Parigi. Giovane, sorridente e ben educato l’uno, vecchio politicante l’altro, Macron e Sarkozy sembrano, a prima vista, molto diversi. Ma forse non è proprio cosi’. Del resto, qualche giorno dopo l’elezione di Macron, Sarkozy confida agli intimi: “Macron? Sono io in meglio”.Se Sarkozy se la prende con la “feccia”, Macron se la prende coni “fannulloni”. Se Sarkozy urla un «levati dai piedi, povero coglione» a un cittadino che rifiuta di stringergli la mano, Macron accusa dei lavoratori in lotta per difendere il loro posto di lavoro di «fare casino».
Entrambi accolgono nel loro governo personalità del campo avversario: Sarkozy quattro ministri “di sinistra”, Macron vari esponenti della destra. Sarkozy, prima di Macron, è definito «presidente dei ricchi». Amico dei Bouygues, degli Arnault, dei Bolloré, dei Lagardère il primo, socio della Banca Rothschild e soprannominato il «Mozart della finanza»il secondo. Sarkozy, come Macron, ce l’ha con i «corpi intermedi», leggi sindacati, partiti, giornalisti.
Sarkozy è un fautore dell’identità nazionale, contro «i francesi di sangue misto», un laico contro l’Islam che vanta «le radici cristiane» della Francia, un discendente dei «Galli» che invita gli allievi musulmani a prendere una «doppia porzione di patate fritte» alla mensa nei giorni in cui viene servito del maiale. Quanto a Macron, sottolinea che «non c’è una cultura francese, ma una cultura della Francia» ma si corregge prontamente, promettendo di «combattere il rischio che la Francia diventi multiculturale».
Mentre Sarkozy è amico dei padroni dei media, da TF1 a Les Echos e Le Parisien, da Canal + a Europe 1, Journal du Dimanche, Paris Match. Macron dichiara:«i giornalisti non m’interessano, sono i francesi che m’interessano». L’unico canale di comunicazione che sembra interessarlo è Facebook. Macron scommette sul tramonto del mondo politico tradizionale, Sarkozy crede nella sua attualità. Anzi no. Dopo lo scandalo Bygmalion, l’ex presidente sogna di una «nuova e vasta unione che superi i fossati tradizionali, che non corrispondono più, oggi, alla minima realtà». Un macronista ante litteram insomma…
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