Nella guerra psicologica che fa parte del format di rovesciamento dei governi non asserviti, ideato da Gene Sharp e applicato dagli Stati Uniti, ci sono quattro elementi che si combinano creando situazioni appropriate per la creazione di notizie false e generare determinati effetti sulle emozioni, il pensiero e il comportamento delle persone.
Questi quattro elementi sono: menzogna, odio, colpa e paura.
La menzogna porta all’odio da una parte e alla colpa dall’altra. Dal senso di colpa si può passare all’odio o, in questo modo, alla paura, che può anche derivare direttamente dalla bugia.
Non si tratta quindi di un autoconvocazione della protesta, ma di un piano ben progettato e applicato, non dai partiti politici di destra in quanto tali (sono troppo goffi e deboli per questo), ma da alcuni quadri politici della destra; la cui funzione in quanto non si sviluppa a partire dagli spazi organici dei partiti, sebbene in alcuni casi appartengano a una o l’altra di queste parti, ma soprattutto sono esecutori – in alcuni casi consapevoli, in altri non tanto; in alcuni casi soono operatori diretti, in altri sono attivati da questi – del format noto come “rivoluzione colorata”, oppure chiamati anche da alcuni “golpe soft”; e questo è un tipico esempio della cosiddetta “guerra di quinta generazione”.
Fortunatamente per quelli di noi che cercano la verità e la difendono, alcuni di questi operatori hanno commesso l’errore di riconoscere che stanno applicando la ricetta di Sharp.
Uno di loro, Miguel Mora, lo ha fatto direttamente, mosso dalla sua goffaggine e scarsità mentale, osando raccomandare agli “autoconvocados” in piena effervescenza destabilizzante, lo studio del manuale scritto da Sharp sul tema.
L’altro, Felix Maradiaga, che a differenza del primo è astuto, intelligente e colto – anche se non per questo meno perverso, ma più pericoloso -, lo ha fatto indirettamente ed emotivamente, quando il suo idolo, di recente, è morto, poco prima che nel nostro paese iniziasse l’attuazione della ricetta di cui sopra.
Mora, per le sue caratteristiche, è responsabile della parte grossolana della materia ed è diretto da operatori più capaci, mentre Maradiaga lavora sulla parte sofisticata, quella che richiede nella testa più materia grigia, sebbene senza scrupoli si fermino davanti al pericolo che rappresentano persino per loro i propri piani, compreso l’uso brutale del crimine comune e l’alleanza malcelata con il crimine organizzato, incluso il traffico di droga.
Con il passare del tempo e le indagini corrispondenti, tutto questo sarà più chiaro.
Maradiaga, con aspirazioni eccessive rispetto alle aspettative dei loro capi negli Stati Uniti, e anche se lo potevano ancora considerare di qualche utilità, è stato scartato come possibile figura importante nei loro piani, in qualche modo è “bruciato” – il che era già previsto nella parte del piano che quelli di un certo livello non conoscono – essendo uno dei primi il cui coinvolgimento nelle azioni più terribili dell’opposizione ha iniziato a venire alla luce con le indagini sull’omicidio di cittadino statunitense Sixto Henrry Vera e con le dichiarazioni del criminale Cristhian Josue Mendoza, meglio conosciuto come Viper, capofila famigerata della banda con lo stesso nome.
Ma torniamo ai quattro elementi della guerra psicologica: menzogna, odio, colpa e paura. Sarebbe sciocco negare che una buona parte del popolo del Nicaragua in questo momento – e anche ora – è stata vittima del primo elemento, ma gran parte di esso non è ancora stato catturato – e forse non lo è più – da una delle altre tre.
In questo gruppo ci sono molti di coloro che hanno ritenuto giusto opporsi alle riforme dell’INSS, alcuni dei quali l’hanno fatto attivamente.
Questo gruppo comprende anche la maggior parte delle persone che sono andate alle iniziative della destra, come le loro marce, e stanno diminuendo, perché il tempo è il miglior alleato della verità, perché più le cose vanno avanti più le cose tendono a diventare chiare; e nella stessa misura diminuiscono le possibilità di successo del format del rovesciamento, perché la menzogna è l’elemento più fragile e di più breve durata, perché è oggettivamente dimostrabile.
Ciò è dovuto a una delle caratteristiche della guerra di quinta generazione: la breve durata della sua fase iniziale, che è la più aggressiva e vicina a una guerra civile.
Se l’obiettivo iniziale – in questo caso il rovesciamento del governo – non è raggiunto a breve termine, la strategia cambia e, a seconda dei rapporti di forza, ciò implica il passaggio alla guerra per come la conosciamo o, al contrario, al ritiro di coloro che si oppongono al governo che si è tentato di rovesciare, coloro che, di fronte al fallimento del loro tentativo, sono costretti a fare concessioni.
