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#Aufstehen: in Germania prende forma una forza popolare

Sabato 4 agosto è stato messo on line il sito del movimento “Aufstehen” (“alzarsi”, “svegliarsi”) che verrà ufficialmente lanciato il 4 Settembre, e che sta usando varie piattaforme socials – da Fb ad Instagram, da twitter a Youtube – come strumenti di diffusione della propria iniziativa.

È interessante notare come nella pagina siano presenti più di una decina di video-interviste a differenti persone di diverse professioni riprese in luoghi pubblici – dal giardiniere al dj, dall’insegnate alla pensionata – in uno stile che tende a rimettere “al centro” le singole vite individuali delle persone che esprimono il proprio sentito: una strategia di comunicazione politica che tende in questo modo ad esemplificare l’identificazione al movimento, e a superare la modalità di calare un messaggio dall’alto o il filtro di una qualche organizzazione attraverso la parola scritta.

Alla testa di questa impresa politica c’è la co-presidente al Bundestag del gruppo Die Linke, Sahra Wagenknecht, una delle anime storiche della sinistra radicale tedesca prima nel PDS – animatrice della cosiddetta Piattaforma Comunista a metà anni ’90 – e poi in Die Linke. Ora ha preso posizioni molto nette sull’Unione Europea, ispirandosi al “Piano B” lanciato da Mélenchon come exit strategy dalla UE, dopo la capitolazione di Syriza di fronte alla Troika.

Bisogna ricordare che il dibattito sulla moneta unica europea si era sviluppato nella Linke già nella primavera del 2013, in seguito ad una intervista “no-euro” di Oskar Lafontaine, pubblicata il 29 aprile sulla “Saarbrücker Zeitung”, che aveva dato adito a non poche critiche all’interno della dirigenza dell’organizzazione tedesca.

Come riporta Marco Damiani nel capitolo dedicato alla Germania del suo attento studio La Sinistra Radicale in Europa, pubblicato da Donzelli nel 2016, Lafontaine “sostiene la necessità di tornare a pensare a un sistema monetario che possa permettere ai paesi europei di poter recuperare le leve della svalutazione e rivalutazione economica attraverso un regime di cambi controllato dall’Unione e dalla Banca Centrale”.

Die Linke, con i suoi 69 deputati, è la quinta forza politica dell’emiciclo, e ha scontato un risultato piuttosto negativo nelle elezioni del settembre scorso, che hanno visto l’ingresso in parlamento della forza di estrema destra AfD – che i sondaggi danno ulteriormente in salita rispetto all’exploit elettorale – e che ha condizionato pesantemente, sulla questione migratoria, il dibattito tra la CDU e la CSU, la formazione bavarese storicamente alleata del partito della Merkel, che teme un possibile flop alle elezioni autunnali nel proprio Land.

Secondo quanto riporta l’agenzia “Reuters” il 2 agosto:

L’Unione democratica cristiana (CDU) della Cancelliera tedesca Angela Merkel è al suo livello più basso nei sondaggi dopo le turbolenze interne del mese scorso sulla questione della politica migratoria in Germania. Secondo un sondaggio d’opinione pubblicato giovedì, alla CDU vanno solo il 29% delle intenzioni di voto, un punto in meno rispetto a luglio, mentre questo calo avvantaggia L’ AfD che raggiunge il livello più alto con il 17%. Angela Merkel, che è al potere dal 2005, ha evitato la caduta del proprio governo il mese scorso dopo il conflitto tra il CDU e il suo alleato bavarese CSU, rappresentato dal ministro dell’Interno Horst Seehofer”.

La costituzione di questo movimento era stata annunciata a fine maggio attraverso una intervista al sito d’informazione francese “Mediapart” dalla stessa Wagenknecht, che come Contropiano avevamo prontamente tradotto.

La fonte di ispirazione primaria per questa iniziativa politica è chiaramente la France Insoumise.

Aufstehen non vuole costituire per ora un partito politico, ma cerca da un lato di influenzare “da sinistra” la SPD per ciò che concerne le politiche sociali e dall’altro di raccogliere trasversalmente interesse tra le file dell’elettorato della Sinistra che all’ultime elezioni si è astenuto o si è orientato verso l’estrema destra, ribadendo una critica netta alla UE e alle sue politiche militariste, una declinazione tedesca delle varianti populiste che stanno caratterizzando il contesto continentale.

Secondo quanto riporta “Mediapart” in un recente articolo del 4 agosto: “L’Allemande Sahra Wagenknecht lance un nouveau mouvement, inspiré des Insoumis”, di Amélie Ponssot – che cita come fonti “Der Spiegel” e “Der Tagesspiegel”. All’interno del movimento si troverebbero personalità provenienti dalla cultura e dalla ricerca, come il regista Bern Stegemann o l’economista Wolfgang Streeck, uno degli studiosi tedeschi più critici “da sinistra” dell’Unione Monetaria e dell’Euro. Un altro sostenitore del progetto, che ha un profilo più marcatamente politico sarebbe la figura di spicco dell’ecologismo Antje Vollmer, la precedente vice-presidente del Bundestag.

