Sono passati solo pochi giorni da quando gli Stati Uniti hanno lanciato una nuova sfida a Russia e Cina realizzando il primo test missilistico da oltre 30 anni a questa parte.
A dare l’annuncio del lancio del nuovo missile era stato lo stesso Pentagono, spiegando che il test, nel quale il missile ha colpito un bersaglio a 500 chilometri di distanza, è avvenuto con una testata convenzionale partita dall’ isola di San Nicolas, al largo della California. Secondo il Pentagono il test sarebbe riuscito e non si esclude che a breve ne possano seguire degli altri.
Passate poco più di 72 ore dall’annuncio Usa e la Cina ha fatto sapere di aver quasi completato lo sviluppo di un missile ipersonico, capace cioè di andare ben oltre la velocità del suono e soprattutto in grado di penetrare gli scudi antimissilistici Usa. Lo riferisce il South China Morning Post, raccogliendo le confidenze di una fonte anonima all’interno della China Aerospace Science and Industry Corporation (CASIC), l’azienda di stato che sta lavorando al progetto. Il missile in questione è il DF-17, quello che tecnicamente è chiamato un Hypersonic Glide Vehicle (un veicolo-aliante ipersonico) in grado di superare ampiamente la velocità del suono e con un veicolo di rientro in atmosfera che può modificare l’obiettivo in volo, rendendo così più difficile che venga intercettato da sistemi di difesa.
Nelle relazioni tra le maggiori potenze mondiali si assiste ormai ad una ripresa della corsa al riarmo, incluso quello sulle armi nucleari. Ma su questo terreno è doveroso sottolineare come ad aver riaperto il “Vaso di Pandora” siano stati gli Usa disdettando nelle settimane scorse il Trattato Inf sui missili nucleari siglato nel 1987 con l’Urss e poi continuato con la Russia.
Per Washington il vero pericolo proverrebbe dal supermissile russo Novator 9M729, il quale sarebbe in grado di volare per 2.500 chilometri, avendo quindi come bersaglio anche la costa occidentale degli Stati Uniti.
L’ira di Mosca per il recente test missilistico statunitense non si è fatta attendere ed accusa gli Usa di irresponsabilità. Il portavoce della presidenza russa, Dimitri Peskov, ha affermato che il lancio del missile da crociera dalle acque della California è la dimostrazione di come gli Stati Uniti già da tempo si preparavano a mettere fine allo storico Trattato bilaterale Inf: “Diverse settimane e persino mesi non sono sufficienti a preparare un test del genere”.
Anche da Pechino non arrivano certo segnali positivi. Anzi, per le autorità cinesi il test Usa, al contrario, dà il via a una nuova corsa agli armamenti “che avrà un grave impatto negativo sulla sicurezza internazionale e regionale”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shang. In questo contesto arriva la notizia che il nuovo missile ipersonico cinese è quasi pronto. La Cina ha infatti ha già testato due volte il supermissile DF-17 nel novembre del 2017 presso il Centro spaziale Jiuquan, in Mongolia interna.
Il South China Morning Post afferma che l’intelligence americana ha già lanciato l’allarme, rivelando che il missile sarà operativo già dal 2020. Ma occorre anche sapere che anche Usa e Russia stanno sviluppando sistemi d’arma con capacità simili a quelle cinesi.
Dopo decenni in cui sembrava che il riarmo nucleare fosse un ricordo del passato, la nuova escalation rimette nell’agenda politica internazionale un fattore purtroppo “decisivo”, nel senso che l’eventuale ricorso a queste armi avrebbe effetti devastanti e, appunto, decisivi sulla sorte del pianeta e dell’umanità che ci vive.
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