Ben undici paesi europei non hanno aderito all’appello della Gran Bretagna per effettuare sanzioni diplomatiche contro la Russia, misure che hanno portato all’espulsione di diplomatici russi da vari paesi (tra cui l’Italia) e alla conseguente ritorsione di Mosca. Il motivo? Politico sicuramente, ma anche perché Londra non è riuscita a produrre prove concrete delle responsabilità della Russia nel caso Skripal.
L’ex alto diplomatico britannico Craig Murray, nel suo blog riferisce che gli scienziati di Porton Down non sono in grado di identificare il gas nervino come di fabbricazione russa e sono invece irritati per la pressione che gli è stata imposta per dichiararlo. Il dottor Stephen Davies, dell’ospedale che ha esaminato i due pazienti – l’ex agente Skrypal e sua figlia Yulia – ha detto che “nessuna persona è stata colpita dal gas nervino”. Il giornale britannico The Guardian ha effettuato una inchiesta piuttosto dettagliato che smentisce le notizie diffuse dal governo di Londra.
Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Grecia, Irlanda, Slovacchia; Slovenia; Portogallo; Malta; Lussemburgo, hanno risposto quindi letteralmente picche all’appello di Gran Bretagna e Stati Uniti, in molti casi chiedendo che venissero dimostrate le prove per accuse così gravi rivolte alla Russia.
Mosca ha accolto questa presa di distanze di undici paesi europei dall’escalation anglo-statunitense quasi con filosofia: “Noi capiamo l’inumana pressione sui partner Nato e Ue” ma “i paesi che si sono arresi a queste pressioni hanno commesso un enorme errore” ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. “I paesi che non si sono uniti a questa azione, hanno dimostrato responsabilità” mentre la cacciata dei diplomatici (due quelli espulsi dall’Italia) viene giudicata da Mosca come un atto di forte ostilità.
Il governo decaduto dell’Italia – Gentiloni – si è invece assunto la grave responsabilità dell’espulsione di due diplomatici russi prendendo per buona la indimostrata – e forse indimostrabile – versione britannica, ma si si è detto pronto a continuare la strada del dialogo con Mosca confermando la solita politica ambigua e subalterna che vede l’Italia cercare di “stare con tutti” ma fino a un certo punto, confermando un deficit di credibilità in politica estera.
Se le accuse contro la Russia vengono ritenute false o non provate allora ogni ritorsione sul personale diplomatico appare ridicola perché arbitraria o, peggio, determinata esclusivamente dalla volontà di non scontentare i gli “azionisti di maggioranza” della Nato e della Ue.
Secondo l’esperto strategico Gianandrea Gaiani, “Londra e Washington intendono inoltre spingere l’acceleratore sul confronto con la Russia, Dai confini Orientali della Nato alla Siria, anche per indurre gli europei ad aumentare le spese militari, dipingendone la pericolosità militare nonostante le forze della Nato siano oltre dieci volte più numerose e le spese militari russe ammontino a un quindicesimo di quelle dell’Alleanza Atlantica”. Su Analisi Difesa, Gaiani sottolinea come “è apparsa chiara la volontà di Usa e Gran Bretagna (con il supporto di alcuni partner europei) di impedire la saldatura tra una Ue super potenza industriale ed economica e una Russia super potenza energetica… Se si osserva la Storia balza agli occhi che gli anglo-americani sono intervenuti pesantemente ogni qualvolta sul Vecchio Continente stava per affermarsi una super potenza”.
Un ragionamento questo non dissimile da quello dell’editoriale del quotidiano economico Milano Finanza (Guido Salerno Aletta) secondo cui “La Gran Bretagna ha dunque tutto l’interesse ad enfatizzare i tanti motivi latenti di conflitto con la Russia, che originano dal suo continuo tentativo di espandere l’area di influenza, per chiedere la solidarietà Atlantica: così facendo, rimette in fila gli alleati di sempre sul piano geopolitico e militare, evitando fughe in avanti da parte dell’Unione. Anche Donald Trump segue la medesima logica di allineamento: più di una volta ha rimproverato gli alleati europei di non spendere abbastanza per la difesa nell’ambito della Nato”.
Ed anche le conclusioni di Milano Finanza appaiono realistiche ed inquietanti “Il pericolo ora è che si saldino le tensioni economiche alimentate nei confronti della Cina con quelle militari e geopolitiche innescate nei confronti della Russia. La miccia del Medioriente è accesa. E’ appena primavera, e già si prevede una calda estate”.
In molti si domandano il perché di tutte queste continue e crescenti tensioni internazionali, spesso, come abbiamo visto, anche del tutto pretestuose come il caso Skripal. La risposta di un osservatore lungimirante come Alberto Negri è che “ci voleva una nuova guerra fredda perché gli Stati Uniti e la Nato sono usciti strategicamente a pezzi dal confronto con Mosca, in particolare proprio in quel conflitto al terrorismo iniziato nel 2001 dopo le Torri Gemelle”. Ovvero l’inizio del piano inclinato su cui stiamo scivolando.
Fonti. The Guardian 16/3/2018; Analisi Difesa 2/4/18; Milano Finanza 29/2/2018
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