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Lavoratori, studenti e migranti: la resistenza di piazza contro Macron

Nelle scorse settimane, lo sciopero dei ferrovieri della SNCF ha aperto una nuova primavera di lotta politica e sociale in Francia, che potrebbe trovare il suo apice nell’anniversario dei 50 anni del Maggio 1968 francese. I quattro sindacati dei lavoratori delle ferrovie hanno deciso congiuntamente e in maniera unitaria un calendario di scioperi che copre i prossimi tre mesi, fino a giugno. La pratica dello sciopero “intermittente”, ovvero due giorni su cinque, ha reso particolarmente difficile e problematica la gestione da parte dell’azienda SNCF del trasporto ferroviario sull’intero territorio francese (https://contropiano.org/news/lavoro-conflitto-news/2018/03/20/sncf-i-sindacati-propongono-uno-sciopero-lungo-e-intermittente-0102056).

Lo sciopero dei lavoratori delle ferrovie, iniziato ufficialmente il 3 aprile, si è subito caratterizzato per l’elevato tasso di adesione e la grande risonanza mediatica (dovuta ai disagi alla circolazione dei treni, più che alle reali richieste dei lavoratori…) su tutti i principali mezzi di comunicazione. La notizia non è sfuggita neanche ai media nostrani, anche loro particolarmente interessati al traffico metropolitano, piuttosto che alle rivendicazioni e alle vertenze sindacali. Nonostante il (breve) risalto avuto anche in Italia, la mobilitazione politica e sociale in Francia è particolarmente articolata. Infatti, quello che molti giornali e televisioni hanno tralasciato (o omesso volutamente…) è che in piazza, al fianco dei ferrovieri, hanno manifestato anche lavoratori di altri settori e gli studenti.

Di fronte a una rabbia e a una contestazione che sta crescendo e si sta diffondendo in tutto il paese, i media di regime si guardano bene dal delineare minimamente uno spettro che comincia ad aggirarsi tra le strade e le piazze di tutta la Francia: la convergenza delle lotte politiche e sociali. Eppure anche alcuni giornali mainstream francesi, come Le Figaro o Le Parisien, non riescono più a negarlo, pur rimanendo sempre lucidi e attenti a non evidenziare i punti di convergenza, per evitare di ingrossare maggiormente i ranghi della mobilitazione. Ovviamente, le notizie delle diverse proteste vengono date in modo frammentato così da ridurre la comprensione circa la realizzazione di un movimento unitario, che si sta lentamente costituendo, contro la cosiddetta Macronie.

I ferrovieri rappresentano la vera chiave di volta di una massiccia e convergente mobilitazione, che sta interessando un numero crescente di settori del mondo del lavoro. Oltre a spingere verso una riforma dello Statuto dei ferrovieri per abolire diritti e tutele lavorative, fatti invece passare dalla propaganda mediatica di governo come “privilegi”, l’obiettivo finale è quello di privatizzare l’impresa nazionale di trasporto pubblico ferroviario, la SNCF. In parte, cancellando quasi 9.000 km di ferrovie e diminuendo il numero di treni che collegano le zone più periferiche della Francia, si sta già intraprendendo questo cammino.

Nel caso di una (neanche tanto) eventuale privatizzazione, a farne le spese sarebbero principalmente i numerosi lavoratori pendolari che si concentrano maggiormente nelle aree suburbane dell’Ile-de-France (la regione di Parigi) che attrae un variegato ed eterogeneo bacino di forza lavoro da tutte le parti del paese. In effetti, attaccando i lavoratori delle ferrovie, Macron si sta scagliando contro uno dei settori tra i più organizzati e combattivi, dove coesistono una forte rappresentanza sindacale e uno spirito battagliero da parte degli stessi lavoratori. Colpendo direttamente i ferrovieri, Macron cerca di attaccare la punta di diamante del movimento sindacale di lotta.

Visto l’obiettivo neanche troppo velato di smantellare le conquiste dei lavoratori, i lavoratori delle ferrovie sono stati i primi ad essere stati duramente colpiti dalla mannaia politica e sociale del liberismo à la Macron. Ben consapevoli dello stesso rischio, vi è stata una solidarietà generalizzata da parte di lavoratori di altri settori, i quali hanno deciso di unirsi alla mobilitazione – che continua a ruotare sul perno della protesta dei lavoratori della SNCF – e di indire scioperi anche di lunga durata.

Pertanto, a differenza della narrazione parziale di questa nuova mobilitazione della “primavera francese”, i lavoratori delle ferrovie non sono gli unici ad essere in sciopero. Al loro fianco ci sono i lavoratori di quelle imprese strategiche ancora sotto il controllo pubblico, ma che sono a rischio di privatizzazione e che hanno visto una progressiva riduzione della partecipazione statale tramite una consistente e costante svendita ai privati negli ultimi venti anni.

