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“+Europa”: da piazza Nezaležnosti a majdan Indipendenza

Se un merito – con rispetto parlando – si può riconoscere agli odierni radicali, è quello di aver alla fine chiarito cosa intendano con quella licenziosa locuzione “+Europa con Emma Bonino”. La delucidazione è venuta con la lettera aperta “alle Ucraine e agli Ucraini d’Italia” (che, già di per sé, riecheggia il ducesco “italiani di Firenze e fiorentini d’Italia!”) rivolta da Igor Boni e Olivier Dupuis, per postulare il voto “in vista delle prossime elezioni politiche”.

Indossando il cilicio per le proprie “iniziative, pur inadeguate”, ci si inginocchia sulle spine e si giura all’onnipotente che, una volta entrati in parlamento, si sarà determinati a “rilanciare il processo di integrazione europea, anche come mezzo per arginare la politica imperialista russa”, additando non solo le fiamme dell’inferno per coloro che “fanno l’apologia aperta del Presidente russo Vladimir Putin”, ma anche la doverosa sosta in purgatorio per i deboli di spirito che “si contrappongono con troppa timidezza alle sue mire imperialiste”.

Dunque, biascicano Boni+Dupuis snocciolando il rosario, il “+Europa” è l’Europa di “EuroMajdan” e la supplica sottintende, con ogni evidenza, che ognuno e tutti quanti gli “ucraini d’Italia” siano portatori diquella incredibile rivoluzione della dignità, passata alla storia come EuroMaidan”.
E allora, chi meglio di quegli ucraini che l’hanno sostenuta nel 2014 può insegnare come dare “+E
uropa” anche all’Italia?

Coincidenze, si dirà. Per l’appunto, la traduzione letterale di majdan Nezaležnosti è piazza Indipendenza.

Se le coincidenze hanno un nesso, quantomeno filologico, viene spontaneo associare quella majdan Nezaležnosti di Kiev, in cui nel 2014 cecchini georgiani, lituani (e chissà di quanti altri paesi “+europei”) spararono su polizia e manifestanti, mentre i loro oriundi compari nazisti mettevano a ferro e fuoco il centro di Kiev, con la sua interpretazione nostrana, per cui l’italica polizia, nell’anno di grazia 2017, a Roma, accarezzò i rifugiati eritrei e somali al motto “+europeo” del «se tirano qualcosa rompetegli un braccio». Il “+europeo” EuroMajdan vuol forse indicare la futura “evoluzione” di piazza Indipendenza? La sua espansione a tutte le piazze Nezaležnosti di un’Italia “+europea”? Coincidenze; forse.

Così come coincidenza vuole che la lettera aperta dei radicali sia stata recapitata proprio nei giorni in cui si ricorda la liberazione del campo di concentramento nazista di Auschwitz a opera dell’Armata Rossa. Coincidenze. Una coincidenza, che la “EuroMajdan” osannata dei radicali sia frutto della “nezaležnost” proclamata in Ucraina nel 1991 e portata a compimento nel febbraio 2014, grazie al celebre “fuck the UE” del Dipartimento di stato e con la manovalanza dei gruppi nazisti dell’ucraina occidentale, eredi diretti di quel OUN-UPA alle dipendenze delle SS hitleriane, che durante la guerra trucidarono decine (in Polonia, sostengono: centinaia) di migliaia di sovietici, polacchi, ebrei, zigani.

Coincidenze. Il voto italiano del 4 marzo 2018 coinciderà con la rimodulazione del vecchio idiomatismo del “non sapere a che santo votarsi”, con il nuovo “non sapere a che santo chiedere voti”.

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