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Non temiamo l’annessione e la respingiamo. Risposta a Gideon Levy.

Seguo da molto tempo e generalmente con grande piacere il giornalista israeliano Gideon Levy, uno dei pochi sostenitori dei diritti dei palestinesi. Lo dice e lo scrive pubblicamente senza temere e spesso mi trovo d’accordo con le sue idee, ma nell’ultimo articolo pubblicato sul giornale Haaretz il 10/05/2020 intitolato “LASCIATE CHE ISRAELE ANNETTA LA WEST BANK. È IL MALE MINORE PER I PALESTINESI“, lo confesso, Levy non mi è piaciuto, anzi già il titolo mi ha fatto bollire il sangue.

Perciò, e dopo un momento di incertezza e riflessione, ho deciso di scrivere le mie osservazioni su quell’articolo.

Scrive Levy: “Perché l’Unione europea e altri paesi tremano così tanto da questo evento in avvicinamento? La questione dell’annessione sembra essere una grande catastrofe, ma non dovremmo averne paura e dovremmo accoglierla.

Poi prosegue scrivendo che “L’annessione sembra essere l’unica via d’uscita dall’impasse, l’unico tremore che potrebbe porre fine al miserabile status quo che ci sta di fronte e non può condurci in un posto migliore“.

Quindi aggiunge, considerando l’annessione un dono, perché rivelerà il nascosto nelle violazioni del colonialismo israeliano: “L’annessione è un dono insopportabile per l’occupante da un lato, e una punizione umiliante per coloro che sono sotto occupazione dall’altro, consente i crimini più terribili e vanifica i sogni più onesti. Ma la soluzione alternativa è molto peggio, perché perpetuerà una realtà corrotta che è già stata perpetuata e stabilirà la realtà dell’apartheid – che esiste per rimanere“.

Levy prosegue, e afferma che l’occupazione, al momento non ha “altre intenzioni. Ha creato una realtà irreversibile per 700.000 coloni, compresa Gerusalemme Est, che nessuna forza può sfrattarli, e senza questa evacuazione, i palestinesi vivranno in Bantustan, non uno stato, nemmeno i resti di uno Stato“.

Quindi Levy considera l’annessione il minor male dal suo punto di vista. E ignora, o dimentica che la questione per i palestinesi non è quale sia la cosa peggiore tra l’annessione e l’apartheid, ma la dimensione dei crimini di guerra e contro l’umanità che lo Stato coloniale israeliano e i coloni fuorilegge su territori palestinesi, sostenuti dai loro alleati americani, commettono e possono seguitare a commettere contro il popolo arabo palestinese.

Perché la questione per il popolo e la leadership palestinese sta nel rifiuto del colonialismo e della sua esistenza sulla terra palestinese e araba. Di conseguenza, l’annessione è respinta e non sarà accettata da nessun palestinese, né da qualsiasi persona araba o internazionalista che crede nell’opzione di pace non disgiunta dalla giustizia.

Ancora Levy scrive che i 700.000 coloni sionisti non possono essere evacuati! E su quale base ha assunto questa posizione?

Vorrei ricordargli la storia molto recente, poiché il governo Begin e il governo Sharon hanno smantellato gli insediamenti di Yamit e Gush Katif e i 18 insediamenti di Gaza o le colonie del Sinai egiziano. Questo non lo ricorda Levy e non lo ricorda nessuno di coloro che danno per irreversibile l’abuso delle colonie!

Quindi voglio ricordare che gli insediamenti esistenti nella Valle del Giordano, a Gerusalemme e in Cisgiordania possono essere e saranno smantellati e non ci sarà un colono in terra palestinese.

Coloro che ignorano la situazione nazionale palestinese e che non sono consapevoli delle sue trasformazioni, delle esplosioni del serbatoio di malcontento e rabbia popolare e dei loro drammatici colpi, si sbagliano: la realtà prevalente ora deriva dal desiderio palestinese, che è durato troppo tempo, di dare l’ennesima opportunità all’azione internazionale e alle forze che sostengono l’opzione di una giusta pace e la soluzione a due stati nei confini del 4 giugno 1967.

