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Trump carica a testa bassa contro Twitter. Zuckemberg si sfila pensando al business

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha firmato un ordine esecutivo che potrebbe aprire le porte ai funzionari federali per punire Twitter, Facebook e Google per il modo in cui sorvegliano i contenuti online.

Secondo quanto riferisce il “Washington Post” l’ordine di Trump potrebbe potenzialmente annullare le protezioni legali note come Sezione 230, che impediscono ai giganti del Big Data di essere ritenuti responsabili per i contenuti che consentono online e per le loro decisioni di moderazione.

La direttiva presidenziale potrebbe aprire la porta alla Commissione Federale per le Comunicazioni per ripensare il campo di applicazione della legge. Un cambiamento potrebbe avere drammatiche implicazioni in termini di libertà di parola e con conseguenze ad ampio raggio per un’ampia fascia di aziende che dipendono dal fare affari su Internet.

La tempesta è iniziata martedì 26 maggio, quando Twitter – la preferita tra le piattaforme usate da Trump – ha posto un “disclaimer” a corredo di un messaggio di Trump contro il voto per corrispondenza, rimandando ad articoli sul tema pubblicati da testate come la “Cnn” e il “Washington Post” e bollando quelle del presidente statunitense come “affermazioni senza fondamento”.

Lo scontro si è replicato venerdi quando Twitter è intervenuta nuovamente su un tweet di Trump relativo agli scontri di Minneapolis – in cui il presidente invita a sparare contro i saccheggiatori – contestandone il contenuto per violazione della policy. “Questo tweet viola le regole di Twitter sull’esaltazione della violenza” ha scritto la piattaforma.

La Casa Bianca ha replicato immediatamente proprio con un tweet affermando che Twitter “ha deciso di permettere a terroristi, dittatori e propagandisti stranieri di abusare della sua piattaforma”. allegando un messaggio pubblicato dall’ayatollah Ali Khamenei, in cui la Guida suprema iraniana inneggia alla jihad per liberare la Palestina.

Nei giorni scorsi la portavoce della Casa Bianca, Kayleigh McEnany, aveva difeso l’attività di Trump sui social network. I giornalisti hanno chiesto conto a McEnany delle esternazioni del presidente sui social network, e un corrispondente dell’emittente “Cnn” ha sostanzialmente accusato Trump di essere un mentitore seriale. “Sta dicendo che [Trump] non ha mai mentito al pubblico prima?” un giornalista ha chiesto a McEnany. “Il suo intento è sempre quello di fornire informazioni veritiere al popolo americano”, ha replicato l’addetto stampa. La McEnany ha replicato a testa bassa dicendo che “nessuno dovrebbe essere sottoposto a verifica fattuale più dei media mainstream”.

E mentre la Casa Bianca e Twitter fanno a sportellate, l’amministratore delegato di Facebook, Mark Zuckerberg,  ha preso le distanze da Twitter – sua piattaforma rivale –  nel momento in cui presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sembra pronto ad andare allo scontro con i social network, accusati di discriminare i contenuti pubblicati dai conservatori. Zuckemberg ha criticato la piattaforma rivale per aver bollato come falsi i contenuti di tweet del presidente Usa. “Credo fortemente che Facebook non debba essere l’arbitro della verità di tutto ciò che la gente dice online”, ha detto Zuckerberg nel corso di un’intervista all’emittente “Cnbc”.

Facebook esonera i messaggi e gli annunci dai politici dal suo programma di verifica dei fatti, ed ha rifiutato di limitare il targeting di annunci politici come fanno altre piattaforme ma è stato fortemente criticato dai democratici per questo approccio.

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