Che l’attuale presidente degli Stati Uniti ci abbia abituato a uscite molto improbabili (per essere indulgenti) non è una novità. Ma di fronte al palesarsi dell’epidemia di coronavirus anche negli Stati Uniti, sembra decisamente uscito di senno.
Secondo Trump infatti il tasso di mortalità del 3,4% di cui parla l’Organizzazione Mondiale della Sanità per il coronavirus è un “numero falso”. In un’intervista alla televisione amica Foxnews, il presidente Usa basa la sua affermazione su un criterio decisamente a/scientifico: “E’ una mia impressione basata sulle conversazioni che ho avuto con molta gente” ha spiegato osservando come molte delle persone che contrarranno il coronavirus “si riprenderanno rapidamente, senza neanche vedere il medico”.
I vertici dell’Oms al contrario lanciano l’allarme e dichiarano di essere preoccupati per il fatto che “una lunga lista di Paesi non abbiano preso abbastanza sul serio” il coronavirus che ha ucciso 3.300 persone nel mondo “o abbiano deciso che non possono fare nulla”.
Il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus in una conferenza stampa, anche senza fare riferimenti espliciti agli Usa, ha sottolineato questo aspetto: “Siamo preoccupati che in alcuni Paesi il livello di impegno politico e le azioni che dimostrano tale impegno non corrispondano al livello della minaccia che tutti affrontiamo”.
Il network televisivo Cbs sottolinea come le dichiarazioni di Trump abbiano suscitato su twitter le reazioni furiose di molti medici. “Sono un dottore. Non andate a lavorare con il Coronavirus”, ha scritto la dott.ssa Kathie Allen , che si descrive come un medico di famiglia della California nella sua biografia su Twitter. “Non ascoltate lo stupido.”
“È estremamente irresponsabile e pericoloso per Trump affermare che le persone con lievi sintomi del coronavirus possono migliorare semplicemente andando al lavoro”, ha dichiarato il Dr. Eugene Gu su Twitter. “Possono trasmettere il coronavirus ai loro colleghi, alcuni dei quali possono avere condizioni mediche croniche e soffrire di gravi complicazioni”.
Il coronavirus rischia infatti di mettere a dura prova le contraddizioni del sistema sanitario americano. Una preoccupazione che non sfugge affatto all’amministrazione Trump impegnata nella campagna elettorale per il rinnovo della presidenza. Secondo indiscrezioni, la Casa Bianca sta considerando la possibilità di usare un programma nazionale per i disastri naturali per pagare gli ospedali e i medici che curano pazienti che però non hanno l’assicurazione sanitaria, e non sono affatto pochi.
Si calcola infatti che nel 2018 circa 27,5 milioni di americani, cioè l’8,5% della popolazione, non possiede alcuna assicurazione sanitaria, neanche temporanea.
Il Washington Post intanto rivela che sia Microsoft che Lockheed Martin hanno confermato i primi casi di virus tra i loro dipendenti.
Il colosso della tecnologia con sede a Seattle, che aveva già incaricato il suo staff di lavorare da casa fino al 25 marzo, ha dichiarato alla CNBC che due impiegati si sono dimostrati positivi per il virus. Uno è un appaltatore di LinkedIn, una consociata di Microsoft, che lavora da casa e non ha avuto contatti noti con i propri colleghi.
Microsoft impiega oltre 50.000 persone nell’area di Seattle, tra cui molte nella sua sede di Redmond, nello stato di Washington che è uno degli epicentri dell’epidemia di coronavirus negli Stati Uniti.
Ma anche nella Silicon Valley un dipendente della Lockheed Martin si è rivelato positivo per il virus. La società lo ha confermato ieri anche se non ha specificato se avrebbe ordinato ai suoi oltre 4.000 dipendenti nella zona a lavorare da casa.
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