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“I lavoratori britannici devono puntare a una rottura effettiva con istituzioni e strumenti dell’UE”

Approfittando della presenza di leader e deputati dei partiti comunisti e progressisti nel seminario “Dove sta andando l’Europa?”, Avante! ha parlato con i rappresentanti del Partito comunista britannico, AKEL di Cipro e Partito laburista del Belgio.

Nelle testimonianze che seguono, raccolte a margine dell’iniziativa promossa dai deputati al Parlamento europeo (PE) e dal gruppo confederale della Sinistra unitaria europea / Sinistra verde nordica nel Parlamento europeo, emerge la certezza che l’intensificazione delle lotte contribuisce decisamente a forgiare l’unità e la convergenza dei lavoratori e di altri strati non monopolistici e ottenere rotture.

Intervista a John Foster, del Partito Comunista Britannico

Il popolo britannico ha deciso di abbandonare l’Unione Europea. Come interviene il Partito Comunista in questo processo e quali sono le sue principali rivendicazioni?

La maggioranza di coloro che si sono pronunciati per l’uscita della Gran Bretagna dall’UE hanno protestato contro la precarietà e i bassi salari, la povertà, la disuguaglianza e la disoccupazione. Queste sono state le motivazioni principali, e non il rifiuto dell’immigrazione e degli immigrati, come è stato detto. Chi si è espresso per il “Brexit” si trova in maggioranza tra gli elettori del Partito Laburista e degli ecologisti. Il loro voto ha rappresentato anche una manifestazione di rifiuto del governo conservatore e delle scelte dell’ala destra del Partito Laburista.

In questo processo [di negoziati tra Londra e Bruxelles e di riconfigurazione dell’economia britannica], il Partito Conservatore cerca di difendere gli interessi del grande capitale finanziario, della City di Londra. Il suo programma è antagonistico rispetto a quello difeso attualmente dal Partito Laburista, di ripresa del controllo pubblico di settori vitali, di reindustrializzazione e di scommessa su settori di punta, ad esempio. Ma su entrambi i lati del tavolo negoziale tra Gran bretagna e UE ci sono i neoliberisti.

Pensi che il “Brexit” cambierà il rapporto tra il popolo britannico e gli altri paesi d’Europa?

Sono le lotte contro il neoliberismo a unire i popoli. Non penso che ciò cambierà. Stiamo confrontandoci tutti con l’offensiva concertata della grande borghesia transnazionale.

E quali sono gli obiettivi immediati della classe operaia e dei lavoratori britannici?

Come la classe operaia e i lavoratori degli altri paesi europei, anche quelli britannici devono puntare a una rottura effettiva con le istituzioni e gli strumenti dell’UE.

Il governo britannico è stato un promotore dell’aggressione alla Siria, che si è manifestata in modo particolarmente grave nel bombardamento dello scorso 14 aprile. Quale è la posizione del PC Britannico?

Siamo contro l’aggressione e denunciamo che essa ha a che vedere con il controllo del Medio Oriente e delle sue risorse da parte dell’imperialismo. Attualmente, con il Partito Laburista contrario all’aggressione alla Siria, credo che ci siano molte possibilità di rilancio del movimento contro la guerra, come era avvenuto al tempo dell’invasione dell’Iraq, nel 2003.

| da avante.pt

Traduzione e pubblicazione di Marx21.it

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