Da candidato alle presidenziali, pur considerando necessario «uno Stato azionista forte nelle imprese strategiche», Macron aveva manifestato la volontà di cedere il «vendibile», pur di fare cassa. Ora che è Presidente, tutti si aspettano le privatizzazioni, la cui ondata potrebbe cominciare a partire da questa primavera. Il nome che gira con più insistenza è quello di Aéroports de Paris (50,6% nelle mani dello Stato), ma potrebbero essere collocate pure quote del gruppo energetico Engie (28,65%, dopo che all’inizio del 2017 aveva già ceduto il 4,1%) e di Orange (primo operatore nel settore delle telecomunicazioni in Francia e di cui lo Stato controlla il 23%). Per quanto riguarda la compagnia aerea, a preoccupare i lavoratori – nel caso di una cessione della maggioranza delle quote – è l’eventuale ridimensionamento del personale e la modifica del contratto di lavoro, che potrebbe prevedere un meccanismo di aggiustamento salariale su base individuale piuttosto che di settore.

Come detto, questo non riguarda soltanto ed esclusivamente il caso di Air France, ma anche delle imprese del settore energetico e delle telecomunicazioni. I lavoratori del gruppo energetico Engie sono chiamati a uno sciopero di 3 mesi da parte del sindacato della CGT. Questo segna l’entrata sul campo di battaglia di un settore precedentemente contrassegnato come “servizio pubblico nazionale”, ma che negli anni ha subito le razzie della privatizzazione selvaggia. Le richieste avanzate riguardano la difesa dell’importanza di un “settore energetico pubblico” e dei diritti dei lavoratori. Lo stesso vale per i netturbini, che sono ugualmente entrati in sciopero, chiedendo un “servizio pubblico nazionale” per la gestione dei rifiuti, il riconoscimento dello status di lavoro usurante e un “contratto pubblico a livello nazionale”.

All’interno del quadro degli attacchi ai diritti dei lavoratori, c’è l’eclatante caso della conferma del licenziamento del sindacalista e attivista politico Gael Quirante da parte del Ministro del Lavoro Muriel Pénicaud. Gael, segretario sindacale di SUD a La Poste nel dipartimento Hauts-de-Seine, è stato vittima di una dura e lunga persecuzione da parte di La Poste, che in dieci anni ha chiesto più volte il suo licenziamento. Si tratta di un vero e proprio licenziamento politico, in quanto Gael (come anche altri lavoratori e sindacalisti presso La Poste) è stato preso di mira per la sua partecipazione attiva al sindacalismo di base e alla lotta politica, per gli scioperi determinati e per l’opposizione risoluta alla politica di bilancio del servizio pubblico postale, fatta di tagli dell’impiego e di riorganizzazioni permanenti. Di fronte al duro attacco sociale e politico perpetrato dalla decisione del Ministro Pénicaud nei confronti di coloro che si organizzano e si attivano tramite il sindacalismo di base, i lavoratori di La Poste hanno indetto numerosi scioperi di solidarietà a Gael in diversi centri di smistamento e nei principali uffici postali della regione.

Questa è la lotta sindacale e di massa dei lavoratori contro un governo che si comporta da potente nei confronti dei deboli, ma che è allo stesso tempo prontamente asservito agli interessi dei grandi gruppi finanziari e delle multinazionali presenti in Francia. È emblematico lo sciopero, che ha interessato l’intero weekend di Pasqua, dei lavoratori del colosso commerciale Carrefour, indetto principalmente dal sindacato della CGT.

La scelta dei giorni di sciopero non è affatto casuale: numerosi lavoratori sono costretti a turni di lavoro massacranti per permettere ai supermercati e ai centri commerciali di rimanere aperti e fare profitti nelle domeniche, nei giorni festivi e in orari notturni. Contro la gestione padronale e le condizioni di lavoro ottocentesche imposte dalla multinazionale, lo sciopero si è esteso a numerosi negozi Carrefour sull’intero territorio nazionale, dal nord al sud della Francia, dalle grandi città alle realtà di provincia, con un’elevata adesione da parte dei lavoratori.

Non da meno, anche il settore dell’educazione è stato obiettivo e bersaglio di attacchi specifici, sia contro gli studenti che contro i lavoratori pubblici della scuola e dell’università. Dall’inizio di febbraio, migliaia di studenti universitari, liceali e di lavoratori del personale pubblico dipendente hanno iniziato a mobilitarsi contro le riforme dell’educazione del governo Macron. Per quanto riguarda l’università, l’implementazione del programma “Parcours Sup” e la promulgazione della relativa legge su “l’Orientation et la Réussite des Étudiants” introducono sostanzialmente un sistema di selezione degli studenti neo-diplomati e futuri universitari sulla base di dossier scolastici, redatti dagli istituti superiori di provenienza.