Ma Levy vede solo la debolezza, e forse anche il governo estremista israeliano e le mandrie di coloni vedono la nostra debolezza. Non è così, piuttosto è saggezza, i palestinesi mordono il freno fino al momento in cui arriva il momento zero: in caso di fallimento dell’Unione Europea, della Federazione Russa, della Cina, del Giappone, dell’India, delle Nazioni Unite e dei fratelli arabi nel bloccare il progetto coloniale americano sionista, la posizione palestinese avrà di fronte un’altra opzione, perché allora nessuno potrà fermare il diluvio e ci saranno cambiamenti nei meccanismi e nei metodi di lotta e nell’intero discorso politico.

Sono stato colpito da ciò che Levy ha indicato sull’imposizione dell’apartheid al popolo palestinese. Come se l’apartheid sionista non esistesse già!

Signor Levy lei è un intellettuale onesto e sa meglio di qualunque altro, che l’apartheid esiste fin dalla nascita dell’idea del progetto coloniale sionista in Palestina, e il suo primo slogan “Una terra senza popolo per un popolo senza terra“, che negava addirittura l’esistenza del nostro popolo, e la conseguente pulizia etnica contro i nativi palestinesi.

Che le succede signor Levy? Come mai ha dimenticato tutto questo? E ancora, facendo affidamento sulla promozione del progetto capitalista occidentale, utilizzando strumentalmente miti e mitologia religiosa e non, il presidente Donald Trump sta commercializzando in questi giorni spingendo i popoli della regione e del mondo nell’inferno delle guerre. Questo non può ignorarlo, signor Levy.

Come lei ben sa, lo stato coloniale di Israele è da tempo entrato nella fase fascista, e ricorda senza vergogna per il passato gli assassini nazisti tedeschi, i fascisti italiani e altri assassini e criminali moderni. Ma il suo destino non sarà diverso da quelli che l’hanno preceduto scegliendo il percorso del fascismo e del terrorismo di Stato. Non ha futuro.

Le assicuro, Levy, che non temiamo il colonialismo sionista israeliano, né le sue procedure, le sue decisioni e le sue leggi, né temiamo l’annessione, MA LA RESPINGIAMO NELLA FORMA E NEL CONTENUTO. L’annessione non è una passeggiata senza ostacoli e non passerà.

I governanti di Israele, e Lei lo sa benissimo, potranno seguitare a commettere crimini, massacri e genocidi, ma non avranno pace né sicurezza finché non l’avranno i palestinesi. Ci privano dei nostri diritti, ma non potranno toglierci il sogno di vivere liberi e il diritto lottare per poter realizzare il nostro sogno e il nostro diritto di vivere liberi sulla nostra terra.

Non importa quanto tempo ci vorrà, e ciò che lei vede oggi come nostra debolezza, consigliandoci paternalisticamente di accogliere l’illegittimo e illegale progetto di annessione, lo vedrà trasformarsi in potenza di lotta e di resistenza, contro il colonialismo sionista israeliano che lei, pur dichiarandosi amico del nostro popolo sta sostenendo.

Lei vedrà che se ci togliete ogni possibilità di ottenere i nostri diritti, quella che ora vede come la nostra debolezza saprà trasformarsi in altro, fino al raggiungimento della vittoria.

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2 Commenti


  • Ettore Cauli

    Gideon Levy ha torto. Israele si sta muovendo seguendo un motto semplice “tutto a me e niente a te”, cioè tutto agli israeliani e niente ai palestinesi. Dobbiamo respingere questo progetto che se portato a termine, darebbe forza ad altre nazioni che già oggi reprimono e opprimono popoli che da millenni vivono nella loro terra, come i palestinesi, ma che non hanno una autorità internazionale capace di difenderli. Nessun uomo, nessuna donna, capo di partito o di governo ha il diritto di determinare l’estinzione di un popolo, neanche i figli o i nipoti di coloro che vennero gasati, bruciati e sterminati nei lager nazisti e fascisti. Se il popolo ebraico e non quello israeliano, ha dei conti in sospeso è con l’Italia e La Germania e non con il popolo palestinese. Il popolo palestinese è a casa sua, chiedetegli scusa e forse al mondo ci sarà posto per tutti.


  • IVANO

    e’ la prima volta che Gideon Levy MI DELUDE

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