Per dare una idea dell’humus intellettuale in cui questo progetto prende forma riportiamo uno stralcio di una interessante intervista a Streeck, uscita su “Mediapart” un anno fa:

L’imperialismo tedesco, specialmente dopo la Repubblica di Weimar, era finalizzato alla conquista di un’area abbastanza grande da vendere merci tedesche. Oggi non ne abbiamo più bisogno: c’è l’unione monetaria. Ci consente di mantenere il nostro settore industriale sovradimensionato. Non si tratta solo di vendere auto Volkswagen in tutta Europa. C’è un ulteriore effetto: con altri paesi europei, come la Francia o l’Italia, sono economicamente deboli, l’euro ha perso valore. Se dovessimo lavorare con la nostra moneta, una valuta che varrebbe solo, ad esempio, per la Germania, i Paesi Bassi e l’Austria, sarebbe infinitamente più difficile perché non potremmo vendere a buon mercato. Ecco perché i tedeschi sono così attaccati all’euro!

All’interno di Die Linke si stanno polarizzando le posizioni rispetto ai contenuti e ai referenti nel quadro delle prossime elezioni europee.

Con la creazione di questo movimento, la Wagenknecht mette sul piatto una battaglia interna che la oppone, tra l’altro, a Kaja Kipping, la co-segretaria di Die Linke che si è avvicinata al movimento avviato dall’ex ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis, DiEM25.

Nei circa due mesi che sono passati dall’annuncio della ex animatrice della Piattaforma Comunista ad oggi il quadro continentale è cambiato rispetto alle dinamiche politiche pertinenti al progetto.

L’uscita dal gruppo della Sinistra Europea del Partie de Gauche – una delle anime più importanti di France Insoumise – e l’allargamento dell’alleanza di Lisbona “Maintenant Le Peuple” ad importanti esperienze della sinistra “nordica”, per certi versi più vicine alla cultura politica tedesca di quelle della periferia europea, sono senz’altro tasselli importanti che danno maggiore slancio ad Aufstehen, tenendo conto dello scarso successo avuto da DIEM25 e dall’ex ministro greco nell’agglutinare attorno a sé forze politiche di un certo peso, eccezion fatta per il leader di Géneration-s, B.Hamon, che gode comunque di un seguito molto relativo in una Francia sempre più polarizzata tra un calante Macron e un ascendente Mélenchon…

Alzarsi” può dunque riempire, per i ceti popolari, un notevole vuoto politico anti-establishment che fino ad ora è stato colmato o dall’estrema destra populista, o dal ritorno all’astensione e alla disaffezione politica, da parte di chi sta ai margini del benessere della locomotiva tedesca, e contribuire a cambiare le geografie politiche così come formazioni simili hanno fatto nel resto del continente.

Come scrisse quasi profeticamente, nei propri Appunti dal Carcere, Erich Honecker, “non c’è dubbio che la lotta per il predominio ha molti pericoli ed incognite, non solo per la Germania, ma anche per tutto il mondo. Si possono però anche sopravvalutare le proprie forze”.

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3 Commenti


  • marco

    scusate, ma quando dite che la linke è uscita penalizzata cosa intendete?
    mi sono voluto andare a spulciare i dati e dai 3.755.699 dei voti di lista del 2013 è passata ai 4.296.762 attuali, con un incremento di 5 deputati nel bundestag.
    di contro ne ha perso solo uno nel parlamento europeo nel 2014, cioè a ridosso del suo peggiore risultato in patri nel 2013.
    Ora non mi sembra che nessuna forza di sinistra in europa, organizzata in movimento piuttosto che in partito, possa vantare un trend di penalizzazione così positivo.
    Capisco che si possa avere una simpatia per shara e che si possa legittimamente preferire un’opzione movimentista a quella della forma-partito (anche se l’empirismo ci ha ampiamente dimostrato che questo tipo di scelte movimentiste dal 2001 non hanno mai fatto breccia nell’elettorato di sinistra). Ma i dati sono quello che sono e se vogliamo fare un’analisi del reale dobbiamo agire marxianamente e partire da quelli.
    Potete dire che la crescita è stata inferiore alle aspettative o che con la formula movimentista la dirigente in questione si aspetta di allargare di molto il bacino di utenza, ma definire penalizzate una crescita di più di un milione di voti e di +5 deputati, solo perchè non piace o non si ritiene adeguata la forma-partito è un’analisi falsata che non fornisce gli elementi corretti ad un adeguato dibattito.


  • Maurella

    Condivido quanto scritto da Marco e ho aggiunto un commento su FB. Per rendere esplicito quanto scritto da Marco, a Francoforte la Linke è passata dal 2,4 all’8% in 5 anni.
    Poi un apounto di genere: ma perché Antje Vollmer è “vecchio vice presidente” e non “vecchia” e magari meglio “precedente”? Ancora bisogna fare le battaglue sul genere dei nomi?


    • Redazione Contropiano

      hai ragione per quanto riguarda il genere…

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