Quindi, in Nicaragua, con un controllo istituzionale politicamente egemone dei sandinisti sullo Stato, il mantenimento di un elevato grado di organizzazione e capacità di mobilitazione del FSLN, e una gestione intelligente e calma della crisi da parte del suo leader, ci sono settori importanti in cui non si parla di dimissioni del Presidente, ma di elezioni anticipate e – ed è davvero notevole – con la dichiarazione congiunta del Nicaragua e negli Stati Uniti presso l’Organizzazione degli Stati Americani, l’arretramento dei mediatori “di parte” del dialogo prima della possibilità di essere spiazzati, e l’ordine dato a Maradiaga dai suoi padroni di non tornare per il momento in Nicaragua – che già gli Stati Uniti e la destra hanno giocato la carta del rovesciamento fulmineo e hanno perso. Quindi la loro strategia ora è, una volta che il sandinismo al governo è stato investito politicamente al massimo, ottenere il cambiamento di governo con le elezioni – prima è, meglio è per loro – ed è su questo (e nelle condizioni in cui saranno fatte le elezioni, è molto probabile che ci saranno entro la fine dell’attuale legislatura) che ora si focalizzerà la negoziazione in termini pratici, discorsi a parte. Ricordiamo che la plenaria del dialogo serve per i discorsi e di conseguenza per definire le posizioni davanti al pubblico (cioè davanti all’elettorato), mentre si raggiungono accordi in altre istanze – che sono anch’esse meccanismi definiti nel Dialogo e a cui partecipano gli stessi attori – perché, come dicevano i vescovi all’inizio, non c’è possibilità di dialogare per raggiungere accordi davanti a un esercito di giornalisti.
Ciò è dovuto al fatto che se si insiste sulla tesi del rovesciamento o si scommette sulla scelta della guerra civile – che a questo punto sarebbe la stessa cosa – il risultato sarebbe incerto e difficile da gestire per tutti, per cui per entrambe le parti è chiaramente preferibile la scena elettorale, teste calde a parte.
Dopo menzogna c’è l’odio, che deve essere diffuso in precedenza come un gas velenoso e infiammabile, perché la menzogna si trova ad agire come un dispositivo di accensione in grado di generare la fiamma che provoca l’esplosione controrivoluzionaria o, se si preferisce, l’inizio della “rivoluzione colorata”. Una parte di coloro che sono conquistati dalla menzogna sono quindi vittime dell’odio, però non sono stati attaccati, ma al contrario, sono emotivamente pronti ad attaccare.
L’odio ha una particolarità, ed è che non si acquisisce solo per contagio, ma può essere portato nel DNA ideologico per posizioni classe antagoniste, in modo che, per esempio, quando c’è una rivoluzione in corso la borghesia è portatrice spontanea di questo elemento – cioè senza alcuna formula di Sharp -, con cui facilmente contamina le classi medie, che di solito la ammirano e la imitano, anche se a volte senza il caratteristico “glamour” dei settori oligarchici.
Questo è anche il caso di persone che sono ideologicamente reazionarie e politicamente di destra – con partito o senza partito – il cui confronto con il potere rivoluzionario (e il corrispondente odio di cui sono portatori) ha anche un’origine anteriore all’eventuale applicazione del format del rovesciamento.
Allo stesso modo, la menzogna può portare al senso di colpa, in modo che coloro che vengono individuati come “cattivi” da una bugia costruita, e senza necessità di cambiare parte, si sentano colpevoli di atti riprovevoli che, secondo la menzogna, ha commesso la sua parte. Però attenzione: questo non è razionale, ma emozionale: cioè, anche se razionalmente in questo caso i sandinisti sanno che il nostro governo non è colpevole dei crimini di cui lo incolpa la destra, o spiritualmente sentiamo questa sicurezza per la fiducia nella nostra leadership, possiamo comunque provare sensi di colpa e comportarci come se sapessimo di essere colpevoli.
Accade anche che la colpa così indotta porti alcuni sandinisti a cambiare parte, cosa che può accadere anche prima del senso di colpa, cioè come risultato diretto della menzogna, e una volta che lo hanno fatto – con o senza senso di colpa – le persone colpite sono facili prede dell’odio nei confronti del proprio governo e del proprio partito.
Infine, abbiamo la paura, in cui tutto ciò finisce; cioè viene dall’odio, dalla colpa e anche direttamente dalla bugia.
Non si tratta della normale paura che l’essere umano sperimenta in situazioni di pericolo, ma di una paura patologica, che porta a un comportamento difficile da spiegare.
Questa è stata un’arma utilizzata elettoralmente dalla destra in Nicaragua in modo molto efficace, dal 1990.
Infatti, quando la crisi passa – cosa che succederà, perché i nostri avversari (i pensatori, non i Mora) sono chiari che è nell’interesse di entrambe le parti – non tornerà la stabilità precedente, e assisteremo a un uso ricorrente della pressione attraverso i blocchi stradali (non come quelli di ora, ovviamente), presidi, marce con un alto livello di aggressività, alcuni disordini, campagne di disobbedienza civile che promuovono il mancato pagamento delle tasse, ecc .
Ci vorranno insomma anni perché tornino i precedenti livelli di sicurezza dei cittadini, perché il crimine organizzato ha ora un sentimento di animosità verso la polizia, che genera un’atmosfera di complicità contro le autorità molto favorevole ai loro fini; e tutto ciò farà parte di una strategia politica che consenta alla destra di generare la sensazione – non del tutto razionale, ricordiamo – che finché governa il sandinismo si avrà instabilità e violenza.
