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Il satrapo orientale, la chiusura della Ceu di Soros e i “liberali” russofobi /1

Dopo che è stata annunciata la chiusura della Ceu, le proteste hanno preso un po’ una deriva russofoba. Cosa forse non tanto strana perché in questo paese c’è tanta idiozia e slogan tipo “russi a casa” sono già stati urlati in contesti dove non c’entravano niente. Ora, facciamo un’analisi di questo slogan. Urlare “russi a casa” in una manifestazione contro la chiusura di un’università come minimo non c’entra niente, come massimo è uno slogan stupido, razzista e xenofobo che prende in blocco un intero popolo colpevole di vivere sotto Putin. E ho trovato molto grave che certe persone alla Ceu abbiano giustificato questi slogan.

Evidentemente non sanno che paese è l’Ungheria. È un paese-mondezzaio ideologico, dove tante varie forme di incitazione all’odio sono mescolate le une con le altre, e non si capisce dove inizia una e dove finisce l’altra. Come minimo, uno che non capisce questo e avvalla certi modi dire non ha capito niente di questo paese, e sta rimestando feccia nel ginepraio.

Ma questa giustificazione di certi slogan russofobi va spiegata meglio, nel contesto dell’ideologia che la scusa, cioè il “liberalismo” di “sinistra”, “europeista” e atlantista. Quante chiacchiere, quante belle parole – alla Ceu – su diversità, rispetto per tutti, “società aperta” ecc., e poi si avvallano slogan razzisti. E questo in uno di quei posti che portano il “politicamente corretto” a estremi ridicoli, tipo: togliamo la parola “obeso” dal dizionario perché è offensiva. Il bello è che talvolta, in quel circo equestre che per certi versi è la Ceu, si sfiora davvero il ridicolo. Un esempio? Ecco uno slogan per aiutare le donne senza casa: “Rendere la mestruazione un’esperienza di dignità per le donne senza casa”. Incredibile. Nella mia ignoranza, pensavo che il miglior modo per aiutare le donne e gli uomini che vivono per strada fosse dar loro una casa, risolvendo il problema alla radice. Forse sarebbe meglio che fare pietose campagne per raccogliere assorbenti.

Detto questo, devo fare una precisazione. Conoscendo la Ceu, posso dire che non tutti quelli che ci studiano e ci lavorano sono dei decerebrati servi della finanza internazionale. Ci sono diverse persone, molte indifferenti, molte ingenuamente convinte di slogan vuoti e ipocriti, altri critici e che, nonostante tutto, non si fanno abbindolare, e sono costretti a mantenere un basso profilo. Non sarebbe giusto accusarli perché studiano o lavorano lì. Sarebbe come accusare un operaio colombiano di una fabbrica Coca Cola di essere un imperialista.

Ma insomma, che cos’è la Ceu? Un ottimo contributo per rispondere a questa domanda è in un buon articolo di Nicolas Guilhot sul “filantropismo di sinistra” e su che origini e obbiettivi ha (consultabile qui: http://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1163/156916307X188988 ). Certamente è stato un progetto di cooptazione ideologica e per il raggiungimento dell’egemonia culturale dopo la fine del socialismo reale. Guilhot spiega bene come questo “filantropismo”, che ha radici antiche e precedenti illustri, dai Rockfeller, London School of Economics ecc, ha intenzione di irreggimentare le istanze di cambiamento sociale, incanalandole verso soluzioni “moderate”, “riformiste” e controllabili dallo status quo.

In parole povere, ma questo veniva fatto già nell’800 da alcuni capitalisti, si cerca di controllare e castrare la lotta di classe e le vere istanze di cambiamento sociale con scartoffie, libri, soluzioni moderate e riformiste ecc. ecc. La cosa non ci è nuova neanche in Italia: quante volte abbiamo sentito parlare di “buon padrone”, paternalismo industriale ecc.? Secondo me così devono essere interpretati la storia e il ruolo della Ceu. Non bisogna farsi abbindolare da parole d’ordine che suonano bene, ma neanche lasciarsi andare al complottismo e pensare che adesso la Ceu e Soros siano la causa di tutti i mali del mondo. Spero di essermi spiegato.

Tornando alla critica degli slogan russofobi e di quelli alla Ceu che li giustificano, come minimo questi sono degli ipocriti e delle anime belle “liberali” che hanno un attaccamento religioso a certe parole d’ordine che suonano bene, ma non si rendono contro dell’incoerenza che c’è dietro. Appunto, dopo tante chiacchiere contro razzismo e intolleranza, si giustificano slogan xenofobi.

Ma non è tutto qui, c’è un’ipocrisia di fondo. Si protesta contro la chiusura di un’università spalleggiati dal Dipartimento di Stato Usa e dalla finanza internazionale. Si dice che Orban è un fascista e un dittatore, ma per esempio si sono sostenuti moralmente – e forse non solo moralmente – i neonazisti ucraini, la cosiddetta “rivoluzione” del Maidan e la junta nazista che si è instaurata dopo. Si dice che manifestazioni di rabbia per un’offesa ai caduti sovietici sono “incitazioni alla guerra civile”. Come se i “liberali” americani non avessero sostenuto e fomentato guerre civili in Ucraina, Siria, Libia, e Afghanistan solo per citarne alcune.

E che dire del ruolo degli Stati Uniti nella nascita dello Stato Islamico? E dell’alleanza con l’Arabia Saudita e le altre petro-monarchie del Golfo? Evidentemente non c’è logica, ma forse è vano cercare logica in atteggiamenti di tipo religioso. Certe persone, con scarsa o nulla conoscenza della vita reale, preferiscono starsene rinchiusi in una biblioteca col loro sapere ammuffito, per non essere toccati nella loro purezza “liberale”. Vera metafora della “torre d’avorio” e del “ghetto d’oro”. Sembra davvero che certe persone si possano far abbindolare da qualche fiorino di borsa di studio. Ma non tutti, per fortuna.

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