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Grecia. Il coronavirus acutizza le piaghe nel paese martoriato dall’austerity

Dal 23 marzo la Grecia è completamente bloccata a causa del coronavirus. Tutti i luoghi pubblici sono stati chiusi e i cittadini non possono uscire di casa senza firmare una documento legale indicante lo scopo per il quale sono fuori casa.
È un disastro atteso e il governo sembra essere consapevole che non sarà in grado di farcela. I contagiati al 29 marzo in Grecia, secondo il ministro della Sanità,  risultavano essere 1.156 e 34 i morti.
Da lunedi della scorsa settimana la Grecia si è svegliata con il più rigoroso blocco mai visto finora, con tutti i viaggi fuori casa limitati, a meno che non si stia lavorando in servizi essenziali o per fare rapide sortite per acquistare cibo o medicine.
Ai greci, come in Italia, viene richiesto un “Certificato di circolazione dei cittadini” emesso dal governo – che può essere stampato da Internet – da mostrare alla polizia se vieni sorpreso fuori casa. Il documento consente di uscire di casa solo per sei motivi:
1. Andare alla farmacia locale o visitare il medico …
2. Andare in un negozio che fornisce generi di prima necessità (supermercato, mini market) …
3. Andare in banca …
4. Muoversi per assistere le persone bisognose;
5. Assistere a un servizio (ad es. Funerale, matrimonio, battesimo) in conformità con le disposizioni legali in vigore, ..
6. Allenarsi in un luogo pubblico o camminare con il proprio animale domestico, individualmente o in gruppi di due, nel qual caso deve essere mantenuta una distanza di 1,5 metri.
Vi è il divieto assoluto di grandi riunioni e la polizia sta imponendo il coprifuoco con elicotteri e droni militari.
Il ministero degli interni sta pubblicizzando il divieto con messaggi di emergenza sul telefono, tramite il sistema di protezione civile. I messaggi in arrivo sono piuttosto invadenti, emettono un forte rumore e occupano l’intero schermo del dispositivo con la scritta: “Resta a casa, stai al sicuro”.

Secondo recenti rapporti, in Grecia c’erano 605 strutture sanitarie pubbliche, ma solo 557 erano effettivamente operative a causa della mancanza di personale. In una conferenza stampa il minstro della sanità Kikilias ha affermato che “due mesi fa il SSN greco disponeva 565 unità sanitarie. Ne abbiamo aggiunte 80 del settore privato e più letti negli ospedali militari, quindi ora abbiamo a disposizione 2.158 letti ”.

In Grecia, il paese europeo più martoriato dall’austerity imposta dalla Ue, già qualche anno fa un rapporto Ocse indicava al 21% la quota della popolazione priva di copertura sanitaria, laddove è circa un greco su sei ad affermare di non poter soddisfare le proprie esigenze mediche a causa della povertà. Si calcola che in questi anni quasi 35.000 medici greci siano andati a lavorare all’estero, soprattutto in Germania. Secondo l’Elstat, l’istituto ellenico di statistica, la quota della popolazione sopra i 15 anni che negli anni della feroce austerity soffriva di un problema di salute cronico, era salita dal 39,7% nel 2009 al 49,3%.

Il  principale partito di opposizione Syriza ma anche il socialista Kinal e Mera 25 supportano tutte le decisioni del governo, ma spingono per un ulteriore sostegno al Servizio Sanitario Nazionale greco, principalmente per sostenere o aumentare le sue risorse umane.
“Le 2000 assunzioni sono una goccia nell’oceano”, hanno denunciato all’unisono il medico Ilias Sioras, presidente dell’Unione degli impiegati nell’ospedale “Evangelismos” (uno dei più grandi di Atene, designato per trattare anche i casi COVID-19), e il segretario generale dell’Associazione dei medici ospedalieri di Atene e del Pireo.

Il cardiologo e il sindacalista vicini al Partito Comunista Greco hanno sottolineato la carenza di personale del sistema sanitario pubblico, una carenza che ha stimato in termini di 6.000 medici e 20-25.000 infermieri. Ha aggiunto che l’ospedale in cui lavora subisce una significativa carenza di misure di protezione di base, come maschere e abiti. Secondo la Federazione panellenica dei professionisti negli ospedali pubblici, oltre 300 operatori sanitari sono ora in quarantena e 61 sono tra i casi confermati.

Inoltre, “Il divieto di movimento è una misura difficile per un periodo di tempo limitato, che deve essere implementato ovunque, o sarà inutile”, osserva il medico Ilias Sioras, riferendosi a grandi aziende e call center che sembrano ignorare le misure, rinunciando così a proteggere i propri dipendenti.
Sono stati stanziati dieci miliardi di euro per mitigare le perdite che aziende e dipendenti stanno già subendo a causa del blocco. I dipendenti licenziati dal 1 ° marzo, i dipendenti delle aziende che hanno perso entrate o hanno chiuso, ed anche i liberi professionisti riceveranno un’indennità una tantum di 800 euro (200 più che in Italia, ndr) e saranno esentati dal pagamento dei contributi assicurativi, ha dichiarato il governo.
Le misure di supporto per le imprese prevedono una clausola che vieta i licenziamenti, dopo che oltre 40.000 dipendenti risultavano già licenziati dall’inizio del mese. Verrà fornito un sostegno finanziario speciale ai dipendenti dell’assistenza sanitaria e della protezione civile.

La Grecia, tra l’altro, ospita centinaia di migliaia di rifugiati, molti dei quali non hanno accesso alle cure mediche. Mentre il coronavirus si diffonde in tutto il mondo, c’è il timore per zone come Moria, che già non era in grado di soddisfare le esigenze di base di salute e sicurezza, ed oggi è impossibilitata ad affrontare la minaccia del COVID-19, poiché 20.000 richiedenti asilo abitano in uno spazio destinato a 3.000 e devono sottostare alle procedure di blocco che li intrappolano in spazi ristretti. “È un disastro – più che un disastro”, ha detto a The New Humanitarian, Salam Aldeen, fondatore della Ong Team Humanity con sede a Lesbo.

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