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“Boris Johnson è responsabile della morte di mio padre”

“Mio padre è morto lunedì 27 aprile dopo aver contratto il Covid-19. Si chiamava Terry. Nelle foto è lui nel 1963, quand’aveva 22 anni, e due mesi fa, quando a 78 anni aveva conosciuto il suo primo nipotino. Mi mancherà.

Prima della pensione riparava gli organi delle chiese e insegnava clarinetto e flauto. Era un entusiasta delle lingue; parlava gallese, punjabi, swahili, giapponese e ungherese. Era un nerd di Linux.
Non era solo un “problema di salute pre-esistente”. Non era solo un numero.
Ci sarà chi mi dirà di non “politicizzare” la sua morte, ma che si fottano. Non sono solo triste, sono arrabbiato.

Quando in TV fanno interviste con familiari in lutto, in quasi tutti i casi la gente sottolinea – spesso tra le lacrime – che la questione centrale è il distanziamento sociale. Mi rifiuto. Mio padre non si è preso il virus da runners o da persone sedute in qualche parco. Se l’è preso in ospedale.
Durante la sua malattia gli operatori sanitari sono stati incredibili nelle loro cure, dai paramedici che l’hanno riportato in ospedale dopo esser stato erroneamente dimesso, alle infermiere che l’hanno accudito nel letto di morte. Ma di tutte le persone che ho visto, non ce n’era una con adeguati dispositivi di protezione.

Mio padre non è morto perché qualche lavoratore pubblico ha trasgredito le regole. Mio padre è morto perché il governo non aveva sufficienti scorte di DPI, pronte per una pandemia, e che avrebbero impedito che gli ospedali divenissero vettori della diffusione del virus.
Lo stesso governo che si è rifiutato di decidersi per il lockdown se non quando i cavalli erano già fuori dalle stalle, perché, usando le parole di Boris Johnson, chiudere era “una bizzarra retorica autarchica” che minacciava “il diritto delle popolazioni della Terra a comprare e vendere liberamente le une alle altre”.

Gli effetti del virus sul corpo possono certamente essere al di là del nostro controllo, ma le circostanza che ne hanno permesso la diffusione, quelle no. Io reputo Boris Johnson e la sua cricca di ideologhi del libero mercato senza spina dorsale, come Dominic Raab e Matt Hancock, personalmente responsabili.

Fino a quando avrò vita mi mancherà mio padre e non perdonerò mai coloro che hanno reso possibile che tutto questo avvenisse.”

*Testo originale

Traduzione di Giuliano Granato

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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