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La guerra nella Siria del nord. Le forze in campo

Da una settimana l’esercito turco, sostenuto dalle milizie jihadiste legate ad Ankara, ha avviato l’invasione militare della Siria del Nord nella zona ad est del fiume Eufrate. Obiettivo dichiarato è l’eliminazione delle YPG, (“Unità di Difesa del Popolo”), l’organizzazione curda inquadrata nelle Forze Democratiche siriane (SDF), un’alleanza che ha contribuito in modo decisivo alla sconfitta dei Jihadisti dello Stato Islamico (Isis), in particolare a Raqqa, la città che si trova proprio nel cuore del nord-est siriano e fino ad oggi controllata dalle SDF.

Ma le forze in campo in questo quadrante e in questa guerra sono molteplici e spesso ognuna gioca partite su più tavoli con alleanze a geometria variabile che pesano non solo sui destini delle popolazioni curda e araba della regione ma anche sul futuro scenario della Siria, devastata dal 2011 da una guerra che ha coinvolto direttamente diverse potenze mondiali e regionali.

La Turchia afferma di aver lanciato la sua offensiva denominata “Fonte di Pace” al fine di eliminare le YPG definite da Ankara come “gruppo terroristico”. Le forze turche contano dal cielo su una potente aviazione e a terra dalla potenza di fuoco dell’artiglieria pesante. Sul campo di battaglia invece Ankara ha mandato un’armata di jihadisti siriani costituitasi appena all’inizio di questo mese con il nome “Esercito Nazionale Siriano”, NSA.  Il numero degli effettivi del NSA, è di 18.000 miliziani addestrati e finanziati da Ankara con uno stipendio mensile di “550 lire turche”, l’equivalente di circa 85 dollari. L’NSA non è altro che un’alleanza tra il disciolto “Esercito Libero siriano” i cui effettivi sono sul libro paga di Ankara e un accozzaglia di milizie jihadiste provenienti prevalentemente dalla provincia di Idlib, nel Nord-ovest della Siria dominate dalla ex filiale siriana di al Qaida del Fronte al Nusra, oggi chiamato Hayat al Tahrir. Tra le file di NSA, composto da otto battaglioni, si è distinto in questi giorni un battaglione che si fa chiamare “Ahrar al Sahrqiya”. Ahrar al Sharqiya, che oggi si definisce come “Secondo battaglione di NSA”, è un gruppo islamista originario del Governatorato orientale di Deir Ezzor. Fondato da alcuni fuoriusciti dell’ex filiale siriana di al Qaida, come il Fronte Al Nusra. Il gruppo è stato anche accusato di avere stretta alleanza con il cosiddetto Stato Islamico. Oggi ha cambiato il suo logo originario sostituendo lo storico vessillo di al Qaida ricamato con la scritta “Non vi è altro Dio che Allah”, con la bandiera nazionale siriana.

Le Forze Democratiche Siriane (SDF) sono state costituite nell’ottobre del 2015 dalla fusione dello YPG con miliziani arabi sunniti, cristiani e turcomanni. La colonna portante di SDF sono i combattenti e le combattenti curdi che contano su 11 mila effettivi che fino a ieri sono stati sostenuti militarmente anche dalla Coalizione Internazionale anti-Isis guidata da Washington. I combattenti di SDF sono armati principalmente di armi leggere e RPG.

Secondo quanto riferito dai media locali, il sedicente Esercito Nazionale Siriano, i cosiddetti “ribelli” appoggiati dalla Turchia ha attaccato le Ypg curde  a nord di “Ayn” Issa; questo ha spinto l’esercito governativo siriano ad entrare nella battaglia per aiutare le truppe curde e impedire qualsiasi avanzamento da parte dei miliziani. Nei giorni scorsi le SDF (curdi e milizie arabe), hanno stretto un accordo con il governo siriano di Bashar al Assad, per contrastare l’invasione turca. “Per evitare e affrontare questa aggressione è stato raggiunto un accordo con il governo siriano. In questo modo l’esercito siriano può essere dispiegato lungo il confine siro-turco per aiutare Sdf”, ha scritto sulla sua pagina Facebook l’amministrazione curda. L’obiettivo, ha proseguito, è quello di “liberare le città siriane occupate dai turchi, come Afrin” nel Nord-Ovest. Le truppe siriane insieme alle milizie SDF (e YPG) si stanno avvicinando a Kobane e Manbij per contribuire a contrastare l’esercito turco e i miliziani jihadisti.

