Via libera ad esplorazioni petrolifere e trivellazioni in aree protette e costruzione di nuove centrali elettriche a carbone. Di nuova generazione, certo. Ma sempre a carbone. Una dote che nessuno può negare al presidente degli Stati Uniti, è la solida (o stolida?) certezza nelle sue convinzioni. Al netto di tutto, anche della realtà.
Il riscaldamento globale? Esagerazioni di scienziati progressiti.
L’unica cosa che conta è il rilancio dell’economia.
Coerente con questa visione, ha permeato questi due anni di presidenza di scelte, atteggiamenti e dichiarazioni tutte volte alla massimizzazione del profitto delle lobby industriali e alla minimizzazione dei diritti di chi, negli Usa e nel mondo intero, vorrebbero un ambiente meno inquinato e pericoloso.
Non stupiscono, dunque, le due recenti proposte di legge che vanno ad annullare o quasi quanto il predecessore Obama aveva fatto in tema di tutela dell’ambiente, come racconta anche il Sole 24 Ore in un recente articolo.
La prima è un omaggio alle grandi aziende petrolifere, a cui verrà concesso di procedere ad esplorazioni e trivellazioni in cerca di petrolio e gas in aree fino ad oggi tutelate. L’obiettivo è quello di massimizzare la produzione di combustibili fossili, di cui gli Stati Uniti sono già tra i più grandi al mondo. I motivi di queste politiche vanno ricercati in più direzioni: più indipendenza dall’importazione estera e quindi da “amicizie pericolose” come quella con l’Arabia Saudita, forse incremento dell’export, aumento delle scorte interne e creazione di posti di lavoro.
Inutile commentare quanto possa essere surreale incrementare la produzione di petrolio e derivati in una fase di sconvolgimenti climatici, riscaldamento globale ed inquinamento.
Ma a Trump, e a chi lo sostiene (parliamo delle lobby industriali, ovviamente), evidentemente non interessa.
Più complessa la questione relativa alla seconda proposta di legge, che prevede lo sviluppo di nuove centrali elettriche a carbone “pulito”.
Gli Stati Uniti sono produttori di tecnologie innovative in questo settore, oltre ad essere grandi esportatori di carbone.
Questo a fronte di un calo della produzione interna di elettricità per mezzo di centrali a carbone, sostituite da quelle che utilizzano il gas da argille o shale gas, che però richiede un prezzo molto alto rispetto ai danni prodotti all’ambiente per estrarlo.
Ridare fiato ad un settore in forte calo? Incrementare la produzione di tecnologia da vendere all’estero, puntando sulla riconversione delle “vecchie” centrali a carbone in nuove strutture meno inquinanti?
Qualunque sia la motivazione politica ed economica, stiamo parlando di carbone. Di petrolio. Di gas. Di fonti energetiche non pulite, non rinnovabili ed inquinanti.
Non un buon servizio al mondo, in ogni caso.
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