Nelle elezioni del 1990, il messaggio era che se il sandinismo avesse continuato a governare, la guerra sarebbe continuata. Nelle successive tre elezioni, il messaggio era che se il sandinismo fosse tornato al potere, la guerra sarebbe tornata nel paese. Ora il messaggio sarà che per la stabilità del paese diventa necessario che l’FSLN perda le prossime elezioni. Ciò può significare che anche una buona parte dell’elettorato che simpatizza con l’FSLN al momento delle elezioni consideri la possibilità di votare contro di loro.
Le immagini di persone nude torturate non sono casuali e la loro pubblicazione non è una goffa operazione fatta da “autoconvocati”.
È una cosa orientata, volta da un lato a generare il timore, e dall’altro un senso razionalmente ingiustificato della sconfitta del movimento sandinista, che agisce in modo più efficace della dimostrazione della natura per nulla pacifica delle presunte “proteste”, in quanto nell’atmosfera emotiva che è stata creata, le immagini vengono percepite con la sensazione che siano atti di rappresaglia dei presunti livelli di repressione.
Ricordate che nulla è razionale in questo, perché la guerra psicologica consiste proprio nel distruggere la razionalità umana innata nell’individuo, perché la rivoluzione non è nient’altro che la razionalità e la spiritualità della nostra condizione umana portata alla sua logica conclusione e prendendo il controllo dell’emotività propria della nostra condizione biologica di esseri viventi.
È importante, per finire, tornare un attimo al tema dell’odio che, come la paura, ha una funzione molto importante nel periodo successivo alla crisi creata dalla “rivoluzione colorata”. Questa funzione è che i sandinisti sviluppano sentimenti di vendetta, che siamo esclusivi e settari, e che se la linea del Fronte non si afferma, ci sentiamo delusi e sviluppiamo risentimento.
Parte di questa funzione – in questo caso durante la crisi e dopo di essa – è anche quella che consideriamo traditori ai nostri compagni, parenti e conoscenti che, pur essendo sandinisti, sono stati dalla parte opposta alla nostra in questi tempi difficili; o che non facciamo differenza tra incendiari criminali, saccheggiatori e violenti – alcuni dei quali sono anche le vittime dell’odio, che ha derubato la loro spiritualità – e la gente onesta e pacifica, che hanno appoggiato atti di protesta e di aggressione, come le barricate e i blocchi stradali; azioni che vengono presentate dalla destra come forme di difesa contro un’aggressione, che noi sappiamo essere una vile menzogna, ma che non è conosciuta da tutte le persone; le persone intrappolate tra due barricate opposte, inoltre, possono persino sviluppare la sindrome di Stoccolma, un noto fenomeno psicologico in cui, per un irrazionale senso di autoprotezione, la vittima di un rapimento viene identificata emotivamente con il rapitore, cosa che può accadere anche a qualsiasi vittima di altri tipi di aggressione.
Non possiamo dimenticare nemmeno per un secondo che in una situazione come quella che stiamo vivendo, ci sono vittime di tipo molto diverse: vittime fisiche (morte, ferite, rapite, torturate, aggredite); persone che hanno perso il lavoro o il loro sostentamento; e vittime di bugie, odio, colpa, paura.
Siamo vittime in qualche modo tutti noi nicaraguensi che non abbiamo fatto nulla perché si arrivasse a questa situazione, abbiamo perso – non si sa per quanto tempo – il magnifico paese che avevamo fino al 17 aprile e che era costato tanti sacrifici e sforzi, e decine di migliaia di vite di nicaraguensi (di questi morti pochissimi si ricordano).
Non dimentichiamo che le vere cause di questa situazione sono l’imperialismo, alcuni politici di destra (leader dei partiti di alcune organizzazioni non governative, dei media e agitatori politici in tonaca, tra gli altri) e la borghesia, così come gli autori di omicidi veri e propri, che si spera verranno presto scoperti e catturati (alcuni di loro, forse, vittime anche di avvelenamento da odio, ma ciò non li esenterà dalla loro responsabilità dinanzi ai tribunali).
Coloro che sono portatori di odio – questo virus esclusivo e revanscista che può dividere le famiglie e il popolo – che hanno magari condiviso l’ideale rivoluzionario, saranno integrati anche inconsciamente nel grande dispositivo dell’imperialismo che è in marcia per la distruzione della Rivoluzione Sandinista.
I sandinisti devono opporsi consapevolmente a tutto il revanscismo e alle accuse nei confronti di chiunque, sia nella famiglia che nelle istituzioni dello Stato; tanto tra amici, quanto tra compagni di lotta.
Come giustamente ha detto la compagna Rosario Murillo, stiamo andando a una nuova fase di riconciliazione, e ottenere ciò che stiamo dicendo – che sarà difficile quanto lo è il superamento della crisi – sarà un requisito fondamentale per il progresso verso nuove vittorie in difesa della pace, patria e rivoluzione.
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