Dopo l’accordo con i curdi, l’esercito siriano è arrivato al confine con la Turchia entrando nella città di Tel Tamer, dove con ogni probabilità si troverà di fronte le forze armate di Ankara. Le truppe siriane sono rientrate per la prima volta nella città di Ayn Issa, una località a nord di Raqqa che si trova all’interno della zona soggetta all’intervento militare turco e in cui ci sono i campi dove sono rinchiuse le famiglie dei miliziani dell’Isis.

Gli Stati Uniti dispongono sul posto di circa 2.000 militari tra marines e forze speciali, ufficialmente inviati in passato nel Nord-est siriano per sostenere i curdi nella loro guerra contro l’Isis. I militari statunitensi si trovano in alcun basi dislocate in diverse zone del Rojava. Dopo l’annuncio del presidente Usa Donald Trump sul ritiro delle forze americane, tra 50 e 100 marine presenti lungo la frontiera con la Turchia hanno lasciato le loro postazioni dando così luce verde alle truppe turche per sferrare l’attacco contro i curdi. Il segretario alla Difesa americano, Mark Esper ha dichiarato che gli Stati Uniti si stanno preparando a evacuare circa 1.000 soldati da tutto il nord della Siria “in tempi più rapidi possibili”.

Il settimanale statunitense Newsweek riferisce che le forze turche hanno bombardato per sbaglio uomini delle forze speciali statunitensi presenti nell’area. Il settimanale, cita fonti dell’intelligence curdo-irachena e un alto funzionario del Pentagono. I soldati Usa stavano operando sulla collina di Mashtenour nella città di Kobane e sarebbero state raggiunti da colpi di artiglieria sparati dalle postazioni turche. La notizia è stata confermata anche da Al Arabiya, il cui corrispondente da Kobane ha riferito che nel bombardamento sono rimasti feriti soldati statunitensi e francesi. In Siria infatti c’è anche lo zampino della Francia. Le forze speciali francesi sono segnalate in cinque basi militari nel nord della Siria. Tutte aree che, secondo i turchi, sono controllate dai curdi delle Ypg. Le forze francesi sarebbero presenti vicino alle alture di Masthenur (quelle appunto bombardate dall’artiglieria turca) non lontano da Kobane. Altre nel villaggio di Sarrin ed altre direttamente nel centro di Kobane.

Le forze speciali della Gran Bretagna risultano invece presenti nella base Usa di Al Tanf vicino a Homs. La BBC, un po’ di tempo fa immortalò con alcune foto la presenza militare dei commandos britannici in Siria. Non è noto il numero esatto di soldati delle forze speciali britanniche, presumibilmente appartenenti ai reggimenti d’élite Special Air Service (SAS) e Special Boat Service (SBS), ma le stime del Times ritengono che possono variare da alcune decine a diverse centinaia.

Sul teatro siriano è poi presente la Russia. L’inviato speciale russo in Siria, Alexander Lavrentyev, ha detto che “L’offensiva turca è inaccettabile. Non permetteremo che Turchia e Siria si scontrino”. Il ministero della Difesa a Mosca ha reso noto infatti che militari russi stanno pattugliando la ‘linea di contatto’ tra le forze siriane e turche nel Nord-Est. La Russia è presente militarmente in Siria nella base aerea di Latakia, istituita nel 2015, e nella base navale nel porto di Tartus Le autorità di Mosca escludono la presenza di truppe di terra preferendo utilizzare l’aviazione. Secondo osservatori militari si stima che alla fine dell’anno scorso che almeno un migliaio di uomini, tra polizia militare e forze speciali russe, hanno preso a combattimenti contro l’Isis e i gruppi jihadisti al fianco delle truppe siriane”.

Nella regione della Siria del Nord si sono andate accumulando forze e dinamiche che possono trasformare questo conflitto in qualcosa di assai temibile sia per le sorti delle popolazioni arabe e curde sia per il complesso delle relazioni internazionali. Ogni sottovalutazione può diventare un fatto compiuto da cui è difficile tornare indietro. Cominciano così le tragedie della storia.

 

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