Si tratta dunque di una riforma in cui tramite la retorica dell’orientamento (e della meritocrazia) si perseguono politiche classiste, che stritolano il diritto a un’educazione e una formazione intellettuale e professionale libera negli ingranaggi selettivi e nelle decisioni arbitrarie di tecnici-contabili dell’università (https://contropiano.org/news/internazionale-news/2018/03/25/la-selezione-alluniversita-nella-riforma-di-macron-0102208). La mobilitazione degli studenti, sia universitari che liceali, continua a crescere e a diffondersi in tutta la Francia. Negli ultimi mesi, numerosi dipartimenti e/o università hanno sospeso l’attività didattica e le sessioni d’esame per protestare contro questo progetto di legge e chiederne il ritiro.

Le occupazioni di licei e di università sono all’ordine del giorno e alcune ormai durano da diversi mesi (come quella della sede a Tolbiac dell’Universitè Panthéon-Sorbonne o quella di Nanterre). In diverse città, come Tolosa, Marsiglia, Lille, Bordeaux, Montpellier, le mobilitazioni studentesche hanno bloccato le università, mentre continua ad aumentare la partecipazione degli studenti alle assemblee nelle principali occupazioni universitarie. La forza di questo rinnovato movimento studentesco risiede principalmente nella connessione delle proteste degli studenti liceali (interessati dalla riforma del bac, la nostra maturità) e quella degli studenti universitari (alle prese con i criteri della sélection à la fac). La battaglia comune, contro la mercificazione dell’educazione, contro l’adattamento dei percorsi formativi alle logiche di mercato e contro l’esclusione e la stratificazione sociale dal punto di vista dell’istruzione, sta ampliando e supportando le proteste dei lavoratori, intrecciando così le lotte sindacali e quelle studentesche.

Da ultimo, ma non per importanza, proseguono le mobilitazioni contro la Loi Asile-Immigration, un progetto di legge che mira a criminalizzare i migranti e i sans papiers, a ridurre i diritti dei rifugiati e a istituzionalizzare fenomeni di razzismo dilagante tra le prefetture e gli uffici pubblici. Riducendo i giorni entro i quali è possibile presentare domanda di asilo attraverso la domanda di procedura regolare, permettendo all’OFPRA (French Office for the Protection of Refugees and Stateless Persons) di imporre una lingua come il francese – molto spesso del tutto ignota a molti migranti e rifugiati – ed infine aumentando il numero di giorni previsti in caso di detenzione amministrativa, si sta perseguendo un attacco ai diritti sociali e umani dei migranti e dei rifugiati in tutta la Francia.

Come se non bastasse, oltre alle politiche migratorie razziste, repressive e disumane dello Stato francese in linea con la politica dell’Unione Europea, molto spesso i migranti e i sans papiers sono costretti a subire le violenze e le repressioni della polizia e dei funzionari pubblici, indirettamente alimentate dal costante e permanente stato d’emergenza che regna in Francia e che attribuisce poteri eccezionali e speciali alle forze dell’ordine. Per contrastare le politiche securitarie, di controllo sociale e di discriminazione razziale, è prevista per domenica 15 Aprile una ingente manifestazione indetta dalla BAAM (Bureau d’Accueil et d’Accompagnement des Migrants) contro la Loi Asile-Immigration, alla quale, oltre ai tanti gruppi, associazioni e collettivi francesi solidali e attivi sul fronte di lotta per i diritti dei sans papiers, aderisce e parteciperà anche il gruppo di Potere al Popolo Parigi.

Questa serie di mobilitazioni non sono altro che la naturale contrapposizione sociale e politica degli attacchi ultraliberali operati dal governo Macron. Di fronte all’attacco generalizzato e diffuso lanciato dal presidente francese contro i diritti dei lavoratori, contro i pilastri dello stato sociale (sanità ed istruzione) e contro i diritti dei migranti non resta che rispondere con una mobilitazione altrettanto unitaria e massiccia.

Non si tratta assolutamente di riforme isolate (da quelle relative all’istruzione a quelle del mercato del lavoro) ma di un articolato progetto di distruzione multilaterale dell’insieme di diritti guadagnati con la lotta politica e sociale e dell’intero sistema di welfare state. Per questo motivo, è importante “creare due, tre, molte” piazze di mobilitazione, ma è al tempo stesso fondamentale organizzare e connettere le tante lotte accomunate dal medesimo obiettivo: fermare le politiche ultraliberiste e repressive di Macron.

Un primo passo in questa direzione lo si sta già facendo, organizzando una manifestazione nazionale, prevista per il 5 Maggio, per “fare la festa” a Macron per il suo primo anniversario all’Eliseo.

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