose, ma non possiamo assolutamente immaginare che la natura di questi movimenti – la coscienza, la capacità, la forza – sia tale da trasformare i rapporti di forza.

 

Certo. Può essere un contributo, ma non può essere sufficiente da solo, se ho capito bene il tuo discorso…

E' terribile. E' veramente un'epoca che è caratterizzata da una profonda destrutturazione delle classi popolari. Frammentazione che è di ordine strutturale, quindi legata alla precarizzazione, e di ordine ideologico; e forse si possono mettere le virgolette sulla parola ideologico, nel senso che nei momenti di profonda crisi l'arte di arrangiarsi prevale sull'emancipazione e sulla coscienza di classe.

 

E' un'epoca così non solo in Francia, purtroppo, ma è una tendenza piuttosto diffusa. L'abbiamo visto con Trump negli Stati uniti, anche con alcune analisi del voto in Italia. Sempre più spesso le classi popolari si rivolgono alla destra perché, evidentemente, vedono lì alcune cose che invece non vengono garantite sull'altro fronte. E' comunque un discorso molto complesso. Facevo questo discorso perché, in chiusura, ti vorrei chiedere invece una battuta su Mélenchon, che invece è un personaggio di cui in Italia non si parla molto ma che, con un partito formalmente di sinistra, o comunque più di sinistra di quelli che vediamo in media nel nostro paese, ha ottenuto un risultato interessante, soprattutto in vista delle legislative che ci saranno a giugno.

Sì, non ne ho parlato ancora fino adesso, e gli faccio torto… Il voto della sinistra si è concentrato su Mélenchon, giustamente. E' l'unico che propone un programma interessante che non vi sto a dettagliare. Bisogna dire anche un'altra cosa. Questo Hamon, “frondista” del partito socialista che è uscito fuori dalla primarie socialiste, quindi designato alle presidenziali, ha proposto un programma molto interessante, che portava alcune cose centrali. Un po’ come il programma di Mélenchon, d'altra parte. L'attenzione alle problematiche ecologiche, ha aperto un dibattito intorno al salario garantito, ha messo al centro o comunque in un posto importante, la presenza importante dei rifugiati e di questi flussi che sono veramente di movimenti di popolazioni, spostamenti di popolazioni di cui stiamo appena all'inizio, temo. Questi temi sono stati al centro del programma di Mélenchon… L'altro tema forte è stato anche la Septième République, di cui non si può parlare qua perché significa parlare del sistema istituzionale francese, una cosa lunga e complessa… Comunque questo tema, di arrivare a una Septième Republique e convocare una Costituente è un tema molto sentito e molto pertinente. Sicuramente è uno dei punti di riferimento, anche se non unico… Quando dico “non unico” non voglio dire che ci sono altri punti di riferimento, perché non ce ne sono. Lui raccoglie i voti della gran parte della sinistra, ci sono dei movimenti sociali che esistono senza chiamare al voto… C'è stata un'enorme parte che ha proposto di non votare o voto bianco… Al secondo turno delle presidenziali siamo stati, mi sembra al 25%. Potete verificare…

 

Sì, molto alta, sia l'astensione che il numero di schede bianche. Leggevo che è dal '69 che non c'erano dati così rilevanti.

Esatto. La situazione è questa. Il movimento di Mélenchon è sicuramente interessante… Un programma strutturato in quanto programma e alternativo può essere individuato solo dalla parte di Mélenchon, a mio avviso.

 

Penso che abbiamo affrontato i temi che ci premeva affrontare. Ti ringrazio per il tuo contributo, perché avere un punto di vista dall'interno è sicuramente utile in un momento in cui arrivano notizie di ogni tipo, però poi bisogna sempre andare più a fondo e cercare un po' di più. Grazie per il tuo intervento …

Di niente. Tenete conto che è comunque un intervento assolutamente personale…

 

Assolutamente. Però è un contributo che accogliamo con grande piacere.

Perfetto. Grazie a voi e buona continuazione…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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