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L’impatto della pandemia sulla Grecia prostrata dall’austerity

La pandemia di coronavirus si è abbattuta anche sulla Grecia. Ma se sul piano sanitario l’emergenza pare essere contenuta, sul piano economico e sociale le conseguenze rischiano di diventare ancora più pesanti, anche perché l’emergenza si abbatte su un corpo sociale giù duramente provato dall’austerity imposta da Bce, Fmi e Commissione europea.

L’agenzia Fitch ha confermato il rating della Grecia a BB, ma ha abbassato l’outlook da positivo a stabile. La decisione dell’agenzia riflette “l’impatto significativo della crisi del Covid-19 sull’attività economica, sulle finanze pubbliche e sulla bilancia delle partite correnti”.

Fitch stima una contrazione del prodotto interno lordo del Paese dell’8,1% quest’anno, con un rimbalzo del 5,1% nel 2021. Gli analisti confermano che “l’entità del calo del Pil e della successiva ripresa sono altamente incerte”.

Prima dello scoppio della pandemia in Europa, a febbraio la Commissione europea aveva stimato la crescita del prodotto interno lordo di Atene al 2,2% per il 2019, e al 2,4% per il 2020, in rialzo rispetto al 2,3% della precedente rilevazione e comunque ben oltre la media Ue, che per l’anno in corso avrebbe dovuto attestarsi all’1,4%. Una previsione tutta da rivedere.

Secondo le stime dell’Ocse già nel 2019 sette greci su dieci erano a rischio povertà. Il 12,9% era già a inizio anno al di sotto del livello di povertà, mentre il 55,4% era considerato “vulnerabile”. E se tre mesi di salario dovessero improvvisamente svanire, i vulnerabili andrebbero ad alimentare direttamente il primo gruppo.

Si tratta complessivamente del 68,3%, oltre la media Ocse del 50,4%, la situazione più critica nell’Unione europea.

Ci sono poi i fattori di impatto della pandemia sulla struttura economica e sociale. Come destinazione turistica popolare, la Grecia ha ricevuto 27,2 milioni di turisti nel solo 2019, difficile mantenere questi numeri anche per quest’anno.

La popolazione del paese è la seconda più anziana nell’Unione Europea dopo l’Italia; il suo settore sanitario è stato devastato dall’austerità; la sua economia paralizzata dalle misure antipopolari imposte dalla Troika è ancora quasi il 40% inferiore rispetto al 2008, prima dell’ultima crisi finanziaria globale.

I dati forniti dalle stesse autorità dichiarano che nel 2019, dopo i drastici tagli al suo sistema sanitario pubblico a causa dell’austerità, in Grecia c’erano solo 560 letti in terapia intensiva in un paese abitato da 11 milioni di persone. I posti letto in ospedale sono solo 5,2 ogni 100.000 persone, rispetto al 29,2 della Germania.

Eppure, finora la Grecia è riuscita ad evitare il peggio della pandemia globale, con solo 2.245 casi confermati e 116 decessi al 21 aprile, uno dei conteggi più bassi dell’Unione Europea.

Gli altri paesi euromediterranei non si sono rivelati così fortunati. L’Italia è uno dei paesi più colpiti al mondo, con quasi 200.000 casi confermati e oltre 23.000 morti. La Spagna è stata colpita in modo simile, con casi di contagio leggermente più alti rispetto all’Italia ma con un minor numero di morti.

A est, la Turchia, che non ha registrato il suo primo caso COVID-19 fino all’11 marzo, ora ha più di 90.000 contagiati e 2.140 persone morte a causa del virus, anche se i confronti del tasso di mortalità della Turchia del 2020 con i dati degli anni precedenti, suggeriscono che il bilancio delle vittime effettivo potrebbe essere molto più elevato.

Il successo della Grecia, affermano gli analisti, sta nelle scelte immediate adottate dal governo per contenere il virus prima di gran parte del resto d’Europa. Alla fine di febbraio, prima che fosse registrata una sola morte per malattia, erano state cancellate le feste per il Carnevale. Le scuole e le università in tutta la nazione sono state chiuse il 10 marzo, quando c’erano solo 89 casi confermati nel paese. Caffè, ristoranti e luoghi turistici sono stati chiusi tre giorni dopo.

Il governo greco si è mosso rapidamente nonostante il suo sistema sanitario pubblico sia stato devastato dall’austerity, anche, e forse proprio, a causa della consapevolezza che il sistema sanitario non sarebbe stato in grado di farcela.

Quando il governo ha vietato tutti gli spostamenti non essenziali a partire dal 23 marzo, aveva ben presente la situazione in Italia, dove le strutture ospedaliere sono state sopraffatte e le persone con la malattia erano ricoverate anche nei corridoi. I funzionari sapevano bene che sarebbe bastato uno scoppio dell’epidemia molto più piccolo e le stesse scene viste negli ospedali italiani e spagnoli si sarebbero ripetute anche ad Atene.

Il 22 marzo c’erano 624 casi confermati e 15 decessi in Grecia. In confronto, quando il Regno Unito ha annunciato il proprio blocco lo stesso giorno, registrava 6.650 casi confermati e almeno 335 morti. Questi dati non tengono però conto della allucinante emergenza sanitaria – già pre-esistente – nei campi dove sono confinati decine di migliaia di migranti e rifugiati approdati sulle isole e le coste greche.

Anche in Grecia il governo ha iniziato le trasmissioni televisive quotidiane per aggionare sulla situazione. Ogni giorno alle 18.00, le persone smettono di fare qualsiasi cosa per vedere quali sono gli sviluppi della pandemia nel paese.

Ma l’impatto sociale della pandemia di Covid 19 e delle misure restrittive ha provocato le reazioni anche dei lavoratori che ne subiscono le conseguenze.
Il 7 aprile medici e lavoratori di tutta la Grecia hanno risposto all’appello del PAME per proteste negli ospedali e nelle strutture sanitarie. I sindacati hanno richiesto misure di protezione immediate della sanità pubblica sia per la vita dei lavoratori che delle persone.
Ad Atene, di fronte alla protesta nel più grande ospedale della Grecia, l’Evangelismos, la polizia ha cercato di fermare la protesta di dottori, infermiere e sindacalisti, ma i poliziotti sono stati mandati via dalla ferma risposta dei manifestanti.
Il 15 aprile, i sindacati di tutta la Grecia hanno promosso lo sciopero nei supermercati esprimendo sostegno e solidarietà con i lavoratori del commercio nelle loro richieste di misure di salute e sicurezza.
Più di 50 sindacati di tutte le principali città della Grecia hanno partecipato alla Giornata nazionale dell’azione e mentre in altri luoghi di lavoro ci sono state iniziative di sostegno. Molto apprezzata è stata la solidarietà dei sindacati dei medici e degli operatori sanitari, nonché la solidarietà internazionalista arrivata da molti paesi.
Durante l’Action Day si sono svolte proteste di fronte ai supermercati e discussioni con i lavoratori.

 

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