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19 dicembre: Il massacro nelle carceri turche

Giornata dei prigionieri politici turchi

All’alba del 19 dicembre 2000 lo stato turco dà il via all’operazione “Ritorno alla vita”, volta a reprimere la lotta dei prigionieri politici in carcere. Dal 20 ottobre più di 800 militanti, collegati a tre differenti organizzazioni di sinistra, avevano iniziato uno sciopero della fame contro l’introduzione delle celle di isolamento di Tipo-F.

Dal 19 al 22 dicembre, furono prese d’assalto 20 prigioni contemporaneamente con uno spiegamento di quasi 9.000 soldati. Sono state usate più di 20.000 bombe al fosforo e sparati migliaia di proiettili veri contro i prigionieri inermi.

Durante questi tre giorni 28 prigionieri furono uccisi, 300 vennero feriti, 600 rimasero permanentemente disabili e 942 furono forzatamente trasferiti in celle di isolamento nelle prigioni di Tipo-F.

Era l’inizio del processo di annientamento dei dissidenti.

Il progetto delle celle di isolamento

I carceri di Tipo-F sono stati pensati e progettati dallo stato turco a seguito delle pressioni europee ed internazionali per risolvere il problema del confinamento collettivo nei grandi reparti-dormitori, in cui erano ammassate dozzine di prigionieri senza distinzione di capo di imputazione.

Fin dagli anni ’70 le prigioni, organizzate in questo modo, erano il quartier generale della produzione ideologica. Ivi i prigionieri scrivevano la maggior parte degli articoli e dei libri, componevano canzoni e istruivano i futuri militanti. Grazie alla capacità dei prigionieri di riorganizzarsi sotto qualsiasi condizione, la detenzione non era una punizione efficace e i militanti sapevano che, se fossero stati arrestati, vicino ai loro compagni, avrebbero comunque continuato l’attività rivoluzionaria.

Con la costruzione delle prigioni di Tipo-F, lo stato turco ha cercato di importare il regime disciplinare penale praticato in Europa e negli Stati Uniti. In particolare il progetto è stato creato su modelli di carceri già esistenti come lo Stammheim (Germania), H-Blocks (Irlanda del Nord), Marion (Illinois), Pellican Bay (California), Red Onion (Virginia) e Florence ADX (Colorado): tutti oggetto di continue critiche.

Il Comitato Europeo per la prevenzione della tortura ha incoraggiato la Turchia ad abbandonare il sistema di dormitori per passare al sistema di celle di isolamento (chiamate sarcasticamente “camere” e non più “celle”) delle prigioni di Tipo-F. Il Comitato Europeo per la prevenzione della tortura ha inoltre dimostrato comprensione verso le forze di sicurezza che hanno fatto irruzione nelle 20 prigioni il 19 dicembre e verso la scelta del trasferimento forzato di prigionieri nelle carceri di Tipo-F.

In una relazione del 6 settembre 2006, il Comitato Europeo per la prevenzione della tortura ha ribadito di non aver mai criticato le condizioni materiali di detenzione nelle celle di isolamento, bensì ne ha elogiato le buone condizioni igieniche e strutturali.

Lo scopo del progetto delle celle di isolamento non è quello dichiarato di migliorare le condizioni del prigioniero, bensì quello di interrompere la comunicazione tra i rivoluzionari e la loro lotta.

Per il governo turco non è solo un problema di distruzione fisica e psicologica, ma anche un annientamento della resistenza tout court. L’introduzione delle prigioni di Tipo-F ha significato: isolamento, “rieducazione” mentale, politica di controllo del pensiero e della mente dei prigionieri rivoluzionari, divieto di visite, censura nella corrispondenza epistolare, video sorveglianza, trasferimenti arbitrari verso altre prigioni in qualsiasi momento, senza che vengano avvisati parenti o avvocati. Il sistema di Tipo-F è una politica imperialista di controllo che cerca di seminare terrore nell’intera società.

La resistenza

Nonostante l’oppressione e i massacri, i prigionieri rivoluzionari non si sono piegati al sistema di isolamento, poiché hanno mostrato un atteggiamento deciso continuando la loro resistenza sotto altre forme, la più forte delle quali è sicuramente lo sciopero della fame, a volte portato avanti fino alla morte (Death Fast). Il movimento dei lavoratori occidentale è orgoglioso degli atti di sacrificio di sé da parte dei suoi militanti in quanto è alla base delle più importanti vittorie storiche.

Lo sciopero della fame però è spesso visto in occidente come uno spreco di vite umane con scarso o nessun valore per la lotta di classe, sebbene la teoria Marxista-Leninista sostenga la validità di tutti i metodi di lotta per il bene della rivoluzione.

A contraddire il pensiero comune sono i risultati raggiunti nel 2007 quando vi è stata una certa apertura e flessibilità del governo turco concedendo il ritrovo di un massimo di dieci prigionieri alla volta per attività ricreative comuni per un massimo di dieci ore a settimana. In seguito inoltre sono state fatte delle concessioni sui permessi di vista dei familiari più stretti.

Il 5 dicembre si è concluso il processo riguardante la strage della prigione di Ümraniye, uno dei 20 carceri presi d’assalto durante l’operazione “Ritorno alla vita”.

Il processo, avviato dalle famiglie dei prigionieri e dai loro avvocati (anch’essi oggi arrestati dal governo dell’AKP) contro gli omicidi di Stato, ha assolto di tutti i 267 militari che avevano preso parte alla repressione nel carcere di Ümraniye per mancanza di prove, sebbene tutta l’operazione allora fu ripresa con video degli stessi militari!

I governi europei e gli altri stati imperialisti difendono la Turchia come democratico e come stato di diritto. Supportano queste atrocità e cooperano per interessi, continuando a biasimare chi combatte per chiedere giustizia contro le atrocità, il terrorismo e la violenza di stato.

I prigionieri politici rivoluzionari turchi continuano ancora oggi gli scioperi della fame per chiedere giustizia. Ricordiamo i membri del collettivo musicale Grup Yorum, Mustafa Koçak e tutti i prigionieri curdi che nel corso di questo ultimo anno si sono immolati e sono morti perché affamati di giustizia. Le richieste dei prigionieri sono semplici diritti umani, ma sembra che nessuno ancora ascolti le loro voci.

Oggi è importante ripresentare all’opinione pubblica la strage del 19 dicembre in Turchia poichè significa:

  • contestare le politiche fasciste dello Stato turco che vuole distruggere la resistenza;

  • rafforzare la coscienza solidale internazionalista;

  • sostenere la lotta di resistenza dei prigionieri politici rivoluzionari turchi.

Nella lotta per i diritti dei popoli oppressi, le ingiustizie non sono state commesse contro una sola persona, e nessun diritto conquistato è stato limitato a beneficio di una sola persona.

La resistenza di fronte alla dittatura palesemente fascista è un diritto e un obbligo di ogni persona.

L’isolamento è un tortura, nostro dovere è ricordare questo giorno ed esprimere solidarietà internazionale con i prigionieri politici turchi, ieri come oggi.

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