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Amazon deve rispettare i diritti dei lavoratori

In questo periodo di confinamento e di chiusura forzata di tutte le attività commerciali non di prima necessità, mentre le attività produttive proseguono in quei settori in cui il tele-lavoro è per forza di cose inapplicabile, il colosso dell’e-commerce Amazon ha annunciato ieri la sua intenzione di voler “assumere” 100mila addetti al magazzino e alla consegna negli Stati Uniti per far fronte all’aumento degli ordini online.

Oltre a creare nuove posizioni a tempo pieno e part-time, Amazon ha intenzione di aumentare la paga oraria dei magazzinieri da un minimo di 15 dollari a un minimo di 17 dollari, con aumenti simili in altre regioni (2 dollari in Canada, 2 sterline nel Regno Unito, e circa 2 euro all’ora in diversi paesi dell’UE). Tuttavia, tale aumento sarebbe attualmente garantito solo fino alla fine di aprile e non dovrebbe diventare permanente.

Sappiamo anche che molte persone hanno subito un impatto economico, poiché i posti di lavoro in settori come ospitalità, ristorazione e turismo sono andati persi o sono stati sospesi in seguito a questa crisi“, ha scritto Amazon, che si dice disponibile ad impiegarli come interinali solo per la durata di questa situazione aggiungendo: “Vogliamo che queste persone sappiano che le accogliamo nei nostri team fino a quando le cose non torneranno alla normalità e i loro precedenti datori di lavoro potranno riassumerle”. Ma questa è lungi dall’essere una certezza per milioni di lavoratori…

Inoltre, in questa emergenza sanitaria da #coronavirus, molti lavoratori hanno denunciato che le politiche dell’azienda rischiano di esporre loro e i loro cari al rischio di contaminazione. Mentre i dipendenti a tempo pieno della sede centrale di Amazon a Seattle lavorano già da qualche settimana da casa, dopo che un dipendente è risultato positivo al virus, i lavoratori – soprattutto a tempo parziale – nei rami logistici dell’azienda non possono ovviamente rimanere a casa. Le misure preventive per limitare la propagazione dei contagi non vengono garantite, specialmente nei magazzini dove scarseggiano le protezioni sanitarie (mascherine, disinfettanti, ecc.) e si continuano a tenere “riunioni in piedi” in piccolo spazi con numerosi lavoratori a stretto contatto.

Secondo la BBC, i lavoratori delle strutture di Amazon nel Regno Unito fanno gli straordinari obbligatori per cercare di soddisfare l’accresciuta domanda di ordini di questi giorni, con tutte le potenziali conseguenze che ciò potrebbe avere sulla loro salute. Bloomberg News ha riferito che nella giornata di ieri cinque magazzinieri di stabilimenti in Europa sono risultati positivi al Coronavirus, 2 in Italia e 3 in Spagna, dove Amazon si è rifiutata di interrompere le sue attività per svolgere una sanificazione degli impianti.

Amazon ha ipocritamente dichiarato: “La sicurezza e l’incolumità dei nostri dipendenti è la nostra principale preoccupazione e stiamo seguendo le direttive delle autorità sanitarie locali e internazionali, e abbiamo applicato una serie di misure sanitarie preventive nei nostri centri in tutto il mondo”. In realtà, Amazon offre due settimane di paga per malattia ai lavoratori che hanno contratto il Covid-19 o che sono stati messi in quarantena e permette ai dipendenti di prendersi un periodo di ferie non retribuito fino alla fine di marzo senza essere licenziati per questo.

La salute e la sicurezza sui posti di lavoro devono essere garantite a tutte e tutti e non possono essere subordinate al profitto di imprese e multinazionali. Bisogna fermare la produzione e la circolazione di tutte le merci non necessarie, come ha rivendicato più volte Potere al Popolo e dall’USB Unione Sindacale Di Base pag. nazionale in queste settimane.

P.s. Ieri nel sito francese di Amazon a Douai circa 200 dipendenti hanno fatto valere il loro “droit de retrait” che, secondo il Code de Travail, permette ai lavoratori dipendenti di interrompere le attività qualora questi ritengono che determinate situazioni presentino un pericolo grave e imminente per la loro vita o la loro salute, fintantoché il loro datore di lavoro non abbia messo in atto misure preventive adeguate.

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