La piazza più emblematica dell’Argentina, Plaza de Mayo, sede di tanti grandi eventi, repressioni e feste popolari, venerdì ha visto riunirsi più di 250 mila persone, per lo più giovani, che hanno mostrato al mondo che nonostante tutto ci sono ancora anticorpi in Argentina sul piano della solidarietà e del ripudio. Una folla ansiosa di abbracciare la famiglia di Santiago Maldonado ed esprimere “siamo con te” con la convinzione che dobbiamo spostare il cielo e la terra per portare in vita questo giovane che ha scelto di battersi per i popoli nativi (i mapuche, ndr) e per coloro che soffrono di più e non piegano le loro teste.
Fratello dei Mapuche e il suo amore per le terre ancestrali che Benetton ha derubato. Compagno dei pescatori di Chiloé che hanno combattuto contro la contaminazione delle acque del Pacifico. Un grande ragazzo, come lo descrivono tutti coloro che lo conoscono. In questa occasione, la foto di Santiago è stata riprodotta in un fiume inarrestabile di gente che correva liberamente dall’obelisco. discendente da Avenida de Mayo e anche da Diagonal Norte, e infine il suo volto è diventato una bandiera di protesta in tutta la Plaza de Mayo. Nello stesso luogo dove per 40 anni è stata richiesta la pena dei colpevoli di 30.000 altri ragazzi e ragazze come Santiago, ma anche di compagni come Jorge Julio Lopez.
Era emozionante rendersi conto che nonostante il dolore della sparizione forzata di Santiago Maldonado, questo era in grado di creare l’immenso quadro di unità che è stato dato in questa occasione. Un ripudio che ha avuto inizio con i ritornelli tradizionali di “Macri spazzatura, sei la dittatura” ed ha continuato in un “crescendo” con “succederà come per i nazisti, ovunque saranno li andremo tutti a cercare” e il culmine è stato raggiunto esattamente alle 19, quando Sergio, il fratello di Santiago, ha parlato in mezzo a un silenzio impressionante e quando ha detto che, “il ministro della sicurezza se ne deve andare e lasciare il suo posto” la Plaza de Maya è esplosa in un ruggito ruggente. “Se ne deve andare, se ne deve andare” hanno puntato con i pugni, contestando la ministra Patricia Bullrich, e il suo collaboratore Pablo Nocetti.
Alla fine della manifestazione e, dopo che la maggior parte dei manifestanti se ne stava andando ci sono stati diversi incidenti, quando la polizia ha caricato duramente contro coloro che stavano lasciando la zona, con feriti da colpi di pallottole di gomma, gas, gas al pepe e manganelli. “Decine di poliziotti civili sono andati in una vera caccia contro chiunque fosse sospettato”, ha detto una donna che ha lasciato la piazza. Molti giovani sono stati arrestati e introdotti nei veicoli di polizia con brutalità. Un deputato FPV, ha denunciato questa brutalità, dopo diversi agenti in uniforme lo hanno manganellato, “è incomprensibile che la polizia, per ordine del ministro Bullrich, abbia agito in modo così violento. Una versione diversa da quella fornita dai media mainstream che hanno invece stigmatizzato il comportamento dei manifestanti come “violento”, che aveva “rovinato” la concentrazione Piazza di Maggio.
- Resumen Latinoamericano
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