Giornata importante, che scrive un altro capitolo della tribolata attualità politica e sociale del Paese iberico. Davanti al Palazzo di Giustizia di Navarra in centinaia sin dal mattino si erano dati appuntamento per vigilare e protestare contro l’eventuale travisamento della pena per i cinque stupratori di Pamplona, divenuti tristemente celebri per aver compiuto tale aggressione durante i festeggiamenti per San Fermino nel 2016, in quella che è una delle ricorrenze più importanti e partecipate della penisola.
Sostanzialmente l’ignominia giudiziaria ha travalicato le aspettative delle associazioni femministe e non solo che da tempo hanno monitorato la vicenda. Gli stupratori, riguardo i quali la Fiscalìa aveva chiesto pene da 22 a 24 anni, di fatto sono stati scagionati dalle accuse aggravanti di aggressione, sia sessuale che intimidatoria e pregiudicante dell’ intimità della vittima, che peraltro venne derubata di alcuni suoi affetti, come la condanna ad uno dei cinque per il furto del telefono comprova. Gli stupratori, tutti di Siviglia, si trovavano in stato di carcerazione preventiva da oltre un anno. Due di loro, peraltro, erano un soldato e un membro della Guardia Civil, il corpo di polizia spagnolo. Non solo dettagli: come per il caso di Firenze sulle studentesse americane, si delinea una lampate continuità sul senso di impunità di cui si avvalgono gli uomini in divisa.
La sentenza ha provocato la prevedibile reazione a catena in tutto lo Stato, in una crescente polarizzazione delle istanze femministe diametralmente opposte ai rigurgiti machisti e patriarcali in cui si incarna la destra xenofoba più esplicita e filo-borbonica, quanto quella neo-populista e che centra il suo discorso sull’anti-catalanismo in particolare. Già dalla mattina, di fronte al Palazzo di Giustizia della Navarra, la tensione è stata più che palpabile.
Linee di intersezione tra movimento e settori sociali di un Paese che la piazza ricollega, ieri come per l’ 8 marzo scorso, che aveva visto una partecipazione impressionante. Pulsioni femministe e anti-machiste che si riconnettono mettendo al centro l’importanza di un senso di giustizia sociale e dignità delle persone in modo diffuso, con alcune sacche comunque minoritarie propendenti al giustizialismo.
Nella serata, decine di concentramenti hanno avuto luogo nelle principali città delle Comunità spagnole. Da Madrid a Barcellona, passando ovviamente per Pamplona e i Paesi Baschi, decine e decine di migliaia in strada.
I fatti di ieri si iscrivono peraltro in un periodo di forte politicizzazione delle cause giuridiche. Se l’esempio più alto può essere la sproporzione delle restrizioni imposte ai politici catalani indipendentisti, e centinaia di catalani qualunque accusati di incitamento all’odio, vediamo metri di giudizio totalmente diversi anche tra rappers che per esempio contestano la dinastia Borbonica (vedi link) e l’ impunità delle frange neo-falangiste che deturpano, importunano, portando nelle città simboli esplicitamente nazisti e compiendo aggressioni più svariate impunemente, così come per l’affrancamento sostanziale dall’accusa di stupro per i cinque uomini andalusi di ieri che ha scatenato l’ondata di proteste lungo tutto il Paese.
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da Infoaut
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