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Da Gerusalemme all’Iran. Trump e Netanyahu soffiano sul fuoco

L’amministrazione Trump soffia consapevolmente sul fuoco in Medio Oriente. Da un lato l’apertura dell’ambasciata Usa a Gerusalemme il prossimo lunedi, dall’altro la disdetta dell’accordo con l’Iran sul controllo del programma nucleare. Il governo israeliano ci ha messo del suo bombardando il territorio siriano nei pressi di Damasco. Insomma una tripla provocazione in meno di una settimana.

La Casa Bianca ha annunciato che il 14 maggio all’inaugurazione della nuova sede dell’ambasciata Usa a Gerusalemme non ci sarà Trump, al suo posto ci saranno Ivanka e Jared Kushner, rispettivamente la figlia e il genero. Tra gli 800 invitati, tra cui 250 statunitensi, non ci sarebbe alcun diplomatico straniero. Lo rivela il Times of Israel, citando una fonte dell’ambasciata Usa. “Abbiamo invitato circa 800 ospiti – ha spiegato la fonte – fra loro vi sono leader religiosi ed economici, giornalisti, accademici e rappresentanti del governo degli Stati Uniti. Abbiamo anche invitato rappresentanti del governo e leader politici israeliani”. “Dato che il focus è sui rapporti Usa-Israele, non abbiamo esteso l’invito al corpo diplomatico”, ha aggiunto. Come noto, la decisione di Trump di spostare l’ambasciata Usa a Gerusalemme, riconoscendola di fatto come capitale di Israele, viola tutte le risoluzioni internazionali sullo status di Gerusalemme approvate dalle Nazioni Unite. La decisione unilaterale degli Usa non è stata condivisa da altri Stati ad eccezione…. del Guatemala. Il negoziatore palestinese Saeb Erekat ha esortato tutti i rappresentanti ufficiali stranieri a boicottare l’inaugurazione dell’ambasciata.

Alla viglia dell’apertura della sede della discordia, il ministero degli Esteri israeliano organizzerà un evento per celebrare l’apertura delle ambasciate americana e guatemalteca alla quale sono stati invitati tutti gli ambasciatori accreditati, ma per ora nessuno ha risposto all’invito.

L’agenzia israeliana Ynet News rivela che un certo numero di parlamentari della Knesset israeliana hanno protestato per essere rimasti esclusi dalla cerimonia di inaugurazione dell’ambasciata.

Diversi parlamentari della coalizione hanno contattato lo staff diplomatico statunitense e sono rimasti delusi nell’apprendere che non sarebbero stati invitati a causa dei vincoli di spazio

A parte il primo ministro Netanyahu, hanno fatto sapere i funzionari dell’ambasciata, solo i capi di partito saranno invitati all’apertura, oltre a un numero molto limitato di ministri e altri funzionari dello stato,”Siamo state le api operaie che hanno fatto tutto il lavoro di gambe per far spostare l’ambasciata a Gerusalemme”, ha lamentato un parlamentare israeliano, “è molto deludente essere esclusi dalla cerimonia nel momento della verità”.

Ieri Trump ha annunciato che gli Stati Uniti usciranno dall’accordo sul programma nucleare con l’Iran. In una conferenza stampa, Trump ha dichiarato che “Gli Usa sono pronti a reintrodurre le sanzioni contro l’Iran. “L’accordo – ha spiegato – serve solo alla sopravvivenza del regime a cui permette ancora di arricchire uranio”. Il presidente americano, ha affossato l’accordo del 2015 definendolo “disastroso, imbarazzante e che non avrebbe mai dovuto essere firmato”. Riprendendo il modello già adottato in passato dagli Usa contro Cuba, Trump ha minacciato tutti i Paesi che aiuteranno l’Iran sul nucleare saranno colpiti a loro volta dalle sanzioni.

Le sanzioni Usa all’Iran rientreranno in vigore fra 90 giorni, a partire da ieri. Fonti della Casa Bianca hanno spiegato a Fox News che gli Stati Uniti saranno ufficialmente fuori dall’accordo sul programma nucleare di Teheran solo quando le sanzioni verranno reintrodotte.

Trump ha detto che le sanzioni saranno del «massimo livello» contro l’Iran ma anche contro aziende e banche occidentali che facciano affari con Teheran. La realtà appare un po’ più complessa e articolata: i nuovi contratti vengono immediatamente messi al bando dall’amministrazione americana, ma imprese e società finanziarie avranno tra i 90 e i 180 giorni di tempo per uscire da quelli già attivi. Secondo il Sole 24 Ore, questo arco di tempo potrebbe dare spazio sia a nuove manovre diplomatiche, di ogni livello, che a tensioni.

In Iran oggi dentro il Parlamento è stata bruciata una bandiera americana e i parlamentari iraniani hanno bruciato un pezzo di carta che rappresenta l’accordo nucleare.

Il presidente del parlamento iraniano Ali Larijani ha definito “bullismo” il ritiro degli Usa dall’accordo sul nucleare, e sottolineato che il gli Stati Uniti riceveranno dall’Iran una risposta che rimpiangeranno.

Infine, ma non certo per importanza, la terza provocazione ha visto protagonista Israele che ieri ha lanciato un ennesimo attacco aereo in Siria nell’area di Kisweh, a sud di Damasco. Oggi le forze armate israeliane hanno dato disposizione alle autorità locali nelle alture del Golan (al confine con la Siria) di riaprire i rifugi antiaerei per i residenti, facendo riferimento a “movimenti anormali delle forze iraniane in Siria”. Nel frattempo è stata segnalata la mobilitazione di un certo numero di riservisti, mentre l’esercito ha messo in stato di allerta le truppe nel nord